Trecentomila lavoratori sono in sciopero in questi giorni negli Stati Uniti.
In primis, continuano i picchetti dei metalmeccanici delle tre grandi imprese auto, degli attori e delle lavoratrici dei grandi hotel californiani.
Allo sciopero articolato e progressivo indetto da United Auto Workers (UAW), dei lavoratori degli stabilimenti statunitensi di Ford, General Motors e Stellantis, si sono aggiunti il 29 settembre i 7.500 lavoratori dello stabilimento Ford che produce SUV a Chicago e la fabbrica GM di crossover a Lansing nel Michigan. Questa tornata d’incremento delle sedi aziendali coinvolte nel blocco del lavoro, con una tattica che tende a mettere le aziende una contro l’altra, ha esentato Stellantis, a causa di alcuni avanzamenti nella trattativa e porta a 25.200 gli operai in sciopero dei 146.000 interessati dalla vertenza.
Le tre aziende dell’auto hanno nel frattempo temporaneamente licenziato quasi 4.000 lavoratori non chiamati allo sciopero, ma che si trovano a valle delle strutture in sciopero e 3.000 sarebbero i licenziamenti momentanei nel settore dei piccoli fornitori di pezzi di ricambio. UAW sta producendo volantini per spiegare alla clientela, con una forma di “educazione allo sciopero”, che la responsabilità dei ritardi nella riparazione delle loro auto è delle imprese che non intendono distribuire la ricchezza.
La Chicago Federation of Labour, una sorta di Camera del Lavoro cittadina, ha dichiarato che “la lotta della UAW è radicata nella stessa lotta in cui sono impegnati i lavoratori di tutto il Paese per un futuro migliore, chiarendo che non c’è posto per l’avidità aziendale nelle loro comunità”. Il sostegno dei cittadini allo sciopero auto risulta ampio proprio perché contrasta tale esecrata “avidità delle corporation” (nel caso specifico, i 251 miliardi di dollari di profitti cumulativi delle Tre Grandi dell’auto realizzati nell’ultimo decennio). Ed è anche ampio l’appoggio di altri sindacati: il fondo pensionistico del sindacato degli insegnanti ha inviato una diffida a GM, Ford e Stellantis, minacciando di vendere le azioni delle tre aziende auto che detiene nel suo portafoglio se queste non arriveranno al più presto a un accordo con UAW che tenga conto delle richieste dei lavoratori.
Gli attori sono in agitazione dal 15 luglio e la trattativa è ripresa, dopo 80 giorni di stallo, sulla scia dell’accordo degli sceneggiatori, con cui sono molte le rivendicazioni comuni.
Le 32.000 lavoratrici degli hotel di Los Angeles e dintorni hanno sulle spalle già più di 3 mesi di sciopero, finora infruttuoso salvo un contratto d’hotel ad inizio vertenza ed uno, il Biltmore Hotel, di pochi giorni fa. Hanno già effettuato di fronte ai grandi e cari alberghi più di 100 scioperi con picchetto, alcuni dei quali funestati da aggressioni di funzionari della proprietà o di clienti.
Gli 11.000 sceneggiatori cinematografici e televisivi iscritti al Sindacato Writers Guild of America hanno invece ricevuto per posta elettronica la scheda di valutazione dell’intesa stipulata il 24 settembre scorso. Scheda da restituire votata entro il 9 ottobre. Un contratto procurato con picchetti sotto il sole che si sono svolti anche a 40 gradi. La scommessa dei magnati delle grandi industrie dell’intrattenimento (il capo della Warner Bros Discovery si è vantato di aver risparmiato 300 milioni di dollari non pagando gli scrittori in sciopero, costringendoli – aggiungiamo – a rivolgersi ad istituzioni caritatevoli per mangiare e pagare l’affitto) ha ottenuto il risultato di far perdere all’economia californiana circa 5 miliardi di dollari e altri 1,6 a quella newyorkese. Anzi, ha rafforzato una nuova solidarietà, con la presenza ai picchetti di lavoratori di altre aziende o categorie non coinvolte in quel momento nel rinnovo dei propri contratti. Ciò soprattutto a Los Angeles, città che presenta un notevole sostegno intersindacale, delle comunità e delle congregazioni religiose.
Uno dei problemi più urgenti che avevano spinto gli scrittori allo sciopero è stata la decimazione dei loro guadagni attraverso l’introduzione dello streaming, che ha praticamente distrutto il sistema residuo, ad esempio i compensi che ricevono gli scrittori quando ricompaiono in televisione programmi o episodi da loro scritti. Pare che l’accordo preveda il pagamento solo delle serie future e solo se esse raggiungono un numero (abbastanza elevato) di spettatori entro un periodo (abbastanza limitato) di tempo dalla prima trasmissione.
Sull’intelligenza artificiale generativa (IA), nodo fondamentale del contendere, la quale potrebbe, senza l’apposizione di limiti, cancellare via via gran parte del lavoro umano con la replica delle sembianze degli attori e il riutilizzo del lavoro degli sceneggiatori e dello stile dei registi, si tratterà di verificare quanto e come l’accordo conserverà il diritto di Hollywood di sviluppare modelli di IA basati sul lavoro precedente dei professionisti del settore cinematografico, con che modalità e a quanti sarà confermata la loro attività. Le nuove disposizioni consentirebbero sia agli autori che alle aziende di utilizzarla come strumento di supporto entro i confini negoziati. Se l’azienda fornirà ad uno scrittore materiale scritto prodotto da IA, da utilizzare come base per scrivere una sceneggiatura, questi dovrà essere informato che è stato prodotto da IA. Gli scrittori potranno utilizzare l’IA come strumento ma con il consenso dell’azienda.
Sarà dunque interessante vedere la valutazione e il relativo voto dei diretti interessati in merito a un accordo da cui dipende in gran parte il loro futuro lavorativo. Per il momento, una parte della base sindacale ha lamentato l’esclusione dall’evolversi della trattativa, in buona parte svoltasi a porte assai chiuse, e la quantità retributiva complessiva raggiunta, e raggiungibile coi criteri che saranno previsti, se la si rapporta agli immensi introiti delle imprese di intrattenimento e dei loro dirigenti.
E’ iniziato infine il 4 ottobre in 5 Stati il più grande sciopero del settore sanitario della storia degli Stati Uniti. Quello di 75.000 infermieri/e e tecnici di Kaiser Permanente. Di questi 60.000 lavorano in California, dove è la maggiore impresa per dipendenti e gestisce la metà delle assicurazioni sanitarie private. Le trattative riguardano soprattutto l’aumento delle retribuzioni, tipiche, anche qui, di un settore a bassi salari e costo della vita altissimo nelle grandi città, e la carenza di personale. Lo sciopero dura 3 giorni, ma un’altra eventuale tornata è già prevista per novembre. Kaiser Permanente è la più grande impresa sanitaria degli USA coi suoi 39 ospedali, 622 ambulatori e 43 cliniche che seguono, coi propri piani sanitari, 13 milioni di assistiti, ed è atipica perché senza scopo di lucro. Caratteristica invero funestata da episodi di scarsa coerenza con la sua missione, che perpetua dalla sua nascita, 75 anni fa, quando operava solo a favore dei lavoratori.
Fonti principali:
S.Whitten, Hollywood writers strike to end on wednesday as WGA / AMPTP finalize labor contract, CNBC, 26.9
A.Coghill,This Is The Largest Health Care Strike in US History, Mother Jones, 4.10
K:Sharp, What have we learned from the Hollywood writers’ strike?, The Guardian, 4.10