15 settembre a Kanyakumari – 23 settembre a Sankarankovil – 2 ottobre a Madurai
Il Bhikkhu Masao Ishitani ha fatto un voto per Il Pellegrinaggio per la Pace nel Sud dell’India, partendo da Kanyakumari il 15 settembre e culminando a Madurai il 2 ottobre, 154° anniversario della nascita di Mahatma Gandhi. Il Bhikkhu Ishitami mi ha esteso un invito per unirmi al pellegrinaggio, così sono volato dall ́Europa e sono arrivato a Kanyakumari alla vigilia della partenza. Quando sono giunto al Sant Asharam di Swami Ramananda, punto di partenza del pellegrinaggio, ho visto il Bhikkhu Ishitani, la Bhikkhuni Chigusa Kimura, la Bhikkhuni Leelavathi insieme al Bhikkhu Bhuwan da Rajgir e al Bhikkhu Kanshin Ikeda, venuto dal pellegrinaggio che stava intraprendendo sulle montagne del Caucaso. Questi monaci e monache ordinati insieme ai partecipanti laici si sono avvicinati al tempio dell’Áshram battendo il tamburo taiko.
Tra i membri di questo gruppo di pellegrinaggio, c’erano individui con un’ampia gamma di background. Ad esempio, il signor Kumar, figlio del defunto signor Tanaraji, un preside cristiano di una scuola superiore locale, che aveva scritto una lettera 45 anni fa al più venerabile Nichidatsu Fujii chiedendo la costruzione di una pagoda della pace nella terra sacra di Kanyakumari. C’erano anche coloro che avevano stabilito connessioni con il Bhikkhu Ishitani fin dal suo ingresso in Tamil Nadu 40 anni fa. D’altra parte, c’erano partecipanti che non avevano alcuna connessione precedente con Nipponzan Myohoji. Per loro era la prima volta che recitavano il nostro Odaimoku: ‘Na Mu Myo Ho Ren Ge Kyo’ e non avevano mai tenuto in mano un tamburo taiko da preghiera. Era una miscela particolare di persone, ognuna con le proprie esperienze e aspettative.
Nella prima mattina, un forte temporale faceva sembrare improbabile eseguire la venerazione dell’alba al sorgere del sole. Tuttavia, quando avevamo terminato il servizio del mattino e fatto i bagagli, la pioggia si era trasformata in una leggera pioggerella. Quando abbiamo raggiunto il Capo di Kanyakumari, persino le spesse nuvole che coprivano l’intero cielo si stavano sollevando lentamente. Questo ha permesso di celebrare il sorgere del sole sulla punta del capo, dove si incontrano il Golfo del Bengala, il Mar Arabico, e l’Oceano Indiano. Guardando indietro ora, sembra un segno propizio dell’inizio di questo pellegrinaggio.
Abbiamo visitato il Gendai Houtou (una stupa a pali di legno incisa con l’Odaimoku‘Na Mu Myo Ho Ren Ge Kyo’ in quattro direzioni) che era stato costruito nell’entroterra di Kanyakumari. Dopo aver reso omaggio con fiori e incenso in questa terra sacra, ci siamo diretti verso il primo luogo di soggiorno a Nagarkovil, a nord-ovest. Mi chiedevo allora come questa visita alla stupa nel mezzo di quel vasto terreno semideserte fosse stata percepita agli occhi dei membri che non avevano alcuna connessione precedente con Nipponzan Myohoji o la pratica di recitare l’Odaimoku.
Mentre osservavo, alcuni dei partecipanti sembravano più interessati a fare il bagno per lavarsi e visitare i templi locali induisti quando si presentava l’opportunità durante le pause, piuttosto che imparare la pronuncia di queste sette sillabe del ‘Na Mu Myo Ho Ren Ge Kyo’, che stavamo recitando mentre camminavamo. Alcuni trovavano difficile suonare il tamburo taiko con la giusta cadenza e pronunciare quelle sette sillabe correttamente, quindi gli ho mostrato e insegnato ripetutamente. Ogni volta che una voce inopportuna o un ritmo disturbante nella battitura del tamburo si faceva sentire alla retroguardia del corteo, andavo indietro da chi ne era responsabile e gli ripetevo: “Sincronizzatevi!”, arrivando talvolta a dire: ”Imparatelo ora!”. La mia insistenza perpetua potrebbe averli frustrati. A un certo punto, uno di loro ha risposto: “Va beh. Rispettiamo le vostre preghiere giapponesi e questo tamburo buddista, ma siamo venuti qui per camminare, per pathayathirai (un termine sanscrito che significa pellegrinaggio, comunemente usato dalle persone tamil, “patha” significa piede, “yathirai” significa viaggio). Per favore, cerca di capirlo.“ Ho semplicemente risposto: “È più piacevole e appagante sincronizzarsi e armonizzarsi.” Da quel momento in poi, mi sono concentrato sulla mia recitazione, a meno che non si creasse una cadenza completamente diversa nella battitura del tamburo.
Nei primi giorni dopo la nostra partenza, abbiamo camminato attraverso un terreno simile a una foresta pluviale tropicale vicino allo Stato del Kerala, a volte affrontando forti piogge. Tuttavia quando siamo entrati nell’entroterra del Tamil Nadu, abbiamo sperimentato giorni di sole implacabile, con temperature che superavano i 30 gradi Celsius, persino prima delle 8 del mattino. Abbiamo pregato all’alba, camminato per un’ora o due, già inzuppati di sudore. In quei giorni, ho continuato a bere più acqua di quanto potesse entrare nella mia borsa a tracolla. Sarebbe stato un pellegrinaggio molto più faticoso se il veicolo di supporto non ci avesse accompagnato. Vorrei cogliere questa opportunità per esprimere la mia gratitudine a tutti coloro che sono stati coinvolti nella pianificazione di questo pellegrinaggio, nonché a coloro che hanno fornito supporto logistico dietro le quinte, tra cui la Bhikkhuni Leelavathi e il signor Nanda Rao, direttore del Memorial Museum di Gandhi di Madurai, nonché i membri di Sarvodaya locali e i sostenitori del posto.
Nel nono giorno del pellegrinaggio siamo arrivati a Sankarankovil come previsto. Sostenitori locali si sono uniti al nostro corteo e quando abbiamo raggiunto l’ingresso del Tempio Nipponzan Myohoji, una fila di persone si è formata per darci il benvenuto. Il corteo è cresciuto, arrivando a oltre 100 persone. Nonostante il sole implacabile, siamo rimasti ad ammirare la Pagoda della Pace di pura bianchezza alta 40 metri che si ergeva verso il cielo profondamente azzurro del Sud dell’India con alberi, fiori colorati, passerotti e pavoni.
Dopo aver recitato le nostre preghiere presso la Pagoda della Pace, è stata celebrata una solenne cerimonia per la posa della prima pietra del Museo commemorativo della pace di Fujii Guruji – Mahatma Gandhi, seguita dalla scoperta della statua di Gandhi. Nel suo sermone, sotto la luce solare che filtrava attraverso gli spazi tra le foglie che costituivano il tetto del luogo cerimoniale, il Bhikkhu Ishitani ha parlato dell’incontro tra questi due grande figure storiche e del legame che hanno coltivato. Mi è sembrato che la santità dell’Odaimoku e il potere di ogni battito del tamburo abbiano gradualmente permeato i cuori dei membri del nostro pellegrinaggio.
Mentre entravamo nella seconda metà del nostro viaggio, il numero di partecipanti che si erano uniti a metà strada è aumentato e il nostro gruppo di pellegrinaggio è raddoppiato. Sono stati i pellegrini che avevano camminato per la prima metà del viaggio dall’inizio a prendere l’iniziativa di insegnare ai nuovi arrivati come suonare il tamburo taiko e pronunciare quelli sette sillabe sacre, in modo da poterci armonizzare. Di tanto in tanto cercavano conferme da me e ogni volta facevo piccole correzioni, dicendo: “La corretta articolazione della preghiera è ‘Na Mu Myo Ho Ren Ge Kyo’. Pronuncia come ‘Ghe’ invece di ‘Ke’ (la pronuncia tamil di ‘G’ suona come ‘K’). Io rispondevo con “Sabash” (in tamil significa “ben fatto”). Ad essere onesti, ho trovato tutto piuttosto curioso.
Molti dei pellegrini tamil in questo viaggio erano induisti. Sebbene si siano uniti a noi nel rendere omaggio alla Pagoda della Pace di Sankarankovil e abbiano recitato l’Odaimoku con noi durante il pellegrinaggio, ciò non implica necessariamente che aderiscano al Buddismo. Cercavano templi induisti nelle vicinanze e trascorrevano tutto il tempo libero lì, se l’occasione lo permetteva, e ciò è continuato per tutta la durata del pellegrinaggio. Erano semplicemente devoti induisti che rendevano omaggio con rispetto al Bhikkhu Ishitani, al Bhikkhu Bhuwan, al Bhikkhu Ikeda, e alla Bhikkhuni Kimura, seguendoli a piedi.
In tamil puro, non influenzato dal sanscrito, il termine “pellegrinaggio per la pace” può essere tradotto come “amaithi vazhi nadai payanam”, dove “amaithi” significa pace, “vazhi” significa percorso, “nadai” significa piede e “payanam” significa viaggio. Mi è stato detto che la parola “nadai” è più comunemente usata come verbo che come sostantivo. Questi pellegrini tamil laici, in effetti sono “venuti a camminare” dietro gli individui ordinati, non necessariamente per seguire il Buddha o la Dharma, ma per seguire questi Bhikkhu, cioè per seguire il percorso che hanno raggiunto attraverso la Sangha monastica.
Abbiamo proseguito nel nostro pellegrinaggio, rapiti dal potere mistico evocato dal ritmo del tamburo taiko. Quando, alla sera, abbiamo raggiunto la foresta di Aralvaimozhi, mentre gli alberi su entrambi i lati della strada coprivano il cielo con i rami e le foglie, un grande stormo di pipistrelli svolazzava e cinguettava sopra di noi, dandomi l’impressione che fossero sincronizzati con il ritmo del tamburo. Quando abbiamo raggiunto una parte più aperta della strada con una vista chiara del cielo, sono stati sostituiti da un branco di uccelli neri che volavano sopra di noi. Sembrava che pipistrelli e uccelli si alternassero a cantare e danzare sopra le nostre teste in risposta al suono del tamburo.
La pioggia iniziata poco prima che entrassimo a Vannikonendal si è gradualmente intensificata e prima di raggiungere la nostra destinazione per il giorno, si è trasformata in un temporale accompagnato da molti fulmini. Il tuono che potevamo sentire alle nostre spalle si stava avvicinando, quasi fosse guidato dal ritmo del tamburo. Un lampo ha illuminato il cielo davanti a noi e quando il tuono ha iniziato a rimbombare, ci siamo fermati e abbiamo cercato riparo sotto il tetto di una capanna sulla strada. Abbiamo riposto il tamburo nella nostra borsa a tracolla, piegato il Gendaiki, ovvero il banner dell’Odaimoku e riso perché eravamo fradici. Mentre eravamo seduti lì, scintille di luce simili a piccoli fuochi d’artificio scaturivano dal palo d’acciaio di un cartello stradale di fronte a noi. Poi è arrivato un fragore assordante. Anche se non c’era un ritmo nel tuono, sembrava stranamente che stesse imitando il ritmo del tamburo che aveva suonato solo pochi istanti prima.
La mattina in cui siamo partiti da Rajapalayam, l’alba ha mostrato una fila di nuvole lunghe e sottili parallela all’orizzonte. Mentre avanzavamo camminando, una serie di linee ancora più sottili sembrava costituita da rami piangenti. Hanno iniziato a torcersi e girarsi, simili alla calligrafia sanscrita inscritta nel cielo. Affascinato da questo fenomeno, ho continuato a suonare il tamburo. Mentre procedevamo ancora di più, il gruppo di nuvole rotonde nel cielo sopra di noi ha iniziato a chiudersi, creando uno schema che sembrava una sorta di scrittura tamil. A ogni colpo del tamburo, più nuvole pendevano giù dalla linea parallela sopra l’orizzonte e le nuvole sovrastanti continuavano a girare, come se si salutassero al ritmo del tamburo.
Nell’ultimo giorno del nostro pellegrinaggio abbiamo attraversato la città di Madurai. Anche i gandhiani e gli attivisti per la pace si sono uniti a noi portando un ritratto incorniciato di Mahatma Gandhi e la bandiera nazionale indiana. Il corteo si è diretto al Memorial Museum di Gandhi per la grande conclusione, con una visita alla tomba di Gandhi e una splendida cerimonia di commemorazione del 154° anniversario della sua nascita. Dopo aver partecipato a una serie di cerimonie, ci siamo diretti al Tempio Nipponzan Myohoji di Madurai, completando questo pellegrinaggio della pace davanti all’altare. In quell’occasione speciale, abbiamo ricevuto le commosse parole di gratitudine dal Bhikkhu Ishitani: “Come buddista giapponese, devo sinceramente ripagare l’India per la grazia del buddhismo che ci è stata donata. Sono grato a voi tutti camminatori per la pace per l’opportunità di offrire le nostre preghiere insieme attraverso il cielo e la terra dell’India durante questo pellegrinaggio. Grazie mille”.
Il Bhikkhu Ishitani, affettuosamente e rispettosamente chiamato “Periya samy” (significa “il grande santo” in tamil) dai locali, ha guidato questo pellegrinaggio di circa 350 km all’età di 82 anni, indossando le sue famose infradito. La Bhikkhuni Kimura, che è chiamata “Sinna samy” (ignifica “la piccola santa”), fungeva da collegamento tra il gruppo del pellegrinaggio e il mondo esterno, compreso il lavoro di interpretazione del discorso del dharma del Periya samy in tamil, durante l’intero pellegrinaggio. Le sono sinceramente grato.
Infine, mentre attraversavamo Nanguneri, la pioggia tropicale si è fermata ed è apparso un arcobaleno. Durante una pausa, abbiamo scattato una foto con l’arcobaleno sullo sfondo. Anche se l’arcobaleno in sé non appare nella foto, il gioco di luce da dietro ha chiaramente delineato le figure nell’immagine. Credo che il suono del tamburo taiko rivelerà vividamente il contorno dei ricordi di questo pellegrinaggio per la pace, proprio come la luce dell’arcobaleno si riflette nella foto.
Con i palmi giunti in pace,
Mitsutake Ikeda