Riceviamo e pubblichiamo dal giornalista italo-palestinese Milad Jubran Basir:
Dalla mattina del 7 ottobre scorso, passo molto tempo scambiando messaggi con tante persone che vivono in Palestina e sto raccogliendo tante testimonianze su quello che giorno per giorno accade alla popolazione palestinese di Gaza e di Cisgiordania.
Domenica 29 Ottobre mi sono arrivate parole difficili da ascoltare, per la tragedia che contengono, da Ramallah da un collega e amico giornalista palestinese e da un professore universitario , da Gaza da una giornalista e da un giovane medico , che l’interruzione di internet nella Striscia aveva reso silenti per qualche tempo.
Il giornalista di Ramallah mi scrive: “L’esercito israeliano ha dichiarato l’applicazione delle leggi di emergenza e si sta rapportando con gli abitanti della Cisgiordania applicando le leggi marziali.
Ha bloccato tutte le vie di comunicazione tra le città in Cisgiordania tramite chek point all’ingresso e all’uscita dei centri abitati , e intensificando la sua presenza in tutto il territorio.
L’esercito tiene un comportamento mirato ad umiliare i cittadini palestinesi attraverso perquisizioni corporali, ritiro e controllo accurato dei cellulari e qualora trovano una foto sulla guerra, picchiano e torturano il malcapitato” .
In Cisgiordania, dall’inizio della guerra, sono stae arrestate 1590 persone in tutte le città palestinesi, durante l’arresto l’esercito danneggia e distrugge la proprietà del cittadino che viene tradotto in carcere oltre ad aggredire l’intera sua famiglia .
Il Ministero della Sanità Palestinese, fino alla data odierna, ha registrato 8005 persone uccise a Gaza e 115 in Cisgiordania, di cui il 70% sono bambini.
Sono state distrutte 177.781 unità immobiliari.
Un’ulteriore vittima della guerra su Gaza è costituita dall’informazione : sono stati presi di mira i giornalisti , 24 di loro sono stati uccisi.
Il giornalista di Ramallah continua: “Il governo israeliano ha armato tutti i coloni in Cisgiordania, per cui tutti i villaggi palestinesi subiscono tutti i giorni attacchi e aggressioni da parte di questi coloni , sparano di continuo , attaccano le abitazioni e i contadini che raccolgono le olive, il 28 Ottobre hanno attaccato dei cittadini vicino a Ramallah, aggredito anziani vicino a Nablus, e sempre a Nablus hanno ucciso Belal Saleh, 40 anni, trovato nei campi vicino ai suoi ulivi .
I coloni sono armati con fucili d’assalto e hanno il permesso dell’esercito per mettere i check point su tutte le strade in Cisgiordania”.
Alla fine della sua testimonianza, questo giornalista si rivolge a tutti i giornalisti del mondo: “faccio un appello al mondo libero e ai giornalisti, affinchè si accertino delle informazioni che vanno a pubblicare.
Noi qui siamo subendo i peggiori atti di persecuzione da parte dei soldati e dei coloni, per cui chiediamo la vostra solidarietà e vi chiediamo di raccontare la verità cosi come è realmente. ”
L’amico professore universitario di Ramallah sviluppa questa riflessione, denunciando una situazione incandescente in Cisgiordania :” i servizi di sicurezza israeliana hanno intimidito le varie emittenti internazionali per farle smettere di raccontare che gli israeliani in grande numero stanno fuggendo da Israele, per farle smettere di contare i feriti e i morti. Per loro le emittenti internazionali dovrebbero trasmettere solamente i dati che vengono forniti da Israele”.
La collega e amica giornalista di Gaza racconta : “la situazione è disastrosa e i bombardamenti sulla Striscia di Gaza sono arrivati al 23 esimo giorno , bombardamenti da terra, dal mare e dal cielo.
Tutti gli obiettivi colpiti sono obiettivi civili e la maggioranza dei morti sono bambini e donne.
Hanno raso al suolo interi quartieri , senza nessun preavviso agli abitanti.
Non abbiamo acqua potabile, stiamo usando l’acqua del mare per le nostre esigenze, ci hanno anche tolto internet per lunghe due giornate. Non abbiamo cibo da mangiare nè medicine e gli aiuti che arrivano rappresentano l’1% dei nostri bisogni “.
Chiude questo insieme di voci un giovane medico di Gaza, che racconta la difficoltà degli ospedali, dove gli operatori sanitari fanno gli interventi chirurgici senza anestesia, mancano i medicinali salvavita, non c’è più nulla per curare i feriti. “La popolazione ha perso la casa, vive in scuole, nelle chiese e nelle cantine. Città intere sono demolite , non esiste più il paese che conoscevamo, non ci sono più riferimenti, siamo spaesati e non sappiamo cosa sarà di noi”.
Raccolgo le parole di questo medico, anche noi in Europa siamo spaesati, quello che sta succedendo a Gaza, e che anche è successo e succede ancora in Ucraina, sta cambiando qualcosa anche dentro di noi.
E’ necessario riprendere il cammino verso i diritti umani, che non sono concetti astratti, ma basi concrete per “restare umani”.