I casi di violenza di genere sono quotidiani nel nostro Paese, dove siamo costretti purtroppo a registrare un femminicidio ogni tre giorni. Di fronte a tale drammatica situazione c’è ancora però chi è destinata a restare sola: non tutte le donne che si rivolgono ai Servizi Antiviolenza troveranno infatti accoglienza e saranno benaccette. Vi sono alcune donne che continuano ad escluse dalle Case rifugio.
Scrive a tal proposito l’ISTAT in “Sistema di protezione per le donne vittime di violenza – anni 2021-2022” (7 agosto 2023): “Il 94,1% delle Case rifugio (317 in valori assoluti) si è dotata di criteri di esclusione dall’accoglienza delle ospiti. L’81,9% delle Case rifugio (276 in valori assoluti) non accoglie donne che fanno abuso di sostanze e con dipendenze; l’80,7% (272 Case rifugio) non accoglie donne con disagio psichiatrico; il 71,2% (240) donne senza fissa dimora; il 37,1% (125) donne vittime di tratta e prostituzione; il 20,8% (70) quelle prive di uno specifico status giuridico; il 19,9% (67) donne agli ultimi mesi di gravidanza; il 10,1% (34) donne respinte sulla base di altri criteri di esclusione. Ulteriori criteri di esclusione dall’accoglienza sono applicati dal 61,4% delle Case rifugio (207 in valori assoluti) in relazione ai figli e figlie delle ospiti. Il 42,4% delle Case rifugio (143) pongono limiti all’età nell’accoglienza dei figli/figlie delle ospiti, il 48,4% (163) pongono limiti di genere, il 7,7% (26) ulteriori criteri di esclusione”.
Ciò che registra l’Istat non può essere considerato affatto come la conseguenza di una prassi inevitabile, accettabile, senza soluzione ed essere archiviato come la rilevazione statistica di turno. Stiamo parlando di donne in particolari condizioni di fragilità escluse dalle Case rifugio e forse ignorate anche da diversi Centri antiviolenza (CAV). Un’esclusione che non può essere liquidata evocando l’inconsapevolezza della gravità della pratica, né con la giustificazione che i Servizi Antiviolenza dispongono di risorse limitate e di personale non specificamente formato ad affrontare la complessità che alcuni casi possono presentare, né tantomeno con l’argomentazione, talvolta proposta, che si tratti di casi residuali, giacché le donne che rientrano nei criteri di esclusione indicati dalle Case rifugio non sono affatto in un numero trascurabile, ed in ogni caso non può considerarsi trascurabile nessun numero superiore allo zero.
Per questo è partita la Campagna di sensibilizzazione, denominata “Non c’è posto per te!”, finalizzata a far sì che nessuna donna vittima di violenza sia più esclusa dai Servizi Antiviolenza. La Campagna è promossa da Informare un’h- Centro Gabriele e Lorenzo Giuntinelli in collaborazione con alcune professioniste e si avvale dei patrocini della UILDM Nazionale (Unione Italiana Lotta alla Distrofia Muscolare), del CERPA Italia (Centro Europeo di Ricerca e Promozione dell’Accessibilità) e dell’Associazione Femminile Maschile Plurale (FMP) di Ravenna.
La Campagna avanza ai Servizi Antiviolenza le seguenti richieste: eliminazione dei meccanismi di esclusione dall’accoglienza delle ospiti e dei loro figli e figlie – formalizzati o meno – in ottemperanza alle disposizioni contenute nella Convenzione di Istanbul; costituzione di reti territoriali finalizzate alla presa in carico delle donne vittime di violenza che sono esposte a discriminazione multipla/intersezionale; disposizione a lavorare in équipe multidisciplinari a composizione variabile, coinvolgendo di volta in volta le professionalità utili e necessarie ad affrontare in modo adeguato la complessità che ciascun caso più presentare.
Mentre alle Istituzioni rivolge le seguenti istanze: introduzione del rispetto del principio di non discriminazione quale requisito richiesto per l’accesso ai fondi pubblici da parte dei Servizi Antiviolenza; fissare un tempo di adeguamento entro il quale i Servizi Antiviolenza debbono eliminare i meccanismi di esclusione dall’accoglienza delle ospiti e dei loro figli e figlie – formalizzati o meno – onde evitare la sospensione dei finanziamenti pubblici.
Per favorire la diffusione dell’iniziativa attraverso i social sono state prodotte anche alcune brevi clip informative curate dalle professioniste coinvolte nel progetto.
Qui per maggiori informazioni: https://www.informareunh.it/non-ce-posto-per-te/.