I numeri sono un’invenzione fondamentale, a patto che si sappia contare. Pare che non sia così per l’attuale Presidente del Consiglio dei Ministri, che ha recentemente dichiarato: “Abbiamo sulle nostre spalle una responsabilità storica: consolidare la democrazia dell’alternanza e accompagnare finalmente l’Italia, con la riforma costituzionale che questo Governo intende portare avanti, nella Terza Repubblica”.
La frase, infatti, evidenzia le scarse capacità di conteggio di Giorgia Meloni, poiché per approdare alla Terza Repubblica sarebbe necessario essere già arrivati alla Seconda. In realtà in Italia siamo tuttora nella Prima Repubblica, quella nata dalla Costituzione del 1948.
È evidente che in politica, soprattutto in Italia, la propaganda venga utilizzata senza ritegno, ma chi ricopre le più alte cariche istituzionali dovrebbe misurare le parole e soprattutto evitare di fornire numeri errati. Probabilmente Sergio Mattarella avrà avuto un sobbalzo, venendo a sapere che – a sua insaputa – sta ricoprendo la carica di Presidente della Seconda Repubblica e che il Governo vorrebbe addirittura inaugurare la Terza.
Per questo calcolo sbagliato di Giorgia Meloni si potrebbe trovare una spiegazione: forse ha confuso il secondo mandato di Mattarella con la seconda Repubblica. Se così fosse, il Presidente del Consiglio intendeva prefigurare un terzo mandato per l’attuale Presidente della Repubblica, sempre a sua insaputa?
Ci sarebbe anche da ridire sulla frase: “con la riforma costituzionale che questo Governo intende portare avanti”. Anzitutto, perché le riforme costituzionali vengono approvate dal Parlamento (non dal Governo) ed eventualmente dagli elettori attraverso un referendum confermativo. Inoltre, perché la riforma costituzionale alla quale si riferisce Giorgia Meloni prevede un cambiamento nella modalità di formazione del Governo. Si tratta evidentemente di un conflitto di interessi: il Governo in carica vorrebbe decidere come dovrebbe essere il futuro Governo.
In questa confusione tra le competenze e gli organi della Repubblica, resta da notare che tutto ciò avviene mentre il Governo sta definendo la legge di Bilancio da sottoporre all’attenzione del Parlamento. Trattandosi della normativa più rilevante e impegnativa di ogni anno, il Presidente del Consiglio dei Ministri dovrebbe concentrarsi sulla legge finanziaria, senza inventare fantasiose numerazioni della Repubblica per promuovere eventuali riforme costituzionali.
A meno che tutto ciò sia frutto di una scelta consapevole per mischiare le carte e confondere gli elettori, cercando di spostare l’attenzione dai numeri delle tasse previste nella legge finanziaria a quelli di inesistenti sequenze delle istituzioni repubblicane. Se così fosse, si dovrebbe prendere atto che Giorgia Meloni – come troppi italiani – appare alquanto scarsa in matematica, ma assai dotata nel gioco delle tre carte. Per fare il Presidente del Consiglio dei Ministri sarebbe sicuramente meglio il contrario.