L’Italia è lontana dal raggiungimento degli Obiettivi dell’Agenda 2030 e soltanto un deciso e rapido cambio delle politiche pubbliche consentirebbe di recuperare il terreno perduto, ridurre le povertà e le disuguaglianze, migliorare la qualità dell’ambiente e accompagnare le imprese per cogliere i vantaggi della transizione ecologica e digitale. E’ quanto sostiene il recente Rapporto ASviS 2023.

Gli indicatori compositi elaborati dall’ASviS per l’Italia mostrano peggioramenti rispetto al 2010 per la povertà (Goal 1), i sistemi idrici e sociosanitari (Goal 6), la qualità degli ecosistemi terrestri e marini (Goal 14 e 15), la governance (Goal 16) e la partnership (Goal 17), una sostanziale stabilità per gli aspetti legati al cibo (Goal 2), alle disuguaglianze (Goal 10) e alle città sostenibili (Goal 11), mentre per gli altri otto Goal i miglioramenti sono inferiori al 10% in 12 anni, eccetto che per la salute (Goal 3) e l’economia circolare (Goal 12), per i quali l’aumento è leggermente superiore. In termini di disuguaglianze territoriali, sui quattordici Goal per cui sono disponibili dati regionali solo per due (Goal 10 e 16) si evidenzia una loro riduzione, per tre (2, 9 e 12) una stabilità e per i restanti nove un aumento, in totale contraddizione con il principio chiave dell’Agenda 2030 di non lasciare nessuno indietro”.

In particolare, per quanto riguarda la dimensione sociale dello sviluppo sostenibile si segnala che, tra il 2015 e il 2021, la quota di famiglie in condizione di povertà assoluta è salita dal 6,1% al 7,5% e riguarda quasi 2 milioni di famiglie, dove vivono 1,4 milioni di minori; continua ad allargarsi la disuguaglianza tra ricchi e poveri; la spesa pubblica per sanità e istruzione dell’Italia è nettamente inferiore a quella media europea; l’abbandono scolastico è pari all’11,5% (36,5% tra gli stranieri) e la disoccupazione giovanile è al 23,7%; inoltre, 1,7 milioni di giovani non studiano e non lavorano.

Per la dimensione ambientale dello sviluppo sostenibile invece l’Italia registra il 42% di perdite dai sistemi idrici; solo il 21,7% delle aree terrestri e solo l’11,2% di quelle marine sono protette; lo stato ecologico delle acque superficiali è ‘buono’ o ‘superiore’ solo per il 43% dei fiumi e dei laghi; il degrado del suolo interessa il 17% del territorio nazionale; l’80,4% degli stock ittici è sovrasfruttato; le energie rinnovabili rappresentano solo il 19,2% del totale, quota che non consente di intraprendere il processo di netta riduzione delle emissioni su cui il Paese si è impegnato a livello UE.

Nell’ambito della dimensione economica dello sviluppo sostenibile, poi, dopo la ripresa del biennio 2021-2022 seguita alla pandemia, l’Italia presenta ancora alcuni segnali di crescita debole che hanno caratterizzato il decennio precedente; l’occupazione cresce, ma resta forte la componente di lavoro irregolare (3 milioni di unità); passi avanti sono stati compiuti per l’economia circolare (il consumo materiale pro-capite si è ridotto del 33% in dieci anni) ed è cresciuto il tasso di innovazione (+21% tra il 2010 e il 2018), ma molte imprese mostrano resistenze ad investire nella trasformazione digitale ed ecologica; il Paese necessita di forti investimenti, anche per rendere le infrastrutture più resilienti di fronte alla crisi climatica; la finanza sta muovendosi nella direzione della sostenibilità, accompagnando il mutamento delle preferenze dei risparmiatori.

Per la dimensione istituzionale dello sviluppo sostenibile emerge infine che, nell’ultimo decennio, sono drasticamente diminuiti omicidi volontari e criminalità predatoria, ma sono cresciuti alcuni reati contro la persona, come le violenze sessuali (+12,5%) e le estorsioni (+55,2%). Forte è anche l’aumento di tutti i reati informatici, quali truffe e frodi (+152,3% rispetto al 2012). Il sovraffollamento carcerario, ridottosi nel decennio 2010-2019, ha ripreso a salire nell’ultimo biennio.

L’ASviS propone 13 linee di intervento prioritarie determinanti per consentire all’Italia di fare un balzo in avanti verso l’attuazione dell’Agenda 2030. Per l’Alleanza si tratta di: “contrastare la povertà, la precarietà e il lavoro povero, assicurare l’assistenza agli anziani non autosufficienti, redistribuire il carico fiscale per ridurre le disuguaglianze, gestire i flussi migratori e promuovere l’integrazione degli immigrati; accelerare l’innovazione tecnologica, organizzativa e sociale del settore agricolo, potenziare la responsabilità sociale delle aziende agricole; ottimizzare le risorse e l’organizzazione dei servizi sanitari, mitigare l’impatto della crisi climatica sulla salute, combattere il disagio psichico, le dipendenze e la violenza familiare e sociale; migliorare la qualità degli apprendimenti, contrastare la dispersione, assicurare l’inclusione, potenziare i servizi per l’infanzia, educare allo sviluppo sostenibile e alla cittadinanza globale; aumentare l’occupazione femminile, assicurare servizi e condivisione del lavoro di cura, prevenire e combattere le discriminazioni multiple; mettere la protezione e il ripristino della natura al centro delle politiche, rispettare gli accordi internazionali, assicurare la tutela e la gestione sostenibile degli ecosistemi; aumentare al massimo la produzione di energia elettrica rinnovabile e rendere più ambizioso il PNIEC; ridurre la fragilità sul mercato del lavoro di donne, giovani e immigrati, potenziare le politiche attive e migliorare le condizioni di lavoro; investire in infrastrutture sostenibili, orientare il sistema produttivo verso l’Industria 5.0, potenziare la ricerca e l’innovazione; migliorare il governo del territorio, investire nella rigenerazione urbana e nella transizione ecologica delle città e delle altre aree territoriali; promuovere la sostenibilità ambientale e sociale nella Pubblica amministrazione, coinvolgere maggiormente i consumatori nell’adozione di comportamenti virtuosi; migliorare il sistema giudiziario, sviluppare un’etica dell’Intelligenza Artificiale, rafforzare la partecipazione democratica; promuovere la pace, rafforzare la coerenza delle politiche di assistenza allo sviluppo e migliorarne l’efficacia, assicurando la partecipazione della società civile alle scelte”.

Alcune di queste proposte implicano risorse finanziarie significative, altre sono a “costo zero”, ma tutte sembrano comunque non proprio alla portata di un Paese che mostra forti ritardi e di un Governo e Parlamento che fanno addirittura fatica a scegliere urgentemente quale posizione assumere.

IL RAPPORTO È DISPONIBILE A QUESTO LINK: https://asvis.it/rapporto-2023/