Nella giornata della festa di San Petronio, mercoledì scorso, nell’anno che lo vedeva vescovo da 60 anni, nel giorno in cui per una benedetta coincidenza papa Francesco apriva il Sinodo dei Vescovi a Roma, gli amici bolognesi, e non solo bolognesi, di don Luigi Bettazzi lo hanno ricordato al santuario del Baraccano per iniziativa della Diocesi e del Punto Pace di Pax Christi di Bologna.
Sì, davvero “ricordato”, cioè riportato nel loro cuore con parole di affetto, di nostalgia, di riconoscenza, per quanto ha offerto con l’occhio misericordioso di Gesù a tutti quelli che ha incontrato, fino a “farsi mangiare dalle persone “, come ha detto un’amica.
Ma anche ripensato e riproposto per quanto don Bettazzi ha saputo profeticamente testimoniare da padre conciliare: è stato l’ultimo a passare ad altra vita, ma è stato il primo a capire come quel Concilio, indetto da papa Giovanni XXIII , che Bettazzi voleva santo per proclamazione conciliare, fosse l’evento che la Chiesa è “madre e maestra “ perché porta la buona notizia del Vangelo che sta tutta nella parola Pace.
L’enciclica “Pacem in terris” del 1963 ne individuerà le pietre angolari in Verità, Libertà, Giustizia e Misericordia.
E dunque Pace di Cristo: quella Pax Christi che Bettazzi presiedette dal 1968 e che rimodellò sulle parole conciliari, attento ai “segni dei tempi” da assecondare come Chiesa in uscita: dialogante, denunciante, testimoniante.
Ecco quindi le lettere a Berlinguer a sostegno dei cattolici che avviarono l’esperienza degli “indipendenti di sinistra “nelle liste dell’allora Partito Comunista : fra loro Giancarla Codrignani e Raniero La Valle, presenti ieri al Baraccano come relatori.
Ecco la lettera a Zaccagnini per un appello alla politica onesta ed attenta alle attese “della povera gente”.
Ecco la lettera agli evasori fiscali per invitarli a cessare il furto allo Stato ed a convertirsi.
Come pure l’offerta di se stesso quale ostaggio alle Brigate Rosse in cambio della liberazione di Aldo Moro.
Anche le prime Marce per la Pace ideate dal presidente di Pax Christi, ricordate dal giovane storico Marco Abbate, sono emblematiche e perfino “sovversive” rispetto ai tempi : a Sotto il Monte per cominciare dalla santità di papa Roncalli l’attuazione del Concilio, al carcere di Peschiera in solidarietà con gli obiettori di coscienza al servizio militare in armi che vi erano rinchiusi; a Filetto , uno dei luoghi di eccidi nazifascisti fatti per “obbedire ad un ordine” per dire che la guerra è disumana; a Condove in Val di Susa in solidarietà agli operai di un’industria bellica che facevano obiezione a produrre armi e più in là a Sant’Antonino dove si lottava per tenere il posto di lavoro.
Quando poi Bettazzi diventa presidente di Pax Christi Internazionale, come ha ricordato Gianni Novello, si apre la stagione dei viaggi nei luoghi di conflitto dal Vietnam al Congo; spesso in America Centrale : Nicaragua, Guatemala, Salvador, Honduras, dove per le sue intermediazioni ed interposizioni per il rispetto dei diritti umani ottiene il premio Unesco nel 1983.
In feconda relazione con tanti testimoni della Chiesa che compie l’opzione per i poveri e per gli oppressi, come mons. Romero ed Helder Camara riesce a portare le istanze di giustizia e liberazione fino all’ONU, ottenendo per Pax Christi il riconoscimento di organismo di consultazione in sede ONU dal 1979.
Consapevole che l’abominevole pratica della guerra va “studiata” nelle sue cause prossime e remote per ottenere denunce circostanziate così come precise proposte di pace e riconciliazione, fonda il Centro Studi Economico Sociali di Pax Christi e lo presiede per lunghi anni.
Oggi Pax Christi Italia assume fra i suoi impegni in memoria e testimonianza sui passi di don Bettazzi le parole che volle ribadire come strumenti per fare pace nella sua ultima uscita pubblica sulla piazza di Ivrea lo scorso 7 maggio , in occasione della “staffetta dell’Umanità “ per chiedere il “cessate il fuoco “ fra Russia ed Ucraina: educare alla mentalità nonviolenta, esercitare la buona diplomazia d’intermediazione, praticare l’interposizione fra i contendenti , recandosi sui luoghi di conflitto come fece don Bettazzi nel 1992 in una comitiva di 500 testimoni di pace nella Sarajevo assediata ed in compagnia di don Tonino Bello che egli volle come suo successore alla Presidenza di Pax Christi ed oggi dichiarato “venerabile” dalla Chiesa .
Nel pomeriggio in San Petronio il cardinale Matteo Zuppi, nella sua omelia ha affettuosamente ricordato don Bettazzi , caro a tanti bolognesi e bolognese lui stesso quale cittadino onorario e fratello “laico” di tutti : è stato vescovo pastorale e non dogmatico.
Dal suo ultimo libro “A tu per tu con Dio” il cardinal Zuppi ha voluto leggere le parole di don Bettazzi che attestano come ciascuno di noi vivendo convenientemente giorno per giorno costruisce la propria eternità ed il paradiso dove tutti ci amiamo come fratelli. Come ha fatto don Bettazzi.
E, come è stato detto da un’amica nel corso del convegno mattutino, don Bettazzi trova la sua migliore sepoltura nel cuore di quanti lo hanno avuto per amico, fratello e padre.
Norberto Julini, coordinatore nazionale di Pax Christi