In Italia, secondo i dati di Open Regio (consultati nel marzo del 2023) i beni in gestione dell’Agenzia Nazionale dei Beni Sequestrati e Confiscati alla criminalità organizzata (ANBSC) risultano essere 22.906, mentre 19.871 sono già destinati, avendo terminato il loro iter giudiziario.
In totale vi sono quindi, ad oggi, 42.777 beni immobili utilizzati o utilizzabili a fini istituzionali o sociali, liberati dal dominio della criminalità organizzata e restituiti (o in fase di restituzione) alla comunità.
Nel corso dell’ultimo anno il numero di beni confiscati è aumentato di circa 1200 unità, con un incremento del 3.73%, rispetto all’incremento dell’10.56% segnalato nel 2022 rispetto all’anno precedente.
Permane l’eterogeneità del fenomeno su scala nazionale, già abbondantemente segnalata, con una ancora marcata sproporzione nella distribuzione territoriale dei beni confiscati, fortemente concentrati nelle Regioni meridionali.
Nel 2021 i beni confiscati presenti nelle quattro Regioni del sud-Italia storicamente segnate da una forte presenza di criminalità organizzata (Calabria, Campania, Puglia e Sicilia) rappresentavano il 73% del totale nazionale.
Nel 2022 tale percentuale è leggermente scesa (70,3%) per poi ritornare ad un valore simile al precedente (72.48%) nel 2023, con un incremento percentuale sostanzialmente stabile in queste Regioni (6,5%).
La situazione regionale in Campania appare grossomodo invariata in merito alla distribuzione territoriale che rimane fortemente eterogenea, con la gran parte dei beni confiscati presenti nelle provincie di Napoli e Caserta.
In particolare, in provincia di Caserta ci sono 871 beni confiscati destinati, a cui si aggiungono 665 immobili ancora in gestione dell’ANBSC, per un totale di 1536 beni distribuiti sull’intero territorio provinciale.
Il riferimento è alle particelle catastali confiscate e non a singole unità immobiliari.
La maggior parte di questi beni sono stati trasferiti ai Comuni dove è situato l’immobile e perlopiù con finalità sociali.
Su un totale di 871 beni destinati, 823 beni (circa il 94.5%) sono stati trasferiti al patrimonio dei Comuni della provincia di Caserta, nel 69% dei casi con finalità sociali.
A delineare il quadro della situazione è il rapporto che il Centro di servizio per il volontariato di Caserta presentato di recente.
I Comuni con il più alto numero di beni confiscati (destinati e in gestione) rimangono Castel Volturno (con 218 unità immobiliari), Trentola Ducenta (205), Santa Maria la Fossa (129) e Casal di Principe (123).
Le aree territoriali maggiormente interessate dal fenomeno sono l’Agro Aversano e il Litorale Domitio
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Un dato particolarmente negativo riguarda il grado di trasparenza: nel 2022 la percentuale dei Comuni casertani che aveva pubblicato sul proprio sito web l’elenco dei beni immobili appartenenti al patrimonio comunale era del 51% del totale (104 Comuni in Provincia di Caserta).
A distanza di un anno tale percentuale appare leggermente aumentata (58,65%), indicando un lieve miglioramento del processo di trasparenza e comunicazione degli Enti locali alla cittadinanza riguardo la consistenza di tali risorse pubbliche.
Per quanto riguarda, invece, alla specifica categoria dei beni confiscati alla criminalità organizzata, il numero di Comuni che risulta aver reso disponibile sul proprio sito istituzionale l’elenco degli immobili in suo possesso appare addirittura diminuito rispetto alla precedente rilevazione, passando dal 26% al 16,34. Quasi del tutto inaccessibili sono poi i dati istituzionali sulla verifica dell’effettivo utilizzo dei beni confiscati presenti sul territorio provinciale: in 756 casi su 871 (pari all’86,89%) i dati sull’effettivo utilizzo dei beni confiscati sono del tutto assenti nella banca dati di OpenRegio.
Per quanto attiene alle regole poste alla base della gestione di questi beni, al 31 agosto 2023 soltanto 13 Comuni su 104 hanno adottato un Regolamento relativo ai beni comuni sul modello del “Regolamento sulla collaborazione tra cittadini e amministrazioni per la cura, la rigenerazione e la gestione condivisa dei beni comuni urbani” proposto da LABSUS – Laboratorio per la sussidiarietà e solo 7 su 104 i Comuni hanno adottato un regolamento comunale in materia di beni confiscati.
Nelle conclusioni del Rapporto si legge: “Nonostante l’attenzione che negli ultimi anni si sta dando a tali processi di monitoraggio, ad oggi gli Enti locali presentano però ancora notevoli difficoltà nel riuscire a svolgere il proprio compito di verifica così come nel riuscire a predisporre adeguati sistemi di valutazione dell’impatto sociale (VIS) delle progettualità implementate, facendo risultare gravemente deficitaria la possibilità stessa di conoscere e comprendere l’effettivo utilizzo dei beni confiscati.” Sottolineando la necessità di adoperarsi per la “co-costruzione di strumenti operativi chiari, articolati ma fruibili alla cittadinanza, come i regolamenti comunali, (che) può svolgere un ruolo decisamente rilevante su queste questioni e, di certo, può sostenere un migliore e più efficace funzionamento dell’amministrazione condivisa di beni pubblici e, più in generale, della vita di comunità.”
Qui per scaricare il Rapporto: https://csvassovoce.it/wp-content/uploads/2023/10/beni-confiscati_beni-liberati_beni-comuni_REPORT.pdf.
Qui per consultare la mappa delle buone pratiche di CSVassovoce: https://benicomuni.csvassovoce.it/.