“Con l’approvazione dell’emendamento al “Decreto Asset“, il settore dei tagliatori e dei tecnici forestali avrà mani libere sui boschi, 11 milioni di ettari che rappresentano il più vasto patrimonio culturale della nazione” è la denuncia del Gruppo Unitario Foreste Italiane (GUFI).
Il 27 settembre infatti, un emendamento presentato dal senatore e presidente della IX Commissione Luca De Carlo (FDI) ha modificato l’art.149 comma 1 lettera c del codice dei Beni culturali (dlgs 42/2004) con l’obiettivo di “rilanciare l’industria del legno”.
I cosiddetti “tagli colturali” saranno quindi permessi in deroga non solo (come già accade) in tutti i boschi già vincolati dall’articolo 142 (Aree tutelate per legge), ma anche nei boschi individuati dal Ministero Culturale (crca il 20%) ubicati nelle aree considerate di “notevole interesse pubblico” (articolo 136) cioè le foreste di maggior pregio sottoposte a “doppio vincolo” paesaggistico.
“Con questo blitz, hanno equiparato i boschi vincolati dalla Sovrintendenza (art.136) a tutti gli altri boschi, in questo modo non c’è “l’occhio” del Ministero dei Beni Culturali e potranno essere tagliati ‘in deroga’ – spiega Alessandro Bottacci già Direttore del Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, Monte Falterona e Campigna e facente parte del comitato scientifico GUFI – Si va quindi avanti con la deregulation che avrà ripercussioni terribili sul patrimonio boschivo italiano. La difesa dei boschi ha subito negli anni vari attacchi, da parte delle ditte, degli enti locali, di alcune rappresentanze di agronomi e forestali, nonché di una frazione del settore accademico, contro il parere prevalente di biologi, botanici e studiosi dell’ecologia e del paesaggio. Le leggi forestali regionali, hanno avuto un ruolo molto negativo, sempre più ad impronta produttivistica. Hanno esteso il concetto di taglio colturale ad ogni possibile ed immaginabile trattamento selvicolturale, anche il taglio a raso, che si applica ai nostri boschi ceduo. Inoltre ci sono già pochissimi controlli e grande deregulation, viene spesso usata manodopera in nero, senza alcuna sicurezza sul lavoro, che sono pagati a cottimo. In Toscana si vedono boschi con rettangoli come 6 campi da calcio completamente tagliati”.
Come dice letteralmente l’art. 5–bis del decreto, l’obiettivo è di incentivare la filiera del legno, aumentare la concorrenza sui mercati esteri (specialmente quelli balcanici e nord europei, che tagliano boschi a raso su grandi superfici) e accrescere l’approvvigionamento interno di legno.
“In realtà la gran parte dei boschi italiani sono boschi cedui, giovani, “poveri”, che non danno legname da “opera”, di qualità (per mobili, travi, costruzioni, navi), ma soltanto legna da ardere e biomassa da cippato, destinato quindi alla combustione, anche a causa degli ingenti incentivi alle centrali a biomassa che hanno provocato una distorsione del mercato dell’energia rinnovabile – prosegue Bottacci. – Tagliare di più in Italia, quindi, non vuol dire limitare le importazioni dai paesi dell’Est, perché continueremo a importare legno da opera, (da noi carente) sommando soltanto danno al danno. Noi abbiamo boschi ancora giovani, poveri e semplificati, se vogliamo avere legno di qualità, dobbiamo farli crescere e tagliare di meno, sicuramente non a raso. Con questo decreto arriva il messaggio che le foreste italiane hanno come unico scopo quello produttivo, si annulla così la tutela paesaggistica, di rango costituzionale primario, al fine di incrementare l’economia”.
Del resto, non è la prima volta che principi costituzionali vengono violati pur di aumentare i tagli boschivi. Bottacci sottolinea come sia stata negli anni “una volontà purtroppo trasversale a varie forze politiche: pensiamo per esempio al Testo Unico per le Filiere Forestali, (2018) che consente alle Regioni di obbligare i proprietari a tagliare i loro boschi. Il prossimo passo sarà quindi, conseguentemente e coerentemente, l’abrogazione dell’art. 9 della Costituzione?”
Nel frattempo, l’associazione GUFI lancia un appello a tutte le associazioni, gruppi e comitati “affinché la protesta della società civile si elevi sopra questa barbarie”
Anche Europa Verde si schiera contro l’emendamento. “È taglio alberi selvaggio, al fine di rilanciare l’industria del legno” afferma sui social il co-portavoce nazionale di Europa Verde e deputato di Alleanza Verdi e Sinistra, Angelo Bonelli che aggiunge anche un’altra questione: “ll senatore De Carlo di FDI ha ottenuto anche l’approvazione di due suoi emendamenti che depenalizzano l’uso del piombo per i cacciatori nelle zone umide, vietato dall’UE, eliminando il parere Ispra su abbattimenti animali, come gli orsi. In uno di questi emendamenti, viene di fatto impedito alla associazioni ambientaliste e animaliste di impugnare i calendari venatori nei tribunali. Questo Governo sta portando avanti un golpe contro la natura e gli animali”.