Le bombe di Netanyahu, fabbricate negli Stati Uniti e Europa, hanno ucciso più di 500 persone nel bombardamento criminale sull’ospedale Al-Ahly Maamadany a Gaza. È il nuovo Olocausto del XXI secolo. Corpi di civili, feriti, sfollati, malati e personale medico sono stati bruciati nel rogo delle bombe incendiarie israeliane.
Vorremmo leggere sui media “democratici” le storie di ciascuna di queste vittime innocenti, dei bambini maciullati, dei corpi smembrati, delle persone carbonizzate. Le sale operatorie sventrate.
Questa in corso non è una guerra contro Hamas, ma contro il popolo palestinese, contro la gente di Gaza.
Questo crimine è stato annunciato e il mondo è rimasto in silenzio a quell’ultimatum, incoraggiando il criminale corrotto al governo di Tel Aviv, che si salva la poltrona col sangue dei palestinesi.
Questo crimine accoglie il capo della Casa Bianca nella sua visita di oggi mercoledì a Tel Aviv per incontrare il macellaio Netanyahu e ad Amman, dove avrebbe dovuto incontrare Re Abdallah e Al-Sissi. Il presidente palestinese Abbas ha dichiarato il lutto per tre giorni in tutti i territori palestinesi ed è tornato a Ramallah. Se Biden non condanna questo crimine contro l’umanità, anche lui è complice e colpevole. Come lo sono tutti i capi dei Paesi Nato che hanno incoraggiato il governo israeliano ad andare avanti in questa carneficina. La Giordania ha annullato il vertice con Biden e Al-Sissi, previsto precedentemente per oggi. È stata annullata anche la visita di Biden ad Amman.
Come al solito, Israele quando è messa di fronte alle sue nefandezze ricorre alle bugie. Lo stesso Netanyahu è sceso in campo negando ogni responsabilità e parlando senza prove di un razzo della Jihad islamica caduto per errore su Gaza. L’inviato del Corriere della Sera, Lorenzo Cremonesi, ha respinto in una sua corrispondenza l’ipotesi israeliana: «Come potrebbe un razzo di Hamas provocare danni tanto gravi? I loro effetti li abbiamo visti anche oggi qui ad Ashkelon: causano buchi nelle case, infrangono le finestre, scheggiano l’asfalto». Un comunicato a nome del presidente Biden, in volo verso Israele, parla vergognosamente di essere “triste per l’esplosione avvenuta nell’ospedale”, senza definire le responsabilità di Tel Aviv e senza condannare questo crimine. Peggio ancora ha fatto il Pentagono: “Non sappiamo se Hamas ha introdotto suoi miliziani all’interno dell’ospedale”.
Un altro bombardamento israeliano su Gaza ha colpito una scuola dell’Unrwa usata come rifugio. 6 morti e decine di feriti. Un altro obiettivo dei caccia israeliani sono i panifici, dove ci sono lunghe file di persone in attesa di fornirsi di pane.
L’esercito israeliano ha mandato un ultimatum alla chiesa cattolica di Gaza “Sacra Famiglia” ordinando di evacuare gli sfollati che vi si trovano dentro. Padre Gabriel ha rivolto un appello al mondo per salvare le 500 persone rifugiate là, oltre la metà dei quali bambini (Per approfondire, un articolo de The Atlantico in inglese).
A Khan Younis, nel sud della Striscia, Israele ha bombardato le zone adiacenti dell’ospedale europeo, dove migliaia di sfollati hanno montato le loro tende o semplicemente portato i loro materassi.
In 11 giorni di genocidio sono stati uccisi oltre 3.200 civili. I feriti hanno superato i 15 mila e gli sfollati un milione.
Su Tel Aviv sono stati lanciato razzi da Gaza, uno dei quali intercettato e l’altro caduto in un’area aperta. Nella capitale israeliana sono suonate le sirene di allarme.
L’ordine di evacuare la popolazione del Nord della Striscia di Gaza dato da Israele potrebbe configurare un crimine internazionale di “trasferimento forzato illegale di civili”: lo ha detto ieri a Ginevra la portavoce dell’Ufficio dell’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, Ravina Shamdasani. “Sembra che non vi sia stato alcun tentativo da parte di Israele di garantire un rifugio adeguato e condizioni soddisfacenti di igiene, salute, sicurezza e nutrizione agli 1,1 milioni di civili, cui è stato ordinato di trasferirsi”, ha detto Shamdasani. “Siamo preoccupati che questo ordine, combinato con l’imposizione di un assedio completo su Gaza, non possa essere considerato un’evacuazione temporanea legittima ed equivarrebbe quindi a un trasferimento forzato di civili, in violazione del diritto internazionale”, ha sottolineato. La portavoce ha aggiunto che “le spaventose notizie secondo cui civili che tentavano di trasferirsi nel Sud di Gaza sono stati colpiti e uccisi da armi esplosive devono essere oggetto di indagini indipendenti e approfondite, così come tutte le accuse di gravi violazioni del diritto umanitario internazionale”.
Secondo l’Onu, peraltro, nei negozi di Gaza sono rimasti generi alimentari sufficienti solo per altri 4-5 giorni: “Nei negozi le riserve (di cibo) sono di pochi giorni, forse quattro o cinque”, ha detto la portavoce del Programma alimentare mondiale (Pam) dell’Onu, Abeer Etefa, in videoconferenza dal Cairo durante un briefing per i media a Ginevra. L’altro grande problema per la sopravvivenza dei 2,4 milioni di palestinesi a Gaza è la mancanza di acqua. “Beviamo l’acqua del mare”, ha detto, in un video postato sui social un palestinese accampato sulla spiaggia, per poi aggiungere: “Aiutateci, per favore!”.
Cisgiordania e Gerusalemme est
Lutto in tutti i territori palestinesi occupati da Israele e nella diaspora dopo la carneficina dell’ospedale Al-Maamadany di Gaza. Manifestazioni spontanee in tutte le principali città. A Ramallah la polizia dell’ANP ha disperso ieri i manifestanti con lacrimogeni, perché chiedevano le dimissioni di Abbas. Vergogna di un’autorità impotente che non rispetta la sua gente.
Da stamattina è in corso uno sciopero generale nazionale.
Negli scontri di ieri tra le forze di occupazione e i manifestanti è rimasto ucciso un giovane a Nabi Saleh, a nord di Ramallah.
Libano
Scambi di artiglieria al confine sud sulla linea di demarcazione con Israele.
La situazione rimane calda, ma è chiaro che tutte e due le parti non sono interessate ad un’escalation. Dopo il bombardamento israeliano dell’ospedale di Gaza però la questione è sottoposta a una rivalutazione da parte di Hezbollah, che ha dichiarato una giornata di mobilitazione a Beirut, con un’enorme manifestazione durante la quale il movimento ha annunciato che il crimine dell’ospedale non rimarrà senza risposta dal “Fronte della resistenza”.
Solidarietà con Gaza
Manifestazioni di protesta in tutte le città del mondo arabo e islamico contro il massacro compiuto dall’esercito israeliano a Gaza. “Terrorismo di Stato” è stato definito da molti oratori. Le prese di posizione ufficiali dei governi arabi sono improntate oltre alla condanna verbale (inutile) anche a chiedere alle potenze occidentali di bloccare la mano assassina di Netanyahu. Ad Amman, la folla ha assaltato l’ambasciata israeliana.
A Beirut assaltata l’ambasciata USA con lanci di pietre e bottiglie. Migliaia di persone hanno assediato la sede diplomatica accusando gli USA di essere implicati in prima persona nella distruzione di Gaza per il loro ruolo attivo militarmente nella regione.
In Libia, i manifestanti hanno chiesto come risposta alla strage di Al-Maamadany il blocco delle esportazioni di petrolio e gas all’Europa. Milizie di Zaiwa si sono dirette a Melita, da dove viene pompato il gas a Gela.
Diplomazia internazionale
Biden è in viaggio per Israele. Lo accoglie la notizia dell’eccidio dell’ospedale di Gaza con 500 vittime, tutte civili. Si attende in tutto il mondo arabo di ascoltare parole di condanna e di ordinare ad Israele di fermare lo sterminio in corso a Gaza. Una prima reazione ufficiale araba è stata l’abbandono di Abbas del vertice previsto ad Amman con Biden, re Abdallah e al-Sissi, e poi la cancellazione dello stesso vertice per volontà di re Abdallah II, come ha annunciato il Ministro degli Esteri giordano.
Abbas al suo ritorno a Ramallah ha accusato gli Stati Uniti di essere i responsabili politici di questo crimine contro l’umanità. “Chiediamo la protezione dei civili e la fine dell’occupazione”. “E’ un’0operazione di sostituzione etnica a danno del nostro popolo. Noi rimaniamo qui, non ce ne andremo dalla nostra terra”. Il rappresentante palestinese all’ONU ha criticato il veto dei Paesi Nato (Usa, Francia e GB) che hanno bloccato una risoluzione per il cessate il fuoco. “L’ONU non si è assunto le sue responsabilità nella protezione dei civili”.