Sono quaranta le persone portate in commissariato ieri mattina, in seguito alla manifestazione al Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti realizzata da un centinaio di attivisti di Extinction Rebellion. Metà di loro sono state trattenute in stato di fermo per circa otto ore per ragioni ancora da chiarire. Gli attivisti riportano infatti grosse irregolarità nelle procedure seguite: è stato loro sequestrato tutto il materiale durante la manifestazione, ma non è mai stato rilasciato un verbale di sequestro; venti persone sono state trattenute per oltre otto ore nonostante avessero già fornito i documenti d’identità; il commissariato, a quanto detto dagli stessi agenti, non avrebbe mai avvertito il PM del fermo identificativo, come invece previsto dalla procedura; a cinque di loro è stato inoltre rilasciato un foglio di via obbligatorio da 1 a 2 anni per motivazioni del tutto arbitrarie.
Ieri mattina, infatti, dopo essere stati sgomberati a spintoni e gomitate dal reparto mobile delle Forze dell’Ordine, circa quaranta persone erano state trasportate di peso in commissariato per un fermo identificativo. Tuttavia, dopo un paio d’ore, metà di loro sono state rilasciate, ma altre venti sono state trattenute in stato di fermo per oltre 8 ore. “È una procedura del tutto illegittima” commenta Tommaso, uno degli attivisti rilasciati. “Dalle notizie che siamo riusciti ad avere, diverse persone sono state trattenute per oltre 8 ore senza alcuna ragione e senza mai aver avvertito il PM, come invece avrebbero dovuto fare”. Parte del materiale utilizzato nella manifestazione è stato inoltre requisito dalle forze dell’ordine, senza però che sia stato rilasciato alcun verbale di sequestro.
La manifestazione aveva l’obiettivo di denunciare pacificamente il negazionismo del governo italiano di fronte alla crisi eco-climatica in corso e il continuo finanziamento alle grandi opere annunciato dal ministro Matteo Salvini. La Questura di Roma avrebbe risposto con denunce per manifestazione non preavvisata (art 18 TULPS) e per inottemperanza all’ordine dell’autorità (art. 650 cp), mai notificate agli interessati, come sarebbe previsto dal codice di procedura, per poi espellere dalla città cinque di loro perché considerati soggetti pericolosi. “Si tratta di una gravissima violazione del diritto di protesta. I fogli di via, in questo paese, vengono continuamente utilizzati in modo illegittimo per reprimere chiunque provi ad esprimere il pacifico dissenso” commenta Manlio, uno degli attivisti rilasciati. “Cinque persone, infatti, dovranno lasciare la città entro 24 ore per una decisione del tutto arbitraria, notificata con verbali pieni di errori”.
Secondo Antonio Guterres, il Segretario Generale della Nazioni Unite, “l’umanità ha aperto le porte dell’inferno”. La crisi climatica sta infatti colpendo l’intero territorio nazionale, provocando alluvioni, incendi e siccità. Di fronte a questo, la risposta del governo a chi sta provando a denunciare l’urgenza di agire, sono multe, denunce e fogli di via. “Non ci spaventa niente di tutto questo. Torneremo e saremo sempre di più. Faremo ricorso contro questa misura del tutto incostituzionale e siamo pronti ad arrivare anche al Consiglio di Stato, se servirà” conclude Manlio. Nelle parole di Micheal Forst, relatore speciale ONU sui difensori dell’ambiente che in questi mesi ha analizzato la situazione italiana, una efficace fotografia di quanto da tempo sta accadendo in Italia: “La repressione sta diventando la risposta più facile al dissenso”.