« Si evoca la necessità di mettere mano alla legge che proibisce la tortura. È come se a seguito di una persona ammazzata si discutesse di abolire il reato di omicidio ».
E’ la risposta-esempio calzante del presidente di Antigone Patrizio Gonnella rispetto alle strumentali polemiche che giungono da tempo anche da parte di esponenti sindacali delle forze dell’ordine.
Gonnella afferma chiaramente che « chiunque assecondi, promuova, voti un provvedimento di legge che cancella o modifica l’articolo 613-bis, introdotto nel codice penale nel 2017, si renderà complice di un atto di impunità di massa ».
Si tratterebbe, infatti, di un « misfatto giuridico » che probabilmente farebbe saltare i « procedimenti pendenti e quelli decisi in primo grado ». Insomma, la “ristruttura” (leggi abolizione di fatto) del “reato di tortura” – avvisa il presidente di Antigone – « È un attacco al sistema dei diritti umani e alla Costituzione, tra i più gravi che si possano compiere ».
Ma Patrizio Gonnella non si limita alle proteste. Afferma altresì quella che è la realtà difronte chi rema « contro la codificazione del delitto di tortura affermando che non vadano criminalizzate le forze dell’ordine alle quali bisogna lasciare le “mani libere” ».
« Il testo della norma è stato interpretato [dai giudici] non in modo “punitivo” per gli operatori di Polizia, come alcuni vorrebbero far credere », spiega Gonnella citando casi di condanna, casi di assoluzione, casi di riforma del capo d’accusa nei procedimenti accesi finora sulla materia.
Il presidente di Antigone, poi, aggiunge come il « codice penale all’articolo 51 afferma che l’adempimento del dovere imposto da una norma giuridica esclude la punibilità ». Quindi la “legge sulla tortura” non punisce il singolo caso di violenza proporzionata condotto per necessità. Colpisce la violenza protratta nel tempo in maniera arbitraria.
I “diritti umani, a volte esistono”, scrivemmo, elencando “norme e deroghe”.
Nell’invitare il mondo della politica a desistere dall’ascoltare, per scopi meramente elettorali, le “sirene” di certi sindacati delle forze dell’ordine, Patrizio Gunnella conclude ricordando la genesi storica della norma: « la legge contro la tortura fu approvata [nel 2017] dopo un’intollerabile attesa di quasi trent’anni. Era il 1988 quando l’Italia si era impegnata a prevedere un reato che punisse i torturatori, ratificando la Convenzione dell’Onu ».
Ora il governo conservatore guidato da Giulia Meloni vorrebbe insomma tornare indietro nel tempo.
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Fonti e Note:
Credits: Foto di Maria Oswalt su Unsplash
[1] Osservatorio Repressione, 12 ottobre 2023, Patrizio Gonnella – presidente Antigone, “Al governo piace la tortura” ( da: Il Manifesto).