Nella 73ª Giornata per le Vittime degli Incidenti sul Lavoro, che si è svolta domenica 8 ottobre, l’agenzia stampa Interris.it ha intervistato il Presidente della Associazione Nazionale fra Lavoratori Mutilati e Invalidi del Lavoro , Zoello Forni, per confrontarsi sui dati relativi al fenomeno infortunistico e su cosa è necessario fare per una maggiore sicurezza sul lavoro.

“Cento vittime sul lavoro al mese: nel 2022 sono 1.208 gli infortuni mortali denunciati all’Inail.
Nei primi otto mesi di quest’anno i casi sono 657.
Numeri in calo nel confronto annuo, ma che continuano a raccontare una vera e propria strage.
Diminuisce nei primi otto mesi di quest’anno il totale delle denunce di infortunio sul lavoro (aumentate invece nel 2022): risultano oltre 383 mila (383.242), in calo del 20,9% rispetto allo stesso periodo del 2022 e dell’8,1% rispetto al 2019, anno pre-pandemia.
Le denunce con esito mortale sono 657, 20 in meno rispetto al periodo gennaio-agosto 2022 e 28 in meno rispetto al 2019.
Le denunce di malattie professionali sono aumentate: 48.514, +23 % rispetto allo stesso periodo del 2022 e +18 % rispetto al 2019.
Un segnale importante di quanto la tragedia delle morti sul lavoro sia un affare nazionale, che riguarda ognuno di noi e che merita informazione e formazione sin dai banchi di scuola, passando poi per l’intero percorso lavorativo e di crescita individuale di ogni cittadino in modo che la cultura della prevenzione e della sicurezza sul lavoro diventi un pilastro del patrimonio culturale del nostro Paese”.
“I dati che l’INAIL fornisce mensilmente riguardanti le denunce di infortuni mortali e non presentate all’Istituto, ad oggi, sono fermi ai primi otto mesi (da gennaio ad agosto 2023).
“Il tema della sicurezza nei luoghi di lavoro segue – come tutto ormai – la rilevanza attribuitagli dalla cronaca.
Basti pensare alle notizie che, solo nell’ultimo periodo, hanno avuto uno spazio più mediaticamente incisivo e risonante come la morte della giovane Luana D’Orazio.
Al ‘furor di cronaca’ e, conseguentemente, ‘di popolo’ seguono azioni di Governo: tavoli interministeriali, proposte di legge, messa in campo di misure certamente importanti ma che non vanno ancora ad agire sull’elemento che, per noi, rappresenta la chiave di svolta: la cultura della sicurezza.
Il lavoro è tanto e, ribadisco, oltremodo urgente anche in virtù dell’evidenza che le modalità con le quali, ad oggi, le persone muoiono o subiscono infortuni spesso altamente invalidanti sul lavoro sono le stesse di 50 anni fa”.

Il numero di morti e feriti sul lavoro è ancora drammaticamente alto. Cosa c’è ancora da fare?

“Ancora formare, ancora informare.
L’urgenza che più volte ho sottolineato sino ad ora è quella di puntare sulla cultura della prevenzione, sulla percezione del rischio e sulla consapevolezza, anche con metodologie innovative come la testimonianza delle vittime del lavoro e di malattie professionali.
La testimonianza di persone, lavoratori, che hanno vissuto sulla propria pelle un infortunio portandone il carico emozionale e, spesso, le evidenze fisiche, riesce a smuovere, attraverso un rapporto emozionale e altamente formativo, le coscienze degli ascoltatori attraverso una metodologia di forte impatto capace di lasciare il segno e portare i soggetti ad interiorizzare la tematica prima di approcciarsi agli aspetti normativi e procedurali che sono, ovviamente, di fondamentale importanza”.