Martedì 19 settembre 2023 il Corriere della Sera ha dedicato l’intera pagina 14 all’ intervista “ Vito Alfieri Fontana. Da fabbricante di morte a sminatore nei Balcani.”
Un articolo con notizie inedite, collegato all’uscita nei prossimi giorni del libro “Ero l’uomo della guerra” , che ha per autore lo stesso Fontana insieme ad Antonio Sanfrancesco (Casa editrice Laterza).
Per approfondire abbiamo fatto una breve ricerca di interviste all’ing. Fontana disponibili sul web : questo è quanto di più recente abbiamo trovato.
TV2000 https://www.youtube.com/watch?v=m2rdAv_NevY 6 anni fa Licia Colò intervista Fontana, durata 10 minuti, 494 visualizzazioni.
SERMIG https://www.youtube.com/watch?v=w2Rfb-kV-gQ Fontana e Nello Scavo al Sermig, 1308 visualizzazioni Trasmesso in streaming 5 anni fa. Durata totale un’ora e 38.
La 7 Attualità https://www.youtube.com/watch?v=Yt8ZcY3G0m4 1 anno fa, intervista di un minuto e 24. “Per sminare il territorio ucraino ci vorranno vent’anni e una spesa di 200mila euro all’anno” . 6864 visualizzazioni.
Nel mondo, ma soprattutto in Italia, vi fu negli anni 80 una grande campagna per la messa al bando delle mine antiuomo, che ottenne una prima moratoria alla produzione ed esportazione nel 1994.
La produzione di mine in Italia finì definitivamente con la legge 374/1997.
Fu un grande successo delle associazioni per la pace e ONG.
Fontana era titolare della Tecnovar, che ha chiuso nel 1997.
È l’unico al mondo ad aver svelato i meccanismi della più criminale fra le produzioni belliche.
Ed ora alcuni passaggi dell’intervista che ci hanno colpito maggiormente .
“Di mine antiuomo ve ne sono di due tipi: a pressione e a frammentazione. Le prime esplodono se vengono calpestate e dilaniano il piede, la gamba, i genitali; le seconde si attivano con un filo d’innesco e uccidono all’istante. Per lo sventurato che vi inciampa meglio le seconde, verrebbe da dire, se non fossero imbottite di schegge metalliche che feriscono chiunque si trovi nei 10.000 metri quadrati di terreno circostante”.
«Gino Strada, il chirurgo di Emergency mi aveva telefonato: “Si rende conto di quello che combinano le sue mine?”. Farfugliai: lo so, dottore, un grandissimo macello.
“Finalmente qualcuno che mi chiama dottore. Faccia subito qualcosa!”, mi intimò severo. Vent’anni dopo lo incontrai a Catania. Era ancora preoccupato di essere stato troppo aggressivo».
A che servono le mine antiuomo?
«Ad atterrire, mutilare, uccidere. Rendono inabitabile un territorio per molti anni dopo una guerra: gli abitanti non possono tornare a casa, coltivare la terra, pascolare il bestiame. I bimbi sono le prime vittime».
Chi le ha inventate?
« Le mine moderne apparvero per la prima volta nel 1861, durante la guerra di secessione americana. Da noi dilagarono nella Grande Guerra: impedivano il taglio del filo spinato steso attorno alle trincee».
Le sue quanto esplosivo contenevano ? «Fino a 350 grammi di T4 o di tritolo».
Costo? «La TS-50, la più sofisticata che ho progettato, 5.000 lire». Niente.
«Era la più richiesta, perché esplodeva anche a distanza di decenni».
A quali Paesi vendeva i suoi ordigni?
«Soprattutto all’Egitto, che attraverso il ministero della Produzione militare operava in vari teatri di guerra. Dopo l’embargo del 1984, servivano triangolazioni per far arrivare le mine nel Golfo. Ma la Tecnovar commerciava anche con Stati Uniti, Canada, Corea del Sud, Emirati Arabi Uniti, Francia, Thailandia».
Nel 1971 nacque la Valsella Sud srl, poi divenuta Tecnovar. Arrivammo ad avere 350 dipendenti e a fatturare 40 miliardi di lire l’anno. Ma la prima commessa dal ministero della Difesa risale a 60 anni fa. Fu per la mina Aups, cioè “antiuomo persona e sabotaggio”».
Oggi dove si comprano le mine?
«Cina, Russia, India, Iran, Corea del Nord, Corea del Sud, Pakistan, Myanmar, Cuba, Singapore e Vietnam continuano a produrle in barba alla messa al bando, cui non hanno mai aderito neppure gli Usa: sostengono che servono per tenere in sicurezza il confine tra le due Coree».
La crisi di coscienza.
«Mio figlio Ludovico a 8 anni vide i cataloghi della Tecnovar sul sedile posteriore dell’auto. Mi chiese che cosa fossero quegli aggeggi. Balbettai: mine, tutti quelli che producono armi le fanno. “Allora tu sei un assassino”, concluse. Ancora più terribile fu l’anno dopo, di ritorno da una gita scolastica. Forse aveva parlato con gli amichetti. Mi assalì come una furia: “Pensavo che tu fossi il migliore papà del mondo. Invece non lo sei”. Ha idea di che cosa prova un genitore a sentirsi dire una frase del genere?».
Nicoletta Dentico, ex vicepresidente di Mani tese, mi ha detto: «S’è convertito».
«Lei mi ha convertito, Dio la benedica. Ogni settimana telefonava per insultarmi. Alla fine mi trascinò alla Conferenza di Oslo del 1997. E lì una sera si sedette davanti a me un ex ufficiale dell’esercito britannico, meno di 30 anni, bellissimo. Aveva perso un braccio e parte di una gamba durante uno sminamento in Cambogia. “Proprio lei dovevo incontrare?”, mi apostrofò. Che pena, che pena!».
Di mine antiuomo quante ne restano? «Nessuno lo sa. Solo sul confine Iran-Iraq ce ne saranno 40 milioni. Si calcola che nel mondo abbiano fatto non meno di 500.000 vittime, tra morti e mutilati».
(ricerca sul web e recensione articolo a cura di Antonio Ghibellini)