Intervista esclusiva con la titolare dell’UNHCHR in Honduras.
Isabel Albaladejo è la direttrice dell’Ufficio dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani in Honduras (UNHCHR), organismo la cui assistenza tecnica ha contribuito in modo sostanziale alla stesura di una proposta di legge a favore delle vittime della dottrina della sicurezza nazionale, implementata nel Paese durante gli anni 80.
Tale proposta è stata presentata lo scorso 30 agosto alla presidente Xiomara Castro dal Comitato dei famigliari dei detenuti scomparsi in Honduras (Cofadeh).
Dell’importanza di questa iniziativa, Isabel Albaladejo ha parlato in esclusiva con La Rel.
“L’Honduras ha subito un periodo di violenza istituzionale sistematica che risale agli anni 80, periodo durante il quale sono stati commessi grandi abusi e violazioni dei diritti umani sui quali non è ancora stata fatta giustizia”.
“In questo senso”, continua la titolare dell’UNHCHR in Honduras, “si tratta di un debito storico di grandi dimensioni che lo Stato honduregno ha nei confronti delle vittime di quel periodo e dei loro familiari”.
Il diritto di non ripetizione
Proprio per questo motivo, nel tentativo di garantire il diritto che hanno le vittime e la società honduregna nel suo complesso alla non ripetizione dei crimini avvenuti nel passato, l’UNHCHR ha partecipato attivamente alla stesura di questo disegno di legge, il cui obiettivo è quello di dare dignità alle vittime dei crimini commessi tra il 1980 e il 1993, periodo in cui si è applicata la famigerata dottrina della sicurezza nazionale.
“Questo progetto prevede diverse misure che tendono proprio a garantire il diritto alla verità, alla giustizia, il dovere della memoria e, ovviamente, la riparazione e la garanzia di non ripetizione”, spiega Albaladejo.
“In un momento come quello che sta vivendo l’Honduras, è fondamentale lavorare sulle garanzie di non ripetizione, perché gli eventi del passato diventano un presente continuo quando non se ne affrontano le cause e le radici strutturali”.
I drammatici eventi del colpo di stato del 2009 e le violenze post frode elettorale del 2017 ne sono un chiaro esempio.
Nessuna condanna
“È stato ampiamente dimostrato che quando le gravi violazioni dei diritti umani del passato non vengono indagate, né punite, questi eventi tendono a ripetersi perché si manda un messaggio perverso e molto pericoloso che si è al di sopra della legge”, avverte Albaladejo.
“A differenza di altri paesi della regione, in Honduras non c’è una sola sentenza in cui siano stati condannati gli autori materiali e intellettuali dei crimini degli anni ’80. È un debito con le vittime che non possiamo ignorare”.
Nonostante l’apertura dell’attuale governo di Xiomara Castro in termini di diritti umani e responsabilità dello Stato honduregno per i crimini del passato, il disegno di legge potrebbe non avere un percorso facile quando raggiungerà il Congresso per la sua discussione e approvazione.
C’è bisogno di un patto sociale
“La giustizia transizionale non dovrebbe avere colore ideologico, perché è una questione di giustizia sociale e di onorare le vittime. È una questione che dovrebbe coinvolgere tutti i partiti politici e la società nel suo complesso”, afferma la titolare dell’UNHCHR.
“Tutto questo”, prosegue, “va fatto attraverso un patto sociale che trascenda ogni ideologia o colore politico, mirando a stabilire giustizia sugli eventi del passato, per evitare che si ripetano”.
Albaladejo ha infine rivolto un appello a tutti i settori politici del Paese e a coloro che hanno partecipato all’implementazione della dottrina della sicurezza nazionale.
“Tutti devono contribuire alla riparazione per i familiari delle vittime di sparizione forzata in Honduras. Questo è il momento di farlo, non si può aspettare oltre”.
Fonte: Rel UITA (spagnolo)