Demenza è un termine usato per descrivere un processo degenerativo che colpisce le cellule cerebrali, provocando l’alterazione progressiva di alcune funzioni (memoria, pensiero, ragionamento, linguaggio, orientamento, personalità e comportamento) di severità tale da interferire con gli atti quotidiani della vita.
La malattia di Alzheimer, descritta per la prima volta nel 1906 dallo psichiatra e neuropatologo tedesco Alois Alzheimer, è la più comune causa di demenza (rappresenta il 50-60% di tutti i casi). Attualmente non è guaribile in quanto ancora oggi non se ne conoscono chiaramente le cause e la maggior parte degli scienziati ritiene non si tratti di un’unica causa, ma di una serie di fattori. Infine, anche se il principale fattore di rischio è l’età, la malattia di Alzheimer non è l’inevitabile conseguenza dell’invecchiamento.
Circa 50 milioni di persone nel mondo vivono con demenza e si prevede che questo numero aumenterà fino a 152 milioni entro il 2050, in aumento soprattutto nei Paesi a basso e medio reddito (LMIC), dove vivono circa due terzi delle persone affette da demenza. La demenza colpisce gli individui, le loro famiglie e l’economia, con costi globali stimati in circa 1 trilione di dollari all’anno.
Tuttavia, l’incidenza della demenza specifica per età è diminuita in molti Paesi, probabilmente a causa dei miglioramenti nell’istruzione, nella nutrizione, nell’assistenza sanitaria e nei cambiamenti dello stile di vita. Un numero crescente di prove scientifiche supporta i fattori di rischio alla base della demenza: minore istruzione, ipertensione, problemi di udito, fumo, obesità, depressione, inattività fisica, diabete, basso contatto sociale, consumo eccessivo di alcol, lesioni cerebrali traumatiche e inquinamento atmosferico. Insieme, questi 12 fattori di rischio modificabili rappresentano circa il 40% delle demenze a livello mondiale, che di conseguenza potrebbero teoricamente essere prevenute o ritardate. Il potenziale di prevenzione è elevato e potrebbe essere maggiore nei Paesi a basso e medio reddito (LMIC) dove si verificano più demenze.
Fino al 40% dei casi di demenza previsti a livello globale entro il 2050 potrebbero essere ritardati o addirittura evitati intervenendo sui principali fattori di rischio. È quanto emerge da una ricerca della Lancet Commission: in Italia – dove le persone con demenza oggi sono 1.480.000 – significherebbe fermare o rallentare l’insorgere di questa condizione in più di 900.000 persone, sulle oltre 2.300.000 che si stima vivranno con la demenza entro la stessa data.
Siamo a settembre, nel pieno del XII Mese Mondiale Alzheimer, un mese che dovrebbe servire proprio per sensibilizzare tutti su ciò che occorre fare per fermare o rallentare i casi di demenza. A partire da ciò che dovrebbe fare la politica, dando per esempio priorità all’educazione infantile per tutti e ad iniziative di sanità pubblica volte a ridurre al minimo i 12 principali fattori di rischio.
Scrive la Lancet Commission nel suo report: “Raccomandiamo di mantenersi cognitivamente, fisicamente e socialmente attivi nella mezza età e in età avanzata, sebbene esistano poche prove per una singola attività specifica che protegga dalla demenza. L’uso degli apparecchi acustici sembra ridurre il rischio eccessivo di perdita dell’udito. L’esercizio prolungato nella mezza età, e forse in età avanzata, protegge dalla demenza, forse diminuendo l’obesità, il diabete e il rischio cardiovascolare. La depressione potrebbe rappresentare un rischio per la demenza, ma in età avanzata la demenza potrebbe causare depressione. Sebbene il cambiamento del comportamento sia difficile e alcune associazioni potrebbero non essere puramente causali, gli individui hanno un enorme potenziale per ridurre il rischio di demenza”.
“Mantenere le persone affette da demenza fisicamente sane è importante per le loro capacità cognitive. Le persone affette da demenza hanno più problemi di salute fisica rispetto ai coetanei, ma spesso ricevono meno assistenza sanitaria comunitaria e trovano particolarmente difficile accedere e organizzare l’assistenza. Le persone affette da demenza hanno più ricoveri ospedalieri rispetto agli altri anziani, anche per malattie potenzialmente gestibili a casa. Sono morti in modo sproporzionato durante l’epidemia di COVID-19. I ricoveri ospedalieri sono dolorosi e sono associati a scarsi risultati e costi elevati. Gli operatori sanitari dovrebbero prendere in considerazione la demenza negli anziani senza demenza nota che hanno ricoveri frequenti o che sviluppano delirio. Il delirio è comune nelle persone affette da demenza e contribuisce al declino cognitivo. In ospedale, l’assistenza comprende un’adeguata stimolazione sensoriale”.
Le associazioni impegnate contro l’Alzheimer, a partire dalla Federazione Alzheimer Italia, chiedono che il Piano nazionale demenze consideri maggiormente la riduzione del rischio e soprattutto che il piano venga rifinanziato poiché i fondi previsti con la legge di Bilancio del 2021 stanno per esaurirsi. Servono campagne di sensibilizzazione e informazione, ma anche iniziative per combattere alla radice i fattori di rischio. Iniziative che possono e devono integrarsi con quelle messe in campo per raggiungere altri obiettivi che riguardano il benessere di tutta la popolazione.
Qui le iniziative del XII Mese Mondiale Alzheimer: https://www.dementiafriendly.it/mese-mondialealzheimer/.
Qui la ricerca della Lancet Commission: https://www.thelancet.com/article/S0140-6736(20)30367-
Qui il Piano demenze: https://www.salute.gov.it/portale/demenze/dettaglioContenutiDemenze.jsp? lingua=italiano&id=4231&area=demenze&menu=vuoto.