25 settembre 2023, Sesto San Giovanni. Abbiamo scritto più volte quello che sta avvenendo nella antica Stalingrado d’Italia:
un macello sociale. L’amministrazione comunale (a trazione leghista) ha tolto la rete che proteggeva chi rischiava di rimanere senza casa, addirittura ha lei stessa sfrattato i “suoi inquilini” (precedentemente protetti) a fine contratto. E così le famiglie si ritrovano in strada, nel vero senso della parola. Ma come è possibile che succeda se ci sono minori? Succede.
L’amministrazione di Sesto vuol dare l’esempio. Parecchi anni fa un gruppo sovversivo aveva lanciato uno slogan, parecchio inquietante: “Colpirne uno per educarne cento!” Ora una giunta di un grosso comune lombardo sembra far suo questo motto. Forse vogliono essere sovversivi? Cioè sovvertire l’attuale ordine? Sembrerebbe proprio così.
Ma veniamo a come è successo questa volta.
Due settimane fa si era presentato l’ufficiale giudiziario in via Luini 253 per sfrattare la signora con la sua figlia undicenne, eppure la morosità era stata riconosciuta come “incolpevole”. Una quarantina di attivisti si erano fatti trovare già dentro le scale del palazzo, seduti a terra. La faccenda era stata probabilmente giudicata troppo complicata ed era stato rimandato tutto. Pare che qualcuno abbia detto: oggi avevamo una sola camionetta della celere, la prossima volta saranno di più.
Era quindi partito un Tam Tam tra varie realtà milanesi che lottano per il diritto alla casa, movimenti, partiti, stampa: era necessario essere tre volte tanti. L’appuntamento era per le 8 e 30 del mattino.
È certo che questi volantini che girano siano visibili a manca e a destra, quindi la polizia si è procurata di essere lì dalle 6 del mattino impedendo a chiunque di avvicinarsi al portone. Le persone sono arrivate e anche ben organizzate: amplificazione, megafoni, musicisti, i fiati degli Ottoni a Scoppio, la chitarra di Alessio lega. Più di 100 persone, ma stavolta le camionette erano 4.
Più di due ore di musica e slogan gridati sotto quella finestra del secondo piano, da dove ogni tanto si affacciava la donna o un avvocato. Si gridava a gran voce di dare “tre mesi di proroga” sufficienti a rendere possibile una soluzione sensata visto il punto di graduatoria della signora, ma nulla. Verso le 10 e 30 appariva la donna con un paio di borse in mano. Ringraziava tutti e tutte, ma le veniva porto il microfono e iniziava a parlare: mantenendo una lucidità formidabile, raccontava come si fosse separata per violenze subite, di come avesse cresciuto le figlie più grandi e ora questa di 11 anni, di come non si potesse trovare casa in affitto con un contratto di 1200 euro. Ringraziava per la tanta solidarietà e malediceva tanta cattiveria.
Dopo poco partiva un corteo: verso gli Uffici per la casa del Comune. Ad un tratto si inseriva nel corteo la bimba che riceveva la notizia: sveniva letteralmente tra le braccia della madre, il corteo si fermava. Silenzio. La polizia che anticipava e seguiva il corteo non sapeva più dove guardare, per terra, il cielo. La vergogna traboccava.
Ripresasi la bimba il corteo ripartiva anche con la mamma, la bimba e amiche delle due. Palazzoni alti, pochi curiosi, un tran tran da non disturbare. Musica degli Ottoni a Scoppio, spiegazioni al megafono.
Uffici del Comune? Va bene, ricevono una delegazione di 6 persone. Fermi tutti gli altri, però. Il solito teatrino, la parvenza di democrazia, di ascolto, di ricevere i cittadini. Il nulla. Nessuna soluzione.
Il gruppo, stanco, riparte, stavolta verso la parrocchia in cerca di una soluzione di emergenza. Alla fine, saranno delle famiglie del Comitato per il diritto alla Casa che, malgrado le case piccole, la accoglieranno.
Pare che il Comune di Sesto San Giovanni abbia circa 150 appartamenti vuoti da utilizzare per risolvere casi di emergenza: perché non lo fa? Il sindacato Unione Inquilini e il Comitato per il Diritto alla casa di Sesto San Giovanni promettono che da qui in avanti la partecipazione crescerà. Dai e dai, si risveglierà la vecchia Stalingrado…