Siamo giunti al decimo anno de Il tempo delle donne, evento organizzato e promosso da 27esimaora e Corriere della sera e sono passati dieci anni dall’uscita del mio Ho messo le ali (due edizioni), libro che mi ha dato molte soddisfazioni (libro che cura sul sito di Sellerio, premio Donne che ce l’hanno fatta). Ali, libertà ed il rimando alla metafora dell’anima contenuta nel Fedro di Platone è immediata.
Cosa è la libertà? Per Socrate è libero chi riesce a dominare i propri istinti, quando l’anima è padrona del corpo: l’eroe per Socrate non è chi vince i nemici in battaglia ma colui che vince i nemici interiori. Colui che si avvicina a non aver bisogno di nulla se non della ragione.
Portando all’oggi questo ragionamento possiamo dire che essere liberi significa non dipendere da qualcosa e/o da qualcuno. La libertà interiore favorisce il riscatto femminile, cosa è la libertà se non svincolarsi dagli stereotipi? Un lavoro del tutto filosofico nato cinque secoli a.C. nell’agorà greca ad opera di Socrate, il primo filosofo che si è occupato dell’interiorità umana. Un filosofo che nonostante l’epoca in cui è vissuto, le donne erano interdette alla vita pubblica, non era maschilista e lo dimostra ad esempio nel dialogo Simposio dove afferma che è stata una donna, Diotima di Mantinea, ad educalo all’amore nel significato di amore nelle sue diverse manifestazioni. Così come il filosofo di Ho messo le ali che aiuta Francesca, la protagonista, a mettere le ali, operazione che ogni donna dovrebbe mettere in atto perché possedere la libertà interiore aiuta a raggiungere quella concreta della vita quotidiana che si può trasmettere alle figlie, alle allieve… La libertà interiore conduce al rispetto di sé e di conseguenza a quello degli altri. E sappiamo quanto il rispetto unito all’amore ed alla parità siano tre capisaldi per il riscatto femminile e fattori determinati per il contrasto alla violenza, ciò che si impara in famiglia e a scuola si trasmette, si sperimenta, si mette in pratica nelle relazioni con gli altri. La protagonista della storia narrata grazie ad un filosofo con cui entra in costante dialogo impara il significato profondo della parità, lo fa imparando a mettere in atto alcune strategie a partire dal dire no a chi ci vuole prevaricare con l’ironia che è un fondamentale strumento.
Mi domando e vi domando: i giovani si rendono conto di essere carenti di libertà interiore? Il bisogno di dipendenza a vari livelli mi sembra molto accentuato e come ho detto la dipendenza si oppone alla libertà. Essere liberi, mi sembra ormai chiaro dal discorso che ho fatto, non significa fare tutto ciò che si vuole a discapito della libertà altrui, ma vuol dire esseri liberi di scegliere che è l’obbiettivo di una vita veramente vissuta. Essere liberi vuol dire amare davvero che è volere la libertà dell’oggetto amato nel rispetto dell’amore. Essere liberi significa non essere soffocati da frustrazioni e risentimenti, essere liberi vuol dire ripudiare la violenza.
Un altro filosofo che ho preso in considerazione è Renato Cartesio, fondatore della filosofia moderna (1594-1650), un uomo anti-maschilista ed è per questo un punto di riferimento al di fuori del suo essere stato importante matematico. Per lui la libertà è, per dirla semplicemente, se affermo o nego ciò che mi suggerisce l’intelletto non mi sento costretto da qualcosa di esterno perché l’intelletto che detta legge sono io stesso, la mia stessa ragione. Possiamo considerare Cartesio un anti-maschilista e modello di riferimento anche per l’educazione ai sentimenti che conduce alla libertà interiore, al rispetto della donna e/o madre e del figlio. Si, perché l’educazione al sentimenti conduce alla libertà di amare. Cartesio in un certo senso porta avanti la missione socratica, ma lo fa nel nascondimento di sé: non si è immolato per le proprie idee, si è invece nascosto come dice l’epitaffio da lui voluto sulla propria tomba: “Bene vixit, qui bene latuit”. Ma il suo essere del tutto riservato non gli ha impedito ad esempio di scrivere in un lettera. dove scrive della sua piccola figlia morta a cinque anni di difterite, che un uomo non deve necessariamente mostrare un viso tranquillo nel dolore perché piangere non è solo una manifestazione femminile. La libertà di esprimere i propri sentimenti, non solo quelli positivi, è una catarsi, è parte di quella educazione ai sentimenti indispensabile per una vita associata sempre meno oppressa e turbata dalla violenza.
Ha partecipato all’incontro Paola Giordano, artista visuale e concettuale con la sua opera “Farfalla o libertà inchiodata”. La pittrice è intervenuta sul tema affermando che il quadro, un dittico formato da due pannelli che si possono leggere da sinistra a destra e viceversa, rappresenta una farfalla libera di volare ed una con le ali inchiodate. Si parte quindi dalla consapevolezza che le donne ma anche gli uomini si trovano a rinunciare alla propria natura. È importante acquisire consapevolezza e tentare di rimarginare le ferite delle nostre ali.
L’auspicio è il coraggio di ri-trovare se stessi, rinascere liberi per abbracciare la nonviolenza.