Il rispetto della volontà degli elettori.
Sembra che sia questo il principale motivo addotto per giustificare le riforme costituzionali che la ministra Casellati sta predisponendo, ma le contraddizioni sono molte ed evidenti.
Anzitutto si vuole proporre l’elezione diretta del Presidente del Consiglio dei ministri e non più del Presidente della Repubblica, ma nel programma elettorale del centrodestra si puntava alla modifica del sistema di elezione del Presidente della Repubblica.
E gli elettori hanno votato per la coalizione di centrodestra che presentava quel programma. Cambiare le carte in tavola non è certamente un modo per rispettare la loro volontà.
In nome del rispetto della volontà degli elettori pare che si vogliano introdurre norme per garantire la stabilità dei governi attraverso la cosiddetta sfiducia costruttiva: un governo può essere sfiduciato dal Parlamento soltanto se contemporaneamente è già pronto un altro governo. In questa prospettiva ci si dimentica che in realtà gli elettori votano per eleggere i propri rappresentanti in Parlamento e il fatto che il governo riceva o no la fiducia è un’altra questione, che non riguarda il rispetto della volontà degli elettori.
Periodicamente ritorna anche la problematica del cambio di casacca dei politici eletti. Di conseguenza si vorrebbe impedire che un eletto cambi gruppo parlamentare per rispettare il mandato ricevuto dagli elettori. Ma la Costituzione stabilisce che ogni eletto rappresenti la Nazione e non il partito nelle cui liste è stato eletto. Ovviamente è legittimo proporre meccanismi per limitare o impedire i cambi di partito, ma non in nome del rispetto della volontà degli elettori.
Se davvero si volesse rispettare la volontà degli elettori, ci sarebbe effettivamente una riforma da realizzare: una legge elettorale che promuova e garantisca il rispetto di quella volontà. È opportuno qui ricordare che l’attuale maggioranza parlamentare non corrisponde alla maggioranza dei voti espressi dagli elettori. La sovranità appartiene al popolo e sicuramente non ai rappresentanti di una minoranza diventata maggioranza soltanto grazie ad un artificio elettorale.
Per non dire dello scandalo dell’impossibilità da parte degli elettori di scegliere il proprio rappresentante a causa della mancanza del voto di preferenza. Da tre decenni in Italia alle elezioni politiche sostanzialmente gli eletti sono determinati a priori dai vertici dei partiti. L’elettore di fatto diventa un esecutore di scelte fatte da altri. Purtroppo su questo punto per l’elettore il rispetto non vale.
Ovviamente, il rispetto della volontà degli elettori dovrebbe essere la bussola che guida le riforme istituzionali, ma è evidente che questo rispetto viene richiamato e sbandierato quasi sempre soltanto in modo strumentale. Per rispettare la volontà degli elettori servirebbero anzitutto politici capaci di rispetto. Dalle proposte di riforma finora avanzate non pare che sia così.
Perciò resta valido il monito di Platone: “L’umanità non potrà mai vedere la fine dei guai fino a quando gli amanti della saggezza non deterranno il potere politico, o i detentori del potere non diventeranno amanti della saggezza”.