Si è svolto sabato in varie città italiane (Roma, Milano, Venezia, Torino, Genova), sia pure in tono minore, il Privacy Pride. Con dei volantinaggi nelle piazze, si è cercato di informare i cittadini sulla cosiddetta #chatcontrol.

I governi europei – spiegano i promotori -, potranno « intercettare automaticamente e senza mandato giudiziario tutte le chat e le email di tutti i cittadini per individuare (con ampio margine di errore!) materiale pedopornografico, in barba al principio dell’inviolabilità della corrispondenza e all’art. 15 della Costituzione italiana e dell’art. 12 della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani » [1].

« Con la nobile scusa di fermare gli abusi sui minori », il prossimo 28 settembre 2023 i governi degli Stati membri dell’UE avalleranno il “regolamento sugli abusi sessuali su minori”.

« Noi sappiamo che gli abusi sui minori non si combattono intercettando indiscriminatamente i cittadini, ma intervenendo sul degrado sociale ed economico delle loro famiglie », spiegano i promotori.

« In tutto il mondo gli stati tendono ad aumentare la sorveglianza, a scapito del diritto di ogni persona alla tutela dei propri dati e dei propri spazi personali, ciò che comunemente chiamiamo privacy », scrivono i promotori del Privacy Pride nel proprio manifesto [2].

A loro sostegno, Patrick Breyer, parlamentare dei Pirati Europei, iscritto al gruppo dei Verdi, ha inviato un video messaggio.

Il Comitato Privacy Bene Comune: la Privacy è un diritto umano

Al contrario, loro « rivendicano orgogliosamente il diritto alla privacy come diritto umano; e difendono la privacy dall’invadenza dello stato, ma anche dalla pericolosa, subdola e globale prepotenza dei monopolisti dell’informatica e dell’elettronica ».

« C’è bisogno di parlare di privacy tra le persone e, soprattutto, tra tutti quegli attivisti per i diritti umani e civili che, per ragioni culturali e storiche, non sono sensibili nei confronti dell’importanza della privacy come fondamento per tanti dei diritti umani per cui esse si battono. Questa è una battaglia per la democrazia », insistono ancora [3].

Il comitato promotore del Pride, il Comitato “Privacy Bene Comune”, contesta altresì « l’adozione nella scuola pubblica di piattaforme cloud extraeuropee che drenano dati senza alcun reale controllo sovrano italiano ed europeo e senza alcuna possibilità di opporsi seriamente da parte del singolo studente o della singola famiglia ».

« È importante fermare l’approvazione di questo regolamento – concludono un comunicato -, altrimenti a breve potremmo ritrovarci con un sistema in grado di intercettare tutti i cittadini in cerca di immagini di abusi; e se domani questo sistema venisse esteso per ricercare qualsiasi contenuto che non sia ritenuto consono alle posizioni ideologiche del governo pro tempore? ».

Fonti e Note:

[1] Privacy Pride, “Privacy Pride: il 23 settembre nelle città italiane per rivendicare il diritto alla privacy contro il regolamento europeo #chatcontrol”.

[2] Privacy Pride,Manifesto”.

[3] Privacy Pride, “Privacy Pride, la prima iniziativa di attivismo per la privacy”.