Da tempo è in corso un grande dibattito sull’impatto dell’uso dei media digitali sulla crescita dei minori. La letteratura ha già individuato una relazione negativa tra precocità e quantità d’uso dello smartphone e risultati scolastici, ma spesso si lamenta l’assenza di evidenze scientifiche più solide delle semplici correlazioni. Ora a sostenere che l’uso intensivo e precoce degli smartphone nei ragazzini non favorisce l’apprendimento ma riduce le performance scolastiche di una parte consistente della popolazione studentesca è una ricerca dell’Università Milano-Bicocca e SUPSI sui dati INVALSI. Dal titolo “L’acquisizione anticipata di smartphone ha un impatto negativo sulla competenza linguistica, ma solo per gli utenti che utilizzano molto i media. Risultati di uno studio longitudinale quasi sperimentale”, la ricerca è condotta da Tiziano Gerosa, ricercatore della Scuola universitaria professionale della Svizzera italiana (SUPSI) e Marco Gui, direttore del Centro Benessere Digitale di Milano-Bicocca (dipartimento di Siciologia e Ricerca sociale).
Un’indagine che ha testato le principali ipotesi teoriche sul ruolo dello smartphone nei processi di apprendimento, sia quelle che ipotizzano benefici sia quelle che si attendono impatti negativi.
“Attualmente, si legge nell’introduzione della Rapporto, i dati in Europa e negli Stati Uniti identificano l’età media in cui i primi adolescenti ricevono il primo smartphone tra i 10 e gli 11 anni, quando in genere entrano nella scuola secondaria inferiore. Questa fase di transizione rappresenta un momento impegnativo nella vita dei bambini, in cui le capacità di autoregolamentazione degli individui aumentano la loro rilevanza come fattore chiave per il successo accademico.”
La ricerca ha preso in considerazione il range di età 10-14 anni, confrontando chi riceve il dispositivo prima dei 12 anni, ovvero a 10 e 11 anni e quindi nel passaggio tra primaria e secondaria di I grado e chi lo riceve negli anni successivi, cioè a 12, 13 e 14 anni. Il campione totale era composto da 1.672 studenti delle scuole secondarie di primo grado e le informazioni amministrative sono state recuperate sugli stessi studenti nel tempo dall’Istituto Nazionale di Valutazione del Sistema Istruzione (INVALSI).
I risultati non mostrano benefici al termine della secondaria di primo grado per coloro che sono entrati in possesso precocemente dello smartphone, neppure per gli studenti più motivati allo studio. Tuttavia, i partecipanti che avevano abitudini intense di utilizzo dei media prima di possedere uno smartphone (più di due ore al giorno tra Tv e videogiochi) sperimentano un impatto negativo e significativo sull’apprendimento in italiano. Al momento della rilevazione dei dati, gli studenti con uso intensivo degli schermi – e quindi soggetti al possibile effetto negativo dello smartphone – erano il 23,5 per cento della popolazione studentesca italiana.
Marco Gui del Centro Benessere Digitale e coautore della ricerca ha sottolineato come “questo risultato confermi un’ipotesi che sta emergendo nella letteratura internazionale” e cioè che “l’uso autonomo dei media mobili durante l’infanzia può nuocere in particolare a coloro che presentano fragilità preesistenti, in questo caso una ridotta capacità di limitare l’uso degli schermi legata al contesto familiare o a specifiche caratteristiche psicologiche”. Mentre l’altro autore dello studio, il ricercatore Tiziano Gerosa, ha aggiunto: “Questo studio è il primo in Italia che va alla ricerca dell’impatto dello smartphone sui livelli di apprendimento con metodologie più sofisticate. Si tratta infatti di uno studio quasi-sperimentale che utilizza dati longitudinali INVALSI su bambini e preadolescenti nel passaggio dalla primaria alla secondaria di I grado. Questa metodologia permette di avvicinarsi – pur con alcuni assunti – a una interpretazione causale dei risultati.”
Nelle conclusioni i ricercatori affermano: “I decisori politici dovrebbero informare le famiglie dei rischi potenziali dell’uso intensivo dei media durante la scuola primaria e del possesso precoce di smartphone personali per quei bambini che, per ragioni individuali o contestuali, sono già forti utilizzatori di schermi multimediali. Le politiche dovrebbero concentrarsi su quelle famiglie in cui i genitori non sono in grado di limitare il tempo trascorso davanti allo schermo durante la scuola primaria. Le istituzioni educative e le famiglie potrebbero invece agire in due modi diversi: dovrebbero 1) fornire ai giovani le competenze per evitare l’effetto distraente degli schermi multimediali fin dalla scuola elementare; 2) fornire ai giovani uno smartphone solo quando dimostrano di saper gestire il proprio tempo con gli altri supporti video senza spostamenti.”
Altre ricerche sono in corso su questo tema da parte del Centro “Benessere Digitale” di Milano-Bicocca. In particolare, il progetto EYES UP, finanziato da Fondazione Cariplo, analizzerà l’impatto di un insieme di dispositivi ed esperienze online precoci sui livelli di apprendimento nel corso della carriera scolastica degli studenti dalla primaria alla secondaria di II grado.
Qui per scaricare la ricerca di Milano-Bicocca e SUPSI.