Solo oggi, a due mesi dalla firma del memorandum tra UE e Tunisia, ha avuto luogo il primo dibattito parlamentare sull’accordo, i cui negoziati hanno aggirato ogni passaggio democratico.
“L’Italia e l’UE hanno dato alla Tunisia la possibilità di usare la migrazione come elemento di pressione, come già fatto in passato con la Turchia e la Libia, svendendo i valori fondanti delle democrazie europee con accordi che non pretendono niente in cambio in termini di rispetto condizionale dei diritti fondamentali che l’UE avrebbe la responsabilità di tutelare nella dimensione esterna delle sue politiche” dichiara Giorgia Linardi, portavoce di Sea-Watch.
Dopo il pluriennale fallimento degli accordi con la Libia, che hanno portato migliaia di morti e la legittimazione di un ciclo di abusi nel Mediterraneo centrale, la stessa formula è applicata dal governo italiano e dalla Commissione UE con la Tunisia.
Durante il dibattito al Parlamento Europeo sul memorandum tra l’Unione e il Paese nordafricano, il Commissario per l’Allargamento e la Politica Europea di Vicinato Oliver Varhelyi ha promesso più mezzi e più soldi alle autorità tunisine per trattenere le persone migranti ad ogni costo – o meglio, al preciso costo dei loro diritti.
Spiega Linardi: “Il memorandum UE-Tunisia è un fallimento annunciato, dalla debolissima portata politica e incentivo a pericolose pratiche sulla pelle delle persone.”
Ciò che come società civile ci aspettiamo dall’Unione Europea è una gestione saggia delle politiche migratorie, che tenga conto dei suoi valori, canali di accesso legali per l’Europa e tutela dei diritti delle persone.