Riceviamo e volentieri pubblichiamo questa lettera, che invita la Regione Emilia Romagna a investire sulle ferrovie e non sulle autostrade.

Gentile Presidente

Dall’alluvione di maggio nella nostra Regione ben due linee ferroviarie non hanno ripreso a funzionare: la linea “transappenninica” Faenza-Firenze, (chiusa nel tratto Faenza-Marradi) e la linea Faenza – Lavezzola.
Ci sono bus sostitutivi ma non sono paragonabili ai treni in termini di tempo, comodità e emissioni.  Attualmente la linea Faenza-Marradi è tutta sgombra. Cosa impedisce di aprirla?

Le Ferrovie dicono che ci sono 170 fronti di frana concentrati tra San Martino e Fognano. Dobbiamo aspettare che si muovano questi fronti o ci sono i soldi per mettere in sicurezza queste scarpate? Se dobbiamo aspettare che la natura faccia il suo corso, potrebbe volerci un secolo. Inoltre, se le frane incombono sulla ferrovia, tanto più incombono anche sulla strada, resa ancora più pericolosa dall’affollamento. Si tratta infatti di una strada stretta e sempre più trafficata, dove aumentano incidenti e smog per i paesini delle zone interne. Se il criterio è la sicurezza e la salute pubblica anche la strada risulta molto più pericolosa della ferrovia. Chiediamo alla Regione risposte certe e urgenti perché la ferrovia faentina è un bene comune e va ripristinata.

Tenuto conto che negli ultimi decenni in tutta Italia sono state tagliate 7000 km di ferrovie, tutte secondarie e che collegano per lo più le aree interne, auspichiamo che questo non sia il destino della Faentina.
Non solo la Faentina, anche la ferrovia Faenza Lavezzola è bloccata, nel suo tratto a Sant’Agata. Il ponte ferroviario come dicono i comitati degli alluvionati, va ricostruito più alto degli argini, per garantire sicurezza alla linea.

Chiediamo che la Regione si prenda questo impegno e interloquisca con RFI e Trenitalia per la rapida messa in sicurezza e riapertura delle linee Faenza Firenze e Faenza Lavezzola.

Chiediamo altresì che si migliori anche la frequenza dei treni nelle ferrovie regionali degli Appennini (come la Porrettana).

Il rapporto di Legambiente Pendolaria 2023 ha evidenziato gravi criticità, sia tra Bologna e Portomaggiore, sia tra Ravenna e Rimini, dove soprattutto nel periodo estivo faticano a convivere pendolari regolari e l’intensificazione dell’utenza legata al turismo. C’è una mancanza di fondi?

Notiamo però che i soldi per costruire autostrade si trovano sempre. Nella nostra regione fervono i cantieri per nuove autostrade, ne elenchiamo alcune in progetto o già in costruzione:

  • il Passante di Mezzo,  cioè il raddoppio fino a diciotto corsie di tangenziale a poca distanza dal centro di Bologna,
  • la bretella Campogalliano-Sassuolo, un’opera che andrebbe a impattare sulle Casse di espansione del Secchia, alla faccia della messa in sicurezza idraulica del territorio,
  • la Cispadana, 67 km di cemento inutili tra Ferrara e Reggiolo,
  • senza parlare delle quarte corsie nell’A1-A2-A13 e di un recente progetto di nuova superstrada in Valmarecchia.
  • Infine si torna a parlare della Romea Commerciale, la nuova autostrada Mestre Cesena, un revival del progetto Orte Mestre.

Abbiamo letto, dalla stampa, che l’assessore regionale Corsini chiede solo che nel tratto dell’Emilia Romagna questa autostrada non sia a pagamento. Per il resto, nessun “pregiudizio” per un’opera già duramente contestata in passato. Un’opera che impatterebbe su oltre venticinquemila ettari di zone protette, tra siti di interesse comunitario (Sic), zone a protezione speciale (Zps), parchi regionali e altre zone di grande pregio paesaggistico e naturalistico.

Quale è la strategia della regione?

Chiediamo di investire sul ripristino e implementazione delle ferrovie secondarie e di abbandonare i progetti legati al traffico stradale.

In attesa di una vostra risposta, porgiamo cordiali saluti.

 

Rete Emergenza Climatica e Ambientale Emilia Romagna