Inizia un nuovo anno scolastico e proprio per questo abbiamo deciso di intervista il dottor Diego Palma, Direttore responsabile della testata giornalistica online La Voce della Scuola.
Quali novità dobbiamo aspettarci rispetto all’anno scolastico appena concluso?
Più che novità, io farei un bilancio dell’anno appena concluso partendo dall’accordo raggiunto tra il Ministero dell’Istruzione e del Merito e le Organizzazioni Sindacali del comparto istruzione sul rinnovo del Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro Comparto Istruzione, Università e Ricerca 2019/2021, risultato da una parte considerato importante, in quanto secondo la visione dell’attuale Governo è un primo obiettivo raggiunto in merito al comparto scuola. L’accordo, sempre secondo il Governo, rimette al centro docenti e personale Ata, valorizzando il loro ruolo e la loro professionalità. Ma c’è da considerare la posizione del Segretario Giuseppe D’Aprile della Uil Scuola Rua, che non ha firmato l’ipotesi del CCNL 19/21. Secondo D’Aprile questi i motivi principali della non sottoscrizione: il nodo politico sulla mobilità, la mancata valorizzazione del personale Ata, la precarizzazione del lavoro delle segreterie con l’istituenda figura del funzionario delle elevate qualificazioni con incarico triennale, l’assenza di riferimenti alle scuole italiane all’estero, la parte dedicata alle relazioni sindacali (tutela privacy) e il FMOF, fondo reso sempre più esiguo. Mi fermerei al contratto ed a i motivi principali della non sottoscrizione da parte della Uil, perché sono l’argomento cruciale che ha chiuso la stagione scolastica 2022/23 e aperto la nuova.
Che situazione stanno vivendo i docenti con la sempre maggiore precarizzazione, i nuovi concorsi e supplenze sparse in giro per l’Italia e spesso in luoghi molto lontani dalla famiglia?
Il problema del precariato è un problema atavico, ogni anno si fanno nuove stime e sono sempre in crescita, tutti i micro-tentativi, come ad esempio la call veloce o la mini-call veloce, possiamo definirli provvedimenti tampone. Così i concorsi, sempre più discussi, contestati e in certi casi anche con esiti determinati da sentenze del TAR. La macchina delle assunzioni tramite concorsi va rivista, un po’ come tutto l’aspetto legato ai vincoli e la mobilità. In questi giorni abbiamo ricevuto lettere in redazione a volte al limite dell’inimmaginabile. Situazioni complesse, difficili e davvero strazianti legate alla scelta di aver accettato l’immissione in ruolo in altra regione. Varie le ipotesi al vaglio, ma solo una magra consolazione, la stabilità a costo della lontananza e del sacrificio. Lontananza che spesso diventa incolmabile e insostenibile, una mobilità che varia anno in anno, derogata sempre a suon di decreti o ricorsi, ma mai con soluzioni definitive. Argomento noto ai docenti fuori sede o immobilizzati è il caro affitti, il caro trasporti, caro carburante e il caro la vita e un’inflazione che ci ha impoverito. A breve uscirà il concorso straordinario Ter, ma abbiamo un esercito di idonei che potrebbero essere stabilizzati, forse per riequilibrare le cose bisognerebbe istituire il doppio canale. Inoltre credo che bandire tutti questi concorsi e abilitare tutti non è una soluzione, anche perché non tutti arriveranno ad essere assunti a tempo indeterminato se analizziamo con attenzione i dati di nascite e crescita del nostro Paese, salvo applicare la riduzione del numero di alunni per classe.
L’Italia è il paese in Europa che investe meno nella scuola, investe addirittura meno della Grecia. Eppure, dovrebbe essere uno dei punti principali nell’agenda politica degli investimenti per il presente e il futuro. Secondo lei perché?
Perché la scuola è vista ancora come un mero costo, si lavora con vari tentativi da oltre vent’anni per trasformarla in un’azienda, ma in termini pratici siamo tutti consapevoli che non produce beni materiali, ma secondo il mio modesto parere produce la ricchezza più grande di un paese civile, “la conoscenza”. La conoscenza è la base della nostra evoluzione come specie. Tutto passa dalla scuola, non esiste una professione a questo mondo che non si basi sulla “conoscenza”. Stiamo trasformando quella che era una risorsa indispensabile in una fabbrica del nulla, del qualunquismo e del nulla assoluto. Abbiamo così mortificato la scuola e la comunità educante, che oggi insegnare e studiare sono diventati un aggettivo dispregiativo, tempo perso, tanto è passato il modello che con i soldi si può acquistare tutto a buon mercato, titoli compresi. Solo quando emergono situazioni gravi e difficili, come gli ultimi fatti di cronaca, che la scuola all’improvviso diventa importante, la si pone al centro del patrimonio del nostro paese, quando dovrebbe essere già così. La scuola è secondo me il primo avamposto dello Stato che un cittadino incontra subito dopo la famiglia, basti pensare agli asili nido, alle scuole elementari e così fino ad arrivare all’università. La scuola occupa in media vent’anni della vita di un cittadino e siamo disposti davvero a renderla superflua, inutile? NO? Allora investiamo sulla scuola e come Calamandrei immaginiamola come un organo fondamentale dello Stato e finiamola di trattarla come la Cenerentola del nostro paese, di fare cassa su di essa e di ridurre gli investimenti e di conseguenza gli organici e le competenze.
Lei è il Direttore responsabile di “La Voce della Scuola”, può raccontarci come è nata, quali sono i suoi principali obbiettivi, e quali sono le battaglie più importanti che ha seguito?
“La Voce della Scuola”, una testata giornalistica online, registrata presso il tribunale di Napoli, specializzata nel settore scolastico ma aperta al mondo della cultura e della formazione in ogni settore. La testata è un’emanazione dell’associazione di promozione sociale La Voce della Scuola Live, che promuove a sua volta anche la cultura, la comunicazione, l’editoria, l’informazione e il loro uso libero e corretto, al servizio della cittadinanza e in collaborazione con i più svariati soggetti.
La cultura, la comunicazione e l’informazione, in tutte le loro forme, sono strumenti preziosi per lo sviluppo, l’educazione e la formazione delle persone e delle comunità e per l’amicizia tra i popoli. La nostra idea era perciò quella di fondare un giornale che non fosse una riproduzione di notizie che rimbalzano ogni giorno da un’agenzia stampa all’altra ma uno strumento di ricerca per chi scrive e per chi legge; una vera sfida, il cui scopo primo e ultimo è di alimentare la coscienza della scuola a partire dai suoi protagonisti.
L’idea nata in piena pandemia oggi vanta un numero di autori e autrici pari a venti (20), compreso i due caporedattori Doriana D’Elia e Norberto Gallo, tutti gli autori appartengono alla comunità educante. Mi fa estremamente comunicare per la prima volta alla stampa, che con grande orgoglio abbiamo da poco accolto nella nostra famiglia editoriale, in maniera estremamente inclusiva, un giovanissimo autore, un ragazzo sordo con la passione per il sociale e la politica, Consigliere del Comitato Giovani Sordi Italiani della Regione Campania, Responsabile degli Affari Generali del Comitato Giovani Sordi Italiani Nazionale, Membro del Consiglio Nazionale Giovani come delegato del Cgsi Nazionale.
Come testata giornalistica organizzate o partecipate a vari convegni. Il 23 settembre, a Milano, parteciperai al convegno formativo intitolato “Inclusione E Diritti”. Può raccontarci di cosa si tratta?
Il convegno formativo dal titolo “Inclusione e diritti” è stato organizzato da Step-net ODV e CTS Gifted in collaborazione con La Voce della Scuola. Il focus sarà sui temi dell’unicità delle persone, dell’inclusione delle diversità e della tutela dei diritti, del potenziale umano, dei talenti, delle emozioni, dell’innovazione formativa e didattica, della comunicazione nell’ottica della promozione del benessere. E proprio in questo contesto si inserisce il tema fortemente sentito dai bambini e i ragazzi plusdotati e ad alto potenziale cognitivo che sono il 5/6 % della popolazione. Molti sono i miti e i pregiudizi che li accompagnano. Vengono chiamati geni, bambini sopra le righe. Altre volte si confondono e diventano vittime di diagnosi sbagliate. Alcuni non emergono. Altri si sentono emarginati. In realtà sono tanto intelligenti quanto sensibili e, spesso, soli. Per questo motivo risulta fondamentale divulgare il tema della Plusdotazione a tutti i livelli, in particolare quello scolastico e specialistico, e colmare il gap culturale che ancora esiste in Italia: riconoscere ed individuare precocemente gli studenti plusdotati è un fattore di protezione importante per includerli e supportarli in un percorso di crescita sereno. Questo tema, insieme a tanti altri, sarà ripreso nella terza edizione della Festa della Scuola, che si terrà ad Ascoli dal 26 al 29 ottobre. Un evento nazionale che personalmente ho molto a cuore e che organizzo in collaborazione con il prof. Massimo Arcangeli e l’associazione La Parola che non muore.