Lo scorso 9 e 10 settembre si è svolto a Pomaia, nel comune di Santa Luce, in provincia di Pisa la terza edizione del Festival del Tibet, che ha visto una partecipazione numerosa e calorosa, con un programma interessantissimo e ricco di contributi. Il Festival nasce come una occasione unica per conoscere un po’ più da vicino un paese straordinario, la sua storia, la sua lotta e il suo prezioso patrimonio di saggezza e gentilezza. Nel programma intenso si sono susseguiti incontri tenuti da alcuni Lama residenti in Istituto sulla felicità e infelicità della mente, sulla gestione della rabbia, sulla pratica della compassione, sull’amorevole gentilezza che crea armonia nella vita – passando da alcuni punti fermi del buddismo tibetano fino ad arrivare alla vita di tutti i giorni, secondo cui “Tutti vogliono la felicità. Nessuno vuole la sofferenza. Ciò che io voglio è ciò che l’altro vuole”. Inoltre, ci sono state meditazioni guidate, un concerto meditativo con musiche e mantra, la distruzione di un mandala creato dai monaci, laboratori pratici di arte buddhista e creazione di stampi in gesso per realizzare immagini sacre, cucina tibetana e tanto alto. Qualche giorno prima dell’evento il Dalai Lama in persona ha indirizzato una lettera all’Istituto Lama Tzong Khapa, che ha visitato nel 2014, per ringraziare per tutto l’impegno e la cura profusa per l’organizzazione dell’evento.
Uno dei momenti principali del festival di quest’anno ha riguardato la presentazione e la proiezione del film: “AMALA. La vita e la lotta della sorella del Dalai Lama” con la presenza straordinaria di Jetsun Pema, la sorella di sua Santità ed ex presidente del Tibetan Children’s Village, di Dharamsala in India. Il film autobiografico narra con immagini e video dell’epoca inediti e interviste attuali la storia della vita di Jetsun Pema interamente dedicata ai bambini rifugiati nel Villaggio dei bambini Tibetani, in cui è stato svolto il notevole lavoro di ricostruire un sistema educativo che fosse in grado di fare dei bambini “tibetani in esilio” dei “veri tibetani”. Anche il regista Geleck Palsang ha voluto mandare un messaggio di ringraziamento all’Istituto letto durante la serata, dicendosi onorato per la scelta di proiettare il film durante il festival. Nelle sue parole la profonda ammirazione per Jetsun Pema che è stata anche la sua Amala, ovvero “madre”, perchè lui era uno dei bambini del Tibetan Children’s village.
“Amala ha interrotto i suoi studi da giovane per occuparsi del Tibetan Children’s Village che all’epoca era solo un orfanotrofio. Trasformò l’Istituto in un collegio davvero notevole per molti orfani e semi orfani del Tibet, per molti studenti i cui genitori erano lontani o deceduti Amala è stata una seconda madre che ci ha cresciuto tutti con il suo amore tenace e la sua impareggiabile dedizione. Il debito che abbiamo nei suoi confronti è davvero un debito di educazione e di scopo”.
Il film offre una panoramica interessante per capire meglio l’istruzione in Tibet, Jetsun Pema ha raccontato di come nel 1979 fece parte della terza delegazione che si recò in Tibet, per la cosiddetta “Delegazione di istruzione” in cui le difficoltà dovute alla forza militare cinese furono non poche. In questi 105 giorni trascorsi in Tibet videro situazioni disastrose e nel documentario si possono vedere brevi video inediti di quei momenti. Dalla visita ad alcune tendopoli organizzate dai militari cinesi in cui si insegnava il cinese ai bambini, Jetsun Pema tornò in India riconoscendo ancora di più l’importanza della lingua madre nel sistema scolastico e così iniziarono a scrivere dei libri in tibetano da utilizzare con i bambini. Inoltre, in quegli anni l’India aveva aderito firmando una Dichiarazione Universale secondo cui “ogni bambino ha diritto ad essere educato nella sua lingua madre nella scuola primaria”, per cui piano piano la metodologia educativa da utilizzare in istituto venne a delinearsi con l’uso del tibetano. Jetsun Pema ha ricordato quanto il centro fosse stato fortemente voluto dal Dalai Lama, inizialmente era nato per la volontà di raccogliere tutti i figli dei lavoratori impegnati nella costruzione delle strade. “Sua Santità ha sempre avuto la convinzione che la cosa migliore che potesse essere fatta era dare la possibilità a questi bambini tibetani in esilio di avere un ottimo sistema di istruzione, sicuramente anche moderno, ma profondamente radicato nella lingua tibetana e secondo la cultura tibetana, in modo che i bambini potessero crescere istruiti, ma con le loro radici, profondamente radicate nella loro cultura. Il Dalai Lama ha sempre detto che i bambini non sono nient’altro che il futuro del Tibet e a noi fu data la responsabilità del futuro del Tibet proprio crescendo i suoi bambini; questo è iniziato 63 anni fa, molte cose sono cambiate e si sono trasformate, come potrete vedere nel film. Ad oggi più di 40000 studenti si sono diplomati al Tcv.”. La visione del film è stata molto toccante, così come la presenza di Jetsun Pema che per tutta la durata del festival è stata partecipe in istituto a vari momenti, passeggiando tra gli stand e gli spazi allestiti per le diverse attività in programma e accogliendo amorevolmente i saluti di tutti i partecipanti.
Un evento ben riuscito come quello organizzato all’Istituto Lama Tzong Khapa sembra essere un dovere minimo per ripagare la gentilezza di aver intercettato una cultura di saggezza e di pace come quella tibetana, così profonda, che con la resilienza, la forza di un popolo e di una tradizione è riuscita a mantenere intatta la propria identità, il dialogo e la nonviolenza, ieri come oggi.