Nanni Moretti ha detto che le parole sono importanti.
E il governo lo sa bene.
Le parole sono così importanti che diventano pericolose e vengono omesse.
In questi giorni abbiamo appreso che vogliono aprire 12 nuovi lager per imprigionare le persone migranti.
Ma non leggerete la parola “lager” nei titoli delle news.
Hanno paura di turbare l’atmosfera conviviale di un aperitivo milanese con una descrizione esatta della realtà.
Nelle occasioni mondane della buona società capitolina la parola “lager” può mandarti di traverso il prosecco e causare silenzi imbarazzati.
Quella parola mette in difficoltà gli editorialisti che si arrampicano sugli specchi per lodare il “senso di responsabilità del governo”.
Nemmeno Piantedosi riuscirebbe a pronunciare senza batter ciglio una frase come: “L’Europa ci chiede la costruzione di nuovi lager”.
C’è il rischio che la popolazione comprenda l’esatta natura di questi posti, quando racconti le cose come stanno con le parole giuste.
Quindi evitano con cura la parola “lager”. Li definiscono CPR.
Diventa tutto più facile quando usi un acronimo asettico e burocratico che fa dormire sonni tranquilli e si fa dimenticare subito.
Li chiamano CPR, così puoi voltare pagina senza farti troppe domande.
Ma sono abominevoli lager in cui i diritti umani vengono fatti a pezzi.