Per la 109a Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato, che si è svolta ieri, Interris.it ha intervistato Marco Impagliazzo, professore ordinario di Storia contemporanea all’Università di Roma Tre e attuale Presidente della Comunità di Sant’Egidio. Selezioniamo dall’ampia intervista alcuni passaggi.
“Occorre un approccio coraggioso e lungimirante, non dettato da contingenze o calcoli politici, per dare una risposta a chi è costretto a lasciare il proprio paese a causa di condizioni di vita insostenibili, come guerra, miseria, calamità naturali, ma che poi rappresenta un’opportunità per la società che lo accoglie, non solamente un problema da gestire”.
Lampedusa porta d’Europa: quali sono le cause dell’attuale crisi migratoria?
“Un concentrato di fattori, a cui anche la guerra in Ucraina contribuisce pesantemente, a dimostrazione di come in un’epoca globale come la nostra la guerra provochi conseguenze tragiche anche a migliaia di chilometri di distanza e che, per il bene di tutti, è fondamentale trovare presto una via d’uscita dal conflitto.
In tante società africane l’aumento dei prezzi dell’energia e dei cereali ha portato a un ulteriore impoverimento della popolazione, ingrossando le fila di chi – in assenza di canali legali – si mette nelle mani dei trafficanti.
Certamente le guerre e le crisi politiche in alcuni Paesi africani, come in Sudan o nella fascia del Sahel, spingono la gente a scappare.
Ma a costringere all’esodo sono anche i disastri ambientali. Colpisce che nel più grave naufragio di quest’anno, a Kalamata in Grecia, metà delle 600 vittime provenivano da un paese, il Pakistan, colpito recentemente da devastanti alluvioni”.
In Italia risiedono già da molti anni più di 5 milioni di migranti regolari che vivono con noi, lavorano, costruiscono il loro futuro in Italia: è necessario prenderne coscienza e uscire dalla logica ‘noi’ – ‘loro’.
Si tratta di vivere veramente insieme”.
“Sant’Egidio è a fianco dei migranti dall’inizio degli anni Ottanta. Accogliamo chi è giunto da poco in Italia o negli altri paesi europei dove è presente la Comunità, ma soprattutto lavoriamo per l’integrazione: le scuole di lingua e cultura italiana, presenti in numerose città, a partire da Roma, rappresentano per molti immigrati la porta per conoscere e capire tanti aspetti della nostra società.
In queste scuole, totalmente gratuite grazie all’impegno di molti volontari, migliaia di persone sono state aiutate a inserirsi nel mondo del lavoro e più in generale nel tessuto sociale in cui vivono.
Alcune tra loro fanno oggi i mediatori culturali, altre si impegnano come volontari per aiutare i nuovi arrivati.
C’è poi il grande lavoro dei corridoi umanitari: 6400 persone accolte dal 2016, grazie a tante famiglie italiane che continuano a offrire le loro case.
Accoglienza e integrazione sono le chiavi per affrontare con intelligenza questo fenomeno epocale”.
Mediterraneo mare di speranza e di morte. Secondo l’Oim, dal 2014 a oggi sono morti o sono andati dispersi oltre 26.000 migranti.
“L’Italia è il paese che salva più vite e con più arrivi nell’area mediterranea.
Deve essere sostenuta di più economicamente dall’Europa, per salvare e non solo per controllare, come ci si sta limitando a fare ormai da tempo.
Infine occorre spezzare il meccanismo dei pericolosi viaggi nel Mediterraneo e puntare su un’immigrazione regolare e gestita che può essere un’opportunità.
Tutto questo va fatto presto, perché non si può gestire il fenomeno dell’immigrazione al rallentatore e con troppa burocrazia. Per paura di reazioni spesso si preferisce l’immobilismo e le morti in mare aumentano”.
“L’immigrazione va sottratta alla strumentalizzazione politica e affrontata non come un problema da subire, ma un’opportunità da cogliere. È urgente farlo non solo a beneficio dei cittadini stranieri che scelgono il nostro Paese come luogo di residenza e lavoro, ma anche delle famiglie e delle imprese italiane.
Penso in particolare ai 20mila minori non accompagnati attualmente ospiti nei centri di accoglienza. Sono una risorsa e un valore aggiunto in un paese che sta diventando sempre più anziano e che soffre di una grave crisi demografica.
Andrebbero considerati come nostri figli. Non si può accettare che molti tra loro passino la giornata senza far niente: servono scuola e avviamento al lavoro”.