Incontro-evento venerdì 8 alle 17.00 alla Libreria Feltrinelli di Palermo (via Cavour) con Barbara Balzerani per presentare il suo libro “Lettera a mio padre” (DeriveApprodi, 2020) –

 

Barbara Balzerani è una figura centrale nella storia della sinistra italiana del secondo ‘900 ma anche una scrittrice emergente di grandi capacità letterarie e poetiche. “Lettera a mio Padre” è un viaggio personale ma non solo, è una lettera al padre, ma non solo. Sullo sfondo di questo dialogo immaginario c’è infatti la storia recente italiana.

La lettera, inoltre, leggendo il libro, si scoprirà, è destinata a tutti noi. A quanti sono rimasti a casa o, semplicemente, hanno preferito non sapere.

La figlia più amata quando incontra il padre nella sala colloqui del carcere deve accettare una separazione irrimediabile da lui che gli esprime tutto il suo rimorso per non averla fermata. Ma lei aveva ascoltato per anni il padre, aveva assorbito tutto e registrato ogni cosa, come fa chi è innamorato di qualcuno ed è attenta ad ogni dettaglio, che crede ciecamente alle promesse che lui le fa e non vuole deluderlo mai, nemmeno quando lui le chiede di mangiare tutto e lei fa finta di accontentarlo ma poi corre a nascondere il cibo che proprio non riesce a mangiare. 

E poco importava a lei se le promesse di grandi viaggi si riducevano a uscite di pochi chilometri, se le fantastiche vacanze si riducevano a brevi spostamenti in direzione del solito mare vicino Roma, se la fatidica serata a teatro, lei sola con il padre, non ci sarebbe mai stata.

Ma come sempre accade quando si ama qualcuno ciecamente un giorno un dettaglio rompe quell’incantesimo. La ragazza scopre che quelle promesse non saranno mai realizzate, non perché il padre non volesse ma perché non poteva. La distanza tra il sogno e la realtà è per il padre di Barbara una distanza che ha dovuto accettare nei fatti anche se lui ha continuato ostinatamente a sognare. 

Anche quando lui rivendica la sua diversità dagli operai della fabbrica costretti ad essere assimilati e, orgogliosamente, difende la sua libertà, Barbara capisce che si tratta di una libertà illusoria e modesta.

È questo il punto di frattura tra Barbara e il padre, ma è anche il punto di massima condivisione. Lei non è disposta ad accettare questa condizione di impotenza, questa separazione tra sogno e realtà ma non perché pensa di tradire le aspettative del padre, al contrario, per riscattarlo, proprio perché ha finalmente capito perché suo padre fosse costretto a non mantenere le promesse a quella ragazzina. Lei aveva sentito il suo dolore, lo aveva assimilato fino in fondo.

“Quel lunedì sono partita” ricorda Barbara Balzerani. E il viaggio verso Roma dalla periferia grigia e povera è per lei una rinascita. La città è la possibilità accecante di esistere, le fornisce una opportunità di riscatto, di essere protagonista della storia.

Ma, di nuovo, il viaggio di Barbara non è solo il suo, è il viaggio di una generazione “senza fissa dimora”, una generazione di confine tra un mondo in bianco e nero che stava morendo e un mondo nuovo a colori che nasceva con speranze di libertà, di diritti, di giustizia.

Un libro importante, soprattutto per il sud e per la sinistra. Un libro di denuncia contro l’esclusione, contro un modello industriale che ha significato un falso sviluppo, una emigrazione di massa, l’alienazione fordista, la distruzione dell’ambiente, la perdita di identità, la nascita di periferie terribili ma, soprattutto, che ha significato sottosviluppo, precarietà e illegalità per il sud. 

Una storia che racconta la fine del mondo rurale e le conseguenze di quello industriale che noi meridionali, siciliani, conosciamo fin troppo bene. Perché tutto è iniziato qui, a Portella della Ginestra.

Si può evitare in Sicilia il confronto che Barbara Balzerani ci propone sul Novecento? 

 

Victor Matteucci – Mediter Italia