Fulla aveva 8 anni, Wassim 9 e Jihad 10. Il 17 luglio 2014 stavano dando da mangiare ai colombi allevati nel terrazzo della loro casa a Gaza. Sono morti sotto i colpi di un missile israeliano lanciato da un drone, durante un cessate il fuoco. Altri due cuginetti di 13 e 9 anni sono rimasti gravemente feriti.
Tra le macerie della casa, completamente distrutta, è stato trovato un frammento di metallo con scritto: “Eurofarad-Parigi-Francia”. Le analisi hanno dimostrato che quel frammento faceva parte del sistema di puntamento elettronico per individuare l’obiettivo da colpire. La famiglia Sh-heiber ha fatto causa alla società francese produttrice. A nove anni dei fatti, la procura di Parigi ha aperto le indagini contro la società Exxelia, di cui fa parte Eurofarad, “per partecipazione in crimini di guerra”.
È la seconda volta che la magistratura di un paese esportatore di armi apre un’indagine contro i commercianti di morte. L’avvocato francese della famiglia palestinese ha commentato: “è ora che i venditori di armi siano puniti per i crimini causati delle loro produzioni”. È un primo passo verso la fine dell’impunità per l’industria bellica. Il caso precedente di una società italo-tedesca produttrice di armi, usati in Yemen, è stato archiviato dalla procura di Roma.