Come scrivevamo su Pressenza a fine mese scorso, a cinque giorni dalla scadenza del precedente contratto, il 25 luglio era stato firmato dal Sindacato dei Teamsters il più grande contratto di lavoro degli Stati Uniti, quello quinquennale di United Parcel Service (UPS). La sottoscrizione in extremis del contratto aveva evitato lo sciopero, votato dal 97% dei lavoratori, che avrebbe dovuto iniziare il primo agosto scorso. Ora, il comunicato stampa sindacale informa che la consultazione dei lavoratori, iniziata il 3 agosto e terminata ieri, ha visto la partecipazione del 58% dei 350.000 iscritti e ha raccolto l’approvazione del contratto firmato da parte della loro grande maggioranza (l’86% dei votanti si sono espressi per il SI’).
La dirigenza odierna del Sindacato, firmataria del contratto suddetto, era succeduta alla lunga leadership centrata sulla famiglia Hoffa. Il padre, storico organizzatore sindacale, osannato dalla base seppur in combutta con la malavita organizzata, scomparso nel 1975 dopo l’uscita di prigione. Il figlio, sottoscrittore del precedente contratto UPS del 2018 che aveva sollevato dissensi, poco democraticamente aggirati ma che, al successivo congresso, gli sono costati il posto.
Il mandato dei lavoratori alla nuova leadership eletta direttamente dalla base (e che ha anche inglobato parte della storica opposizione interna “per la democrazia sindacale”) era quindi di un consistente cambio di rotta: democrazia sindacale; trasparenza delle risorse; abolizione del livello contrattuale ibrido magazzinieri-autisti introdotto dal precedente contratto (che, con lo stesso lavoro, era pagato in media 6 dollari in meno all’ora e non aveva limiti al lavoro straordinario imposto); aumento della retribuzione da 16 a 25 dollari all’ora per i part-time, sempre più numerosi dagli anni Ottanta ed oggi il 60% degli iscritti ai Teamsters; tutti i furgoni delle consegne dotati di aria condizionata. Questioni che intaccavano il potere indiscriminato dell’azienda. La preparazione dei picchetti è durata un anno, comprensiva di prove di fronte ai cancelli.
La firma del contratto in extremis il 25 luglio è avvenuta per vari motivi. Del Sindacato, per il timore di non reggere un lungo sciopero che ne avrebbe dissanguato le risorse (per compensare parzialmente con una diaria la perdita di salario degli scioperanti). Dell’azienda, di perdere, col blocco delle consegne, una parte consistente della clientela (cosa che stava già accadendo), difficile poi da recuperare completamente. Dell’Amministrazione federale, preoccupata di dover decidere se bloccare o no lo sciopero. Come nel dicembre scorso, quando, anche allora 5 giorni prima dell’inizio del previsto sciopero, onde evitarne l’impatto sull’economia, Biden firmò, in quanto dipendenti pubblici, il disegno di legge del contratto dei ferrovieri. Sebbene, in questo caso, la normativa non preveda esplicitamente l’intervento presidenziale per i vettori di gomma come UPS, forte era la pressione di settori padronali per obbligare ad un arbitrato.
La nuova dirigenza sindacale aveva puntato tutto (risollevando militanza e aspettative) sulla mobilitazione ma si è dovuta presentare al voto degli iscritti non solo con risultati positivi ma anche con un’altra divisione aperta tra i lavoratori: se il livello discriminatorio per gli attuali 25.000 part-time è stato abolito dal nuovo contratto (comportandone un sostanziale aumento della retribuzione oraria), ne è stato creato in sostanza uno nuovo, per i nuovi part-time, a 21 dollari all’ora (23 alla fine del contratto quadriennale). Mentre per quelli già assunti la retribuzione oraria continuerà ad essere poco più della metà di quella massima degli autisti.
Soprattutto su questo argomento, sul fatto cioè che non si è ottenuto di tornare, come fino al 1981, ad una paga oraria uguale di tutti i lavoratori, alcuni gruppi dissenzienti hanno invitato a votare NO al contratto firmato. La leadership dei Teamsters ha utilizzato una grande campagna di consenso ed ha potuto valorizzare la sessantina di miglioramenti ottenuti rispetto al precedente contratto. Soprattutto nessuna concessione alle istanze aziendali (quelle che hanno caratterizzato i precedenti contratti). E poi, la parte economica garantisce incrementi complessivi mai recentemente ottenuti, soprattutto per le basse retribuzioni. Sono inoltre previsti: un potenziale aumento di 7.500 posti di lavoro a tempo pieno (accorpandone 15.000 a tempo parziale), l’acquisto dal prossimo anno di nuovi furgoni con aria condizionata e l’inserimento di dispositivi di climatizzazione nelle aree di carico in quelli vecchi, un giorno di ferie in più (il Martin Luther King Jr. Day), il divieto per gli autisti sia degli straordinari forzati al sesto giorno che della sorveglianza con telecamere a fini disciplinari.
Durante la vertenza contrattuale conclusasi col contratto di fine luglio si erano create grandi aspettative che includevano anche l’effettuazione, accuratamente preparata, dello sciopero. Molto sentito da una buona parte della base sindacale, sintomo della determinazione dei lavoratori statunitensi emersa in questi ultimi anni, che intendeva con esso dimostrare al padronato e ai capi la volontà di chiudere una fase di diminuzione dei diritti, controlli asfissianti ed aumento dei carichi, che avevano reso molto pesante il lavoro. Desiderio di mobilitazione che però si è infranto anche nella conferma di un contratto UPS di 5 anni di “pace sociale”, che prevede la consueta clausola “no sciopero”.
Nel merito del risultato del voto, è da notare il dissenso del 14% dei votanti. In gran parte lavoratori part-time, irritati dal fatto che continueranno ad avere una paga oraria minore di quella dei dipendenti a tempo pieno che svolgono lo stesso lavoro, ed anche magazzinieri, poco considerati nella vertenza. Ma anche originato da alcune modalità di accesso al voto.
Le dichiarazioni del Presidente dei Teamsters, O’Brien, in merito alle conseguenze nel mondo del lavoro statunitense dei risultati raggiunti col contratto UPS, che è stato valorizzato come assai positivo per aver raggiunto importanti obiettivi della piattaforma, sono state anche che “le aziende non sindacalizzate come Amazon sarebbe meglio prestassero attenzione”.
Vedremo ora se la vertenza per il rinnovo dei contratti delle 3 grandi aziende dell’auto, in corso di discussione e anch’essa guidata da una nuova dirigenza che intendeva valorizzare la spinta dal basso dei lavoratori, si concluderà con risultati pienamente all’altezza delle aspettative dei lavoratori.
Più in generale, anche la vicenda UPS, ha evidenziato che al movimento sindacale statunitense occorrerà forse rafforzare una visione meno aziendalistica e più ampia dei bisogni della società, sulla quale costruire unità e lotte dentro e fuori il posto di lavoro.
Fonti principali:
https://teamster.org/2023/07/weve-changed-the-game-teamsters-win-historic-ups-contract/ 25.7
Barry Eidlin, The Teamsters’ UPS Contract: A Win That Leaves Some Unfinished Business, Jacobin, 11.8
Louis Feliz Leon, Despite Big Teamster Wins at UPS, Some Expectations Outpace Gains, Labor Notes, 14.8
Chris Isidore, Teamster members ratify deal at UPS, putting strike threat to rest, CNN, 22.8
Sam Gindin, In Failing to Strike at UPS, the Teamsters Missed a Big Opportunity, Jacobin, 22.8