Una delle numerose conseguenze dell’alluvione dell’Emilia-Romagna è stato il grave danneggiamento della SP33 che collega Bologna a Ravenna. A quasi 3 mesi dal disastro del 17 maggio la strada è ancora chiusa, come testimonia il videomessaggio dei cittadini della zona riuniti in un comitato.

Il videomessaggio, lanciato insieme a una petizione partita il 4 agosto e che ha già superato le 15.000 firme, è diventato immediatamente virale sui canali social e ha costretto le istituzioni e la politica a dare le prime risposte.

Dopo un iniziale tendenza a rimpallare le responsabilità tra Comuni, Provincia e Regione (di chi è la responsabilità di una strada provinciale devastata da un evento su cui c’è un’emergenza nazionale?) c’è stata prima una interrogazione urgente della Consigliera regionale M5S Silvia Piccinini: sulla sua pagina FB  ricorda come il ripristino della Sp33 fosse uno degli obiettivi del documento consegnato al generale Figliuolo durante la sua visita nelle zone alluvionate dei giorni scorsi. Si è quindi mosso Stefano Bonaccini, Presidente della Regione Emilia-Romagna, dichiarando: “Insieme alla Città metropolitana di Bologna e alla struttura commissariale del generale Figliuolo  siamo al lavoro per ripristinarla il più velocemente possibile, aprendo il cantiere non appena le risorse stanziate saranno nella disponibilità dei territori”. Quando le risorse saranno disponibili non è dato sapere, il Decreto Attuativo è stato firmato pochi giorni fa e molti sottolineano che Figliuolo ha un portafoglio di 2,5 miliardi da spendere in tre anni a fronte di danni che vanno oltre i 9 miliardi.

Dulcis in fundo, è arrivato anche il Ministro dei Trasporti Matteo Salvini che, pur non essendo competente in materia, ha assicurato il suo interessamento e che parlerà ai suoi colleghi ministri del problema.

La petizione e il video continuano a circolare in attesa che dalle parole si passi ai fatti, dato che, come sottolinea la petizione “Se la situazione rimarrà questa saremmo costretti ad abbandonare le nostre aziende e case, e non è quello che si merita questo meraviglioso territorio e non se lo meritano i nostri nonni che su questo territorio hanno versato il loro sudore”.