« In epoca di crisi economica, di dichiarato ridimensionamento del bilancio dello stato, di povertà dilagante, c’è una voce di spesa dello stato che non da’ segnali di crisi: quella dell’8 per mille ».
« Ogni anno, in maniera costante, oltre un miliardo di euro viene distribuito tra varie organizzazioni rappresentanti altrettante confessioni religiose ».
E’ il movimento politico Sinistra Libertaria a ritornare su un tema sembra caro solo all’associazione UARR.
« Da anni, – spiega il suo portavoce – la Corte dei Conti segnala “incongruenze” e forse pure delle illegittimità della legge istitutiva dell’8 per mille e delle modalità di gestione dello strumento. Nessun governo, tuttavia, ha mai deciso di dare risposta. Forse per non inimicarsi la Chiesa Cattolica e il suo elettorato, in definitiva ».
« L’8 per mille, ad esempio – precisa Sinistra Libertaria –, non c’è in Irlanda, Regno Unito e Francia, dove la funzione di promozione religiosa non è ritenuta una competenza della Stato, in attuazione del principio separatista, secondo cui è compito esclusivo dei fedeli il sostentamento delle confessioni ».
I numeri dell’Agenzia delle Entrate sull’8 per mille
Secondo gli ultimi dati definitivi pubblicati dall’Agenzia delle Entrate, quelli inerenti i redditi 2019, invece, in Italia, l’8 per mille è costato, al netto della quota destinata allo stato, un totale di 1.082.000.000 euro, in massima parte assegnati alla Chiesa Cattolica ( appena oltre un miliardo di euro ) e in quote considerevolmente inferiori alle altre confessioni religiose ( alla Chiesa Valdese 42 milioni di euro; all’Unione Buddista Italiana, poco meno di 14 milioni di euro ) [1].
La proposta di Sinistra Libertaria: assegnare fondi solo per le scelte espresse
In merito ai rilievi individuati, « differentemente dal 5 per mille alle associazioni culturali, ad esempio – scrive la Corte dei Conti in una delle sue relazioni, per come riporta Sinistra Libertaria –, non è presente un limite al fondo e, soprattutto, lo stesso viene integralmente distribuito anche in assenza di scelta dei contribuenti. Dato che solo circa il 40% dei contribuenti esprime una preferenza, solo una tale riforma lascerebbe nelle mani dello stato circa 600 milioni di euro annui da destinare, ad esempio, ad un ulteriore finanziamento dei fondi per la lotta alla povertà ».
« Fa specie rilevare pure – prosegue Sinistra Libertaria – la voluta assenza di concorrenza dello stato – ma vale pure per i Comuni per quanto riguarda il 5 per mille – rispetto alle confessioni religiose. Mai o quasi mai stato, e Comuni, hanno promosso la propria destinazione così come invece fanno la Chiesa Cattolica a suon di milioni di euro di pubblicità ».
« A parte il meritorio impegno dell’UARR, non sembra che la politica si sia interessata alla materia. A noi sembra, invece – conclude il comunicato dell’organizzazione comunista –, un tema meritevole di ampio dibattito pubblico ».
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