Le strategie di deterrenza messe in atto dal governo non hanno rispetto delle vite umane.

Nonostante la sentenza che ha dichiarato illegale il trasferimento dei migranti in Ruanda, il governo del Regno Unito mantiene fermo il suo progetto politico. Slogan identitari, minacce di deportazione oltreoceano, l’incremento dei fondi destinati alle forze militari per la sorveglianza del Canale della Manica e la creazione di una struttura di detenzione galleggiante sono le risposte all’aumento degli arrivi sulle coste inglesi.

Nonostante l’investimento massiccio nella sorveglianza del Canale, centinaia di migranti attraversano ancora ogni giorno la Manica in piccole imbarcazioni. La presenza costante delle forze militari francesi e inglesi sulle coste e in mare rende il passaggio pericoloso, l’ultimo naufragio solo pochi giorni fa: almeno 6 i morti, cittadini afghani di circa 30 anni, e circa 10 le persone disperse. InfoMigrants segnala che a novembre 2022 il Regno Unito ha stanziato 72 milioni di euro per il controllo del Canale. Una parte dei fondi era destinata a rafforzare la sicurezza nei porti utilizzando droni, cani, telecamere e elicotteri. Inoltre la Francia avrebbe disposto di circa 350 forze armate in più attive nel controllo del confine. D’altra parte però, coloro che riescono ad attraversare il mare andranno incontro ad altri scenari drammatici.

La deportazione delle persone richiedenti asilo

Il 29 giugno 2023 la Corte d’Appello inglese ha dichiarato illegale il piano di deportazione di persone richiedenti asilo nel Regno Unito. I giudici hanno ritenuto che il Ruanda non disponga di un adeguato sistema di asilo, ponendo migliaia di persone in una condizione di estrema vulnerabilità. Il rischio principale è che il Ruanda deporti a sua volta le persone nel loro paese di origine, dove affrontano persecuzioni e trattamenti inumani. Di fatto la sentenza dichiara che il Ruanda non è un Paese sicuro, come viene dichiarato dalla propaganda governativa, che sostiene l’effetto deterrente di questo accordo.

Sarah Dines, Sottosegretaria all’Interno inglese, il 7 agosto 2023 ha rilasciato una dichiarazione a Times Radio in cui sostiene il valore delle politiche migratorie governative. Dines afferma come l’accordo con il Ruanda sia completamente legale, tanto che presto verrà richiesta un’ulteriore sentenza della Corte Suprema a riguardo. Inoltre, Dines presenta un altro progetto di deportazione, che potrebbe entrare in vigore in caso l’accordo con il Ruanda non si riesca a realizzare. La proposta prevede la deportazione delle persone richiedenti asilo nell’Isola dell’Ascensione, che si trova nell’Oceano Atlantico meridionale ed appartiene al territorio britannico d’oltremare di Sant’Elena.

Il progetto aveva già preso forma tre anni prima, sotto una richiesta del segretario per gli affari interni Priti Patel. Tuttavia The Guardian dichiara come già nel 2020 il piano fosse stato dichiarato irrealizzabile. Jacob Rees-Moog, che al tempo ricopriva la carica di ministro, in un’intervista a GB News, ha enfatizzato l’infattibilità del progetto in termini economici, “sarebbe costato almeno un milione di sterline a persona”. Ancora una volta pur di sostenere una politica di deterrenza spietata, il governo inglese propone progetti costosissimi e fortemente criticati da gruppi di persone richiedenti asilo, da organizzazioni umanitarie e da esperti in politiche di asilo.

Otto English, scrittore e giornalista, ha commentato una recente intervista di Robert Jenrick, Ministro dell’Immigrazione del Regno Unito, sottolineando come il governo stia ritardando deliberatamente le procedure di richiesta di asilo per rinforzare la crisi umanitaria in atto e applicare la propria politica di deterrenza. A riguardo, l’ONG Are You Syrious sostiene che le proposte che vengono promosse rispecchiano una forma di crudeltà performativa imperialista da parte del Regno Unito. L’idea di deportare persone nell’Isola dell’Ascensione sembra completamente impraticabile, English sottolinea come nell’isola non ci sia popolazione indigena e non ci sia alcuna infrastruttura adeguata nell’ospitare delle persone. “Rimane un’idea stupida, costosa e impraticabile, costruita per i titoli sensazionalistici dei giornali e non potrà mai essere realizzata”, afferma English.

Le prime deportazioni sulla Bibby Stockhom

Al contempo il governo britannico ha messo in atto altre forme di deportazione. Ad aprile 2023 aveva presentato un progetto che prevedeva la sistemazione forzata di almeno 500 persone richiedenti asilo all’interno di una chiatta, chiamata Bibby Stockhom, ferma nel canale della Manica, a Portland. La proposta era stata criticata da ONG e organizzazioni che lavorano con persone migranti e richiedenti asilo. In un’intervista a Melting Pot, Tigs Louis-Puttick, fondatrice dell’ONG Reclaim The Sea, sottolinea che lo spazio all’interno della nave non sia adeguato a ospitare un numero così elevato di persone. Oltre a questo moltissime persone in movimento hanno traumi legati al mare e si vedrebbero rinchiuse in una struttura galleggiante senza possibilità di uscita, un luogo dove manca la privacy ed il diritto a uno spazio personale.

Il piano doveva essere attuato a luglio 2023, tuttavia ha subito dei rallentamenti e diverse sono state le critiche riguardanti la sicurezza della struttura. Il segretario generale di un sindacato dei vigili del fuoco nel Regno Unito, Ben Selby, ha rilasciato una dichiarazione in cui afferma che: “A differenza di questo governo, il fuoco non fa discriminazioni. Costringere i richiedenti asilo in alloggi che non sono stati adeguatamente valutati dal punto di vista del rischio incendio è un approccio sconsiderato”. Selby aggiunge che la scelta dell’opzione più economica per l’alloggio dei richiedenti asilo evidenzia come “il risparmio è la priorità più alta, e la vita delle persone viene trattata come un danno collaterale“. Nonostante tutte le proteste e le criticità rilevate, il 7 agosto 15 persone sono state deportate sulla chiatta.

“La Bibby Stockholm, una reminiscenza delle navi-prigione dell’epoca vittoriana, rappresenta un modo profondamente vergognoso di accogliere persone fuggite da terrore, conflitti e persecuzioni”. Steve Valdez-Symonds, direttore del programma diritti delle persone migranti e rifugiate di Amnesty International Regno Unito.

Valdez-Symonds ricorda che tutti dovrebbero essere preoccupati che ciascuna persona avrà a disposizione, a bordo, uno spazio equiparabile a quello di un parcheggio per un’automobile. Egli denuncia come sia completamente inappropriato che “il governo di Londra continui a trattare orribilmente persone come se fossero cose da immagazzinare”. Al momento numerose associazioni come Care4Calais cercano di impedire che vengano detenute sulla chiatta persone con disabilità o persone che comunicano di avere avuto esperienze traumatiche in mare.

Sabato 12 agosto, per il momento, l’epilogo fallimentare: la nave-prigione è stata evacuata dopo che sono state trovate tracce di batteri della legionella nel sistema idrico di bordo.

Le politiche migratorie del Regno Unito, evidenziate dall’investimento nella sorveglianza del Canale della Manica e dalla proposta di deportazione in Ruanda e nell’Isola dell’Ascensione, rivelano una crescente determinazione governativa a perseguire una politica di deterrenza. Le prime deportazioni sulla nave-prigione Bibby Stockholm accentuano la mancanza di attenzione alle condizioni umane delle persone coinvolte e suscitano interrogativi sulla moralità e legalità di tali politiche. Le critiche da parte di organizzazioni umanitarie e esperti legali sottolineano la necessità di soluzioni umane che rispettino i diritti delle persone in movimento e la loro libertà.

 

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