Il nostro veliero Astral, partito dal porto di Siracusa lunedì scorso, si è trovato da subito a dover affrontare una situazione molto complessa in mare. Dopo aver prestato assistenza nella giornata di ieri a 4 differenti imbarcazioni, soccorse poi dalle autorità italiane, questa notte si è trovata a dover intervenire su altre 4 imbarcazioni in ferro, in condizioni molto precarie, tutte sovraffollate e a rischio naufragio.

Dopo aver allertato le autorità italiane, il nostro equipaggio ha ricevuto indicazioni di effettuare il trasbordo di 60 persone, tra cui 20 donne e 5 bambini piccoli e a rischio ipotermia. Una donna in stato di gravidanza ha perso conoscenza e versa in condizioni critiche.

Dopo reiterate richieste di un porto di sbarco vicino, le autorità italiane hanno risposto dando indicazione di chiedere il porto alla Tunisia nonostante il soccorso fosse avvenuto in zona Sar maltese, fosse stato coordinato dall’Italia e nonostante in un primo momento fosse stato indicato il porto di Lampedusa come luogo di sbarco.

Dopo aver richiesto molte volte una evacuazione medica urgente per la donna in stato di gravidanza e priva di coscienza, siamo stati contattati dalla Guardia Costiera maltese che provvederà a inviare un elicottero.

Continuiamo a navigare verso Nord in attesa di ricevere risposte dalle autorità italiane sul porto di sbarco con 60 persone a bordo, tra cui 5 bambini piccoli che necessitano cure e 4 imbarcazioni sovraffollate e con persone a bordo che necessitano di cure immediate e alle quali continuiamo a dare assistenza in mancanza di altri assetti.

Ricordiamo che la Tunisia non può essere considerato un porto di sbarco sicuro poiché da lì le persone vengono rimandate nei loro paesi di provenienza senza alcuna attenzione al loro status di richiedenti una protezione. Negli ultimi mesi, un gran numero di cittadini e cittadine subsahariani a Sfax, Sousse e nella capitale Tunisi sono state vittime di atti di violenza, si sono ritrovate senza alloggio e cibo e sono state private del diritto alla salute e ai trasporti. Inoltre, in molti casi si sono verificati respingimenti e abbandoni verso le zone desertiche con conseguenti decessi delle
persone respinte, alcuni erano anche minori.

Restiamo dunque in attesa di un porto di sbarco sicuro che possa permettere a tutte le persone, quelle a bordo e quelle assistite, di ricevere le cure necessarie e di vedere i propri diritti garantiti.