Si celebra quest’oggi, 29 agosto, la Giornata internazionale contro i test nucleari, promossa dalle Nazioni Unite a partire dal 2009 e che punta a porre fine ai test su questo tipo di armi per scopi tanto civili che militari. Dal primo test atomico, svolto nel sito Trinity il 16 luglio 1945 dagli USA come preparazione alle bombe poi lanciate su Hiroshima e Nagasaki, ne sono stati effettuati più di 2.000 complessivamente. Agli albori dei test atomici non si teneva conto dei loro effetti devastanti sulla vita umana, né tanto meno dei pericoli del fallout nucleare dei test atmosferici. Il senno di poi e la storia ci hanno mostrato gli effetti terrificanti e tragici dei test sulle armi nucleari su persone e ambiente, perché non è possibile effettuare un controllo completo e considerando che oggi le armi nucleari molto più potenti e distruttive dei primi ordigni atomici. La International Campaign to Abolish Nuclear Weapons (ICAN, Premio Nobel per la Pace 2017, di cui anche Rete Pace Disarmo e Senzatomica – promotrici di “Italia, ripensaci – fanno parte) ha evidenziato il “costo umano” dei test nucleari raccogliendo documentazioni e testimonianze delle vittime. Gli esperimenti condotti in varie parti del mondo (Kazakistan, Algeria, Stati Uniti, Isole del Pacifico…) hanno avuto come risultato epidemie di tumori e altre malattie croniche. Senza dimenticare come ampie porzioni di territorio rimangono radioattive e non sicure per la presenza umana anche decenni dopo la chiusura dei siti di sperimentazione. Le vittime di questi esperimenti tossici non devono essere dimenticate e le loro richieste di giustizia e assistenza devono essere soddisfatte.
Il 2 dicembre 2009 la Sessione dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite ha dichiarato il 29 agosto Giornata internazionale contro i test nucleari, adottando all’unanimità la risoluzione 64/35. La risoluzione chiede di aumentare la consapevolezza e l’educazione “sugli effetti delle esplosioni di test di armi nucleari o di qualsiasi altro tipo di esplosione nucleare e sulla necessità della loro cessazione come uno dei mezzi per raggiungere l’obiettivo di un mondo libero da armi nucleari”. La risoluzione è stata promossa dalla Repubblica del Kazakistan, insieme a un gran numero di sponsor e cosponsor, per commemorare la chiusura del sito di test nucleari di Semipalatinsk il 29 agosto 1991.
In occasione della Giornata 2023 il Segretario Generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres ha dichiarato: “Nella Giornata internazionale contro i test nucleari, il mondo parla con una sola voce per porre fine a questa eredità distruttiva. Quest’anno ci troviamo di fronte a un allarmante aumento della sfiducia e delle divisioni a livello globale. In un momento in cui quasi 13.000 armi nucleari sono stoccate in tutto il mondo – e i Paesi stanno lavorando per migliorarne la precisione, la portata e il potere distruttivo – questa è una ricetta per l’annientamento dell’umanità. Un divieto giuridicamente vincolante sui test nucleari è un passo fondamentale nella nostra ricerca di un mondo libero da armi nucleari. Il Trattato sulla messa al bando totale degli esperimenti nucleari (CTBT), sebbene non sia ancora in vigore, rimane una potente testimonianza della volontà dell’umanità di sollevare l’ombra dell’annientamento nucleare dal nostro mondo, una volta per tutte. In nome di tutte le vittime dei test nucleari, invito tutti i Paesi che non hanno ancora ratificato il Trattato a farlo immediatamente, senza condizioni. Poniamo fine ai test nucleari per sempre”.
Anche noi ci uniamo all’appello di Guterres a favore del CTBT nell’ambito del percorso di disarmo nucleare glbale previsto dalla campagna Ican con il Trattato sulla proibizione delle armi nucleari TPNW. L’Italia ha ratificato il CTBT e positivamente continua ad affermare quando sia importante e cruciale, ma dovrebbe dirlo con maggiore forza anche ai suoi alleati che no lo hanno ancora ratificato, tra cui gli Stati Uniti. Il CTBT potrà infatti entrare in vigore solo se alcuni paesi specifici lo ratificheranno. Basta quindi con i discorsi retorici, è importante che l’Italia faccia i passi concreti verso i propri alleati: oltre agli Stati Uniti, neppure Cina, Egitto, Iran e Israele lo hanno tra gli altri ratificato, ma sono nella lista dei Paesi ritenuti indispensabili per l’entrata in vigore. L’Italia non ha invece ancora siglato il Trattato il TPNW e lo scorso anno non ha partecipato alla prima Conferenza degli Stati parti del Trattato di Vienna: il nostro auspicio è che il Governo invece decida di partecipare come Osservatore alla Seconda Conferenza del TPNW in programma a New York a fine novembre.