Non sarà un procedimento autorizzativo secondo legge a decidere se e come fare l’acciaieria di Metinvest/Danieli, ma un commissario straordinario di Governo!
Così ha deciso il governo Meloni con l’articolo pirata n. 13 inserito nel DL 104/2023; alle spalle del Governo ci sono Metinvest/Danieli e Fedriga che dovrà, quest’ultimo, nominare assieme alla Meloni chi sarà il Commissario Straordinario; con buona pace di chi immaginava un normale procedimento amministrativo di valutazione e discussione nel merito di un’iniziativa che da oltre 2 anni è sul tavolo della Regione e che ha suscitato solo opposizioni e contrasti per l’enorme impatto ambientale e sociale che una macchina da 2 milioni di tonnellate all’anno costituisce per il delicato equilibrio della Laguna.
25.000 firme raccolte dai Comitati, e le numerose amministrazioni comunali contrarie coinvolte, hanno fatto talmente tanta paura che si è preferito passare direttamente alle maniere forti per superare le ragioni di un no che appare troppo determinato e motivato per affrontarlo secondo le norme vigenti.
70 ha di campagna da occupare, 2 milioni di tonnellate di acciaio da produrre ogni anno (come mezza Taranto e forse più), un canale d’accesso da approfondire e rettificare per molti chilometri, scavando milioni di mc di fondale attraverso la laguna fino a molti km in mare aperto, l’ingressione e intrusione del mare facilitata dal dragaggio profondo, la movimentazione di sabbie e fanghi inquinati da piombo e cromo esavalente, l’impatto su un sito Ramsar e Natura 2000 tra i più delicati ed importanti in Italia ed in Europa, la necessità di enormi quantità di energia che non potrà mai essere green; sono alcune fra le molte altre ragioni per dire no al sito di S. Giorgio di Nogaro, ricordando anche che questo insediamento non tiene conto di alcuna pianificazione di politica industriale, né nazionale né regionale e che viene posto a S. Giorgio dopo aver scartato, senza motivi validi, il già condiviso sito industriale abbandonato di Valle delle Noghere (TS). Tutto questo in un ambiente lagunare sottoposto a forte stress causato dalla crisi climatica e dalle pressioni generate dal bacino scolante e senza considerare gli ingenti costi a carico delle pubbliche finanze, per la manutenzione del canale anche a seguito della marinizzazione della laguna.
Tutto questo ha provocato ampie opposizioni e perplessità anche fra le amministrazioni locali mentre, dall’altra parte, ha visto un’aggressiva determinazione di Danieli che, per bocca del suo AD, ha più volte fatto sapere che “l’impianto si farà comunque”.
E così sarà; con una mossa a sorpresa, nel mezzo delle ferie agostane, si sono portati a casa la soluzione di ogni problema dichiarando il “preminente interesse strategico nazionale” di questo grande “programma d’investimenti esteri per la cui realizzazione sono richiesti procedimenti amministrativi integrati e coordinati di enti locali e regione per un valore superiore a un miliardo”; una norma fatta a pennello per l’acciaieria di S. Giorgio.
Questa soluzione è destinata a rinfocolare la rabbia della gente e delle amministrazioni locali che dovranno esprimersi “entro 15 giorni” sul merito del progetto; quali reazioni ci saranno dalle categorie economiche che saranno danneggiate, direttamente o indirettamente, da questo impianto?
Sarà questo atto di forza regional-governativo più forte dell’opposizione a questo progetto faraonico?
Legambiente sottolinea l’aspetto liquidatorio del provvedimento che scardina le regole di un confronto tecnico, affidato alle leggi, e politico affidato alla discussione e alla partecipazione popolare.
Senza considerare che nel mentre si vuole costruire una nuova acciaieria in un sito assolutamente inidoneo attualmente sono migliaia gli operai in cassa integrazione nel settore siderurgico a Taranto come a Piombino.
Legambiente non è contro la produzione di acciaio che utilizzi le migliori tecnologie da destinare ad usi civili orientati alla transizione ecologica. Ma non a ridosso di una Laguna che gode di forme di tutela di ogni genere. Non lì.
A fronte di un progetto tuttora inesistente (così dice la Regione), si è scelta la strada del fatto compiuto; così si impara a conoscere in quale considerazione si tengono le ragioni, tecniche e ambientali, di chi si oppone credendo ancora che le scelte sul territorio e sull’ambiente possano trovare momenti di discussione e civile confronto.
A fronte di tutto questo Legambiente si rivolge al Parlamento affinché non ratifichi questo articolo e, in particolare, chiede ai parlamentari della nostra Regione di adoperarsi in tal senso.
Fonte: Comunicato stampa di Legambiente FVG