Il nostro rimorchiatore, la Open Arms, in missione nel Mediterraneo centrale, ha ricevuto questa mattina l’avviso di un’imbarcazione in difficoltà con circa 50 persone a bordo. Mentre ci dirigevamo verso le coordinate indicate, abbiamo ricevuto un mayday relay da un velivolo Frontex per un’imbarcazione in difficoltà con persone in acqua.
Abbiamo dunque deviato la nostra rotta per verificare la situazione. L’imbarcazione in questione era in legno, molto precaria, aveva 24 persone a bordo, tra cui 6 donne, 9 minori e un bimbo di 3 anni. Quattro persone erano cadute in acqua. I nostri soccorritori hanno immediatamente effettuato il salvataggio e trasportato tutte le persone a bordo della nostra nave.
Dopo aver completato il soccorso e dopo aver avvisato tutte le autorità competenti, la nostra nave è tornata a dirigersi verso l’imbarcazione con 50 persone a bordo e verso una seconda imbarcazione segnalata dal velivolo Seabird.
Mentre ci avvicinavamo, abbiamo ricevuto comunicazione dalle autorità italiane di sospendere la nostra operazione di ricerca perché una motovedetta libica era già intervenuta.
Giunti sul posto, i libici ci hanno intimato di lasciare la zona; non abbiamo potuto fare altro che osservare la scia di fumo provocata dall’imbarcazione vuota, data alle fiamme.
La nostra nave, la Open Arms, si sta ora dirigendo verso il porto di Civitavecchia dove arriverà sabato pomeriggio e dove le persone soccorse potranno finalmente sbarcare.
Durante la notte il nostro veliero Astral ha incontrato due imbarcazioni con 42 e 25 persone a bordo. Tra di loro anche una donna in stato di gravidanza avanzato e in travaglio. Le indicazioni delle autorità italiane sono state di prendere tutte le persone a bordo e accompagnarle a Lampedusa. Alle tre di questa mattina, tutte le 67 persone sono scese a terra, dove potranno ricevere le cure necessarie.
Mentre la Open Arms si dirigeva verso il porto di Civitavecchia, ha ricevuto indicazioni dalle autorità italiane di intervenire su diversi altri casi di imbarcazioni in pericolo. Ha dunque realizzato un secondo soccorso di 46 persone, tra cui 11 donne e 2 bambini, che viaggiavano su una barca in ferro in condizioni molto precarie. Ora sono tutti al sicuro a bordo del nostro vecchio rimorchiatore, insieme alle 24 persone che il nostro ponte ha accolto ieri.
Moltissime le imbarcazioni alla deriva in mare, da assistere e soccorrere.
Vogliamo ribadire ancora una volta che i respingimenti sono illegali, come stabilisce la Convenzione di Ginevra, che la Libia non può essere considerata un porto sicuro, né può essere considerato un soccorso quello effettuato dalla cosiddetta Guardia Costiera libica.
L’Europa non può continuare a permettere che a poche miglia dai propri confini le persone continuino a subire continue violazioni dei diritti umani, che vengano catturate, picchiate, lasciate morire.