La scorsa settimana, mentre gli Stati Membri delle Nazioni Unite si riunivano per il primo round di consultazioni sulla revisione del Trattato di Non Proliferazione Nucleare (TNP) che si concluderà nel 2026, l’organizzazione internazionale Premio Nobel per la Pace Medici per la Prevenzione della Guerra Nucleare (International Physicians for the Prevention of Nuclear War – IPPNW) ha chiesto di vietare gli attacchi alle centrali nucleari.

L’organizzazione di medici per la pace IPPNW ha lanciato un appello agli Stati Membri che hanno firmato il Trattato di Non Proliferazione Nucleare (TNP) chiedendo di condannare senza riserve ogni attacco agli impianti nucleari, inclusi i reattori, gli impianti di stoccaggio del combustibile esausto, altre infrastrutture sensibili e il personale incaricato. Le centrali nucleari non dovrebbero essere utilizzate come depositi di armi pesanti o come basi militari. Gli Stati Membri dovrebbero essere tenuti, su base obbligatoria, a impegnarsi nella protezione delle strutture, dei sistemi e delle componenti fondamentali che permettono alle centrali nucleari di operare in sicurezza.

“Ogni disastro nucleare, sia esso causato da attività militari o da incurie in termini di sicurezza in periodo di pace, provoca un grave danno permanente alla salute umana e ambientale e in alcuni casi può avere anche conseguenze fatali” ha affermato Angelika Claußen, Dottoressa in Medicina e vicepresidente europeo dell’IPPNW, alla presentazione di un rapporto commissionato dall’IPPNW sui possibili effetti di un disastro nucleare a Zaporizhzhia durante la riunione del Comitato preparatorio del Trattato di Non Proliferazione Nucleare tenutasi a Vienna. I risultati preliminari dello studio sono stati presentati in una conferenza stampa a margine della conferenza di Vienna del 2 agosto.

Il Dott. Nikolaus Müllner dell’Institute for Safety and Risk Sciences (Università delle risorse naturali e scienze della vita applicate di Vienna) ha osservato: “I calcoli sulla dispersione mostrano che misure drastiche come l’istituzione di una zona di esclusione sarebbero sicuramente limitate all’area intorno alla centrale nucleare. Tuttavia, la possibilità che una vasta parte dell’Europa sia colpita da altre misure, ad esempio da restrizioni in campo agricolo, non è da escludere”.

“Una gestione adeguata del disastro in tempo di guerra è impossibile. Va ricordato che l’esercito russo ha dato fuoco agli edifici amministrativi e al trasformatore principale della centrale nucleare di Zaporizhzhia già nel 2022, e ha impedito ai Vigili del Fuoco di entrare nella centrale”.

“Al momento, la Russia e l’Ucraina si stanno accusando reciprocamente di pianificare un attacco terroristico alla centrale nucleare. In questo modo, la centrale è diventata un’arma da guerra e una minaccia per milioni di ucraini, per i Paesi vicini e per tutta l’Europa. La centrale nucleare e la sua sicurezza sono diventate una pedina in questa guerra. Il diritto a essere risparmiati dalla contaminazione radioattiva non dovrebbe mai essere negoziato”, ha dichiarato Chuck Johnson, direttore del programma dell’IPPNW per le armi nucleari e il disarmo.

Nella guerra in Ucraina, un attacco alla centrale nucleare di Zaporizhzhia potrebbe avere conseguenze catastrofiche, causando l’esplosione di tutti e sei i suoi reattori e delle loro piscine di raffreddamento del combustibile esausto. L’esplosione accidentale o intenzionale di uno o di tutti questi impianti rischia di diffondere nell’aria cesio e altri isotopi radioattivi e di depositarli sul suolo dell’Ucraina e degli Stati circostanti. Ciò avrebbe gravi conseguenze a breve e a lungo termine sulla salute dell’uomo, dell’ambiente, delle piante, degli animali e sulla sicurezza alimentare. L’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica (AIEA) ha ripetutamente messo in guardia dai pericoli di un’azione militare all’interno e all’esterno del sito.

La centrale nucleare di Chernobyl è bruciata per 11 giorni. Il 36% di tutta la ricaduta radioattiva si è depositato su Bielorussia, Russia e Ucraina, il 53% sul resto d’Europa e l’11% sul resto del mondo. Il medico ed epidemiologo bielorusso Lydia Zablotska ha valutato le conseguenze sulla salute dell’incidente di Chernobyl a 30 anni di distanza dall’accaduto. I suoi studi epidemiologici hanno riportato un incremento del rischio a lungo termine di sviluppare leucemia, cataratta, malattie cardiovascolari e cerebrovascolari tra i lavoratori addetti alla bonifica, e un maggiore rischio di cancro alla tiroide e malattie non maligne tra bambini e adolescenti. I ricercatori Maureen Hatch ed Elisabeth Cardis sottolineano che è stato dimostrato come l’aumento dose-dipendente del cancro alla tiroide a seguito dell’esposizione allo iodio 131 tra i giovani in Ucraina e Bielorussia persista per decenni. Gli studi sugli addetti alla bonifica hanno rilevato un incremento dose-dipendente del cancro alla tiroide e di tumori ematologici maligni tra gli adulti. I ricercatori hanno riportato inoltre un incremento di malattie cardiovascolari e cerebrovascolari.

A seguito dell’esplosione della centrale nucleare di Fukushima, una grande quantità di materiale radioattivo è stato rilasciato nell’atmosfera dai reattori danneggiati e dalle piscine di raffreddamento del combustibile esausto, andando a inquinare il suolo e il mare. Il rilascio di queste sostanze è continuato per diverse settimane (26 giorni). Il 19% della ricaduta radioattiva ha colpito l’Honshu, la maggiore isola giapponese, il 79% è finito nell’Oceano Pacifico e il 2% sul resto del mondo. È stata pura fortuna che non abbia piovuto la notte tra il 14 e il 15 marzo 2011, quando la più grande nuvola radioattiva è passata sul Giappone, sorvolando anche la Città Metropolitana di Tokyo che conta 36 milioni di abitanti.

Fino ad oggi, gli effetti del disastro di Chernobyl sono stati studiati meglio rispetto all’incidente alla centrale nucleare di Fukushima; tuttavia in entrambi i casi si è persa l’opportunità di condurre degli studi a lungo termine su una vasta quantità della popolazione. I risultati degli studi di Chernobyl sono ben correlati con altri studi medici sugli effetti per la salute di basse dosi di radiazioni condotti tra i lavoratori del settore nucleare, così come con studi sugli effetti dell’estrazione dell’uranio per la salute, di altre esposizioni radiologiche a basse dosi e con studi sull’influenza per chi risiede vicino alle centrali nucleari e sulle variazioni delle radiazioni di fondo sui tumori infantili, in particolare la leucemia.

La sezione tedesca dell’IPPNW (IPPNW Germany) ha chiesto all’Institute for Safety and Risk Sciences di condurre un breve studio per definire le possibili zone di dispersione radiologica in caso di disastro nucleare.

Una versione scritta del report verrà pubblicata a metà agosto dall’IPPNW. Il report completo con i nuovi calcoli sulla dispersione radioattiva verrà diffuso in autunno.

Altre informazioni:

Consequences of a Large Release of Cesium 137 from Nuclear Power Plant Zaporizhzhia Powerpoint-Präsentation, Nikolaus Müllner, 2023) https://www.ippnw.de/commonFiles/ppt/Muellner_for_IPPNW_Nuclear_Plants_in_Warzones.ppt

IPPNW Call on Member States at NPT PrepCom (IPPNW, 2023): http://ippnw.de/commonFiles/pdfs/Atomenergie/IPPNW_for_NPT_PrepCom_Zaporizhzhia_Nuclear_Plant.pdf

New Findings and Insights on the Consequences of Radiological Disaster (IPPNW, 2023): http://ippnw.de/commonFiles/pdfs/Atomenergie/IPPNW_New_findings_on_consequences_of_radiological_disaster_.pdf

Gesundheitliche Folgen der Atomkatastrophen von Tschernobyl und Fukushima (IPPNW Report, 2016): https://www.ippnw.de/commonFiles/pdfs/Atomenergie/IPPNW_Report_T30_F5_Folgen_web.pdf

Traduzione dall’inglese di Alessandra Toscano

Revisione di Anna Polo