Le parole del presidente di Leonardo S.p.A., Stefano Pontecorvo, pronunciate recentemente in un convegno internazionale, devono interessare tutte e tutti, perché tutto sarà travolto dal nuovo corso politico che si vorrebbe imporre:
“Per tre decenni, dopo la fine della Guerra fredda, il Vecchio continente ha potuto godere dei dividendi della pace, dedicando le risorse della difesa risparmiate al rafforzamento del welfare.
Oggi questo è un ‘lusso’ non più sostenibile, almeno non negli stessi termini. Solo lo scorso anno l’Europa ha speso per la Difesa 320 miliardi di euro, il dato più alto dai tempi della Guerra Fredda”
Evidentemente l’ex diplomatico, ex ambasciatore in Pakistan, ex Alto rappresentante civile dell’Alleanza occidentale in Aghanistan, ha uno strano concetto di “lusso”, che non coincide con quello che sperimentano milioni di famiglie italiane che stanno sprofondando, o sono già sprofondate nella povertà; o con quel mondo del lavoro – unico in Europa – che vede i salari addirittura diminuire rispetto al costo della vita.
Si sa che la classe dominante, con la sua struttura dirigente, non ha consapevolezza di ciò che accade nel mondo normale, vive in una nicchia protetta dalla realtà.
Lo si evince anche dalla decisione del ministro Salvini di derogare dal tetto per gli stipendi dei componenti degli organismi e dei dipendenti della società Stretto di Messina.
Pare che questi vadano pagati, secondo Salvini, adeguatamente «in segno di rispetto»… Significa allora che quelli costretti a lavori pagati 4 o 5 euro l’ora non sono degni di alcun rispetto?
A parte queste considerazioni etico-politiche – “populiste”, secondo qualche benpensante – colpisce che l’obiettivo del corso politico propugnato da Pontecorvo sia proprio colpire la spesa sociale, ovviamente a favore della spesa per armamenti.
In Italia è già previsto di passare la spesa per la difesa al 2% sul PIL e contemporaneamente ridurre quella per la sanità dal 7% al 6% (in aggiunta ai quasi 40 miliardi già tagliati negli ultimi anni…).
Certamente la funzione di Pontecorvo in questa vicenda è soprattutto quella di piazzista di armi, soprattutto adesso con questa guerra in Ucraina dove pare vietato parlare di trattative o semplicemente di cessate il fuoco.
L’impulso che sta ricevendo l’industria delle armi globale, quindi anche italiana, è enorme; ovunque si rastrellano risorse per un comparto dove è stata forte la concentrazione societaria e il potere politico che ne è derivato.
Non va nemmeno dimenticato che questo comparto industriale ha forti contatti con il sistema finanziario, cui dà un notevole contributo speculativo; ogni volta che inizia una guerra le quotazioni di imprese come Leonardo cresce. Una politica saggia proporrebbe magari il divieto di quotare in borsa le società collegate al militare.
Il complesso militare-industriale, assieme al settore – purtroppo sottostimato – delle compagnie militari private, ha raggiunto livelli di potere altissimi,
I rischi non sono solo quelli collegati al furto di risorse per il sociale, ma anche al fatto che questi soggetti hanno interesse a che guerra ci sia. Se questo corso non si ferma, in futuro ce ne saranno sempre di più, tutto il pianeta pare attanagliato da una spirale di morte e di guerra.
Certamente dare troppa importanza a Pontecorvo in questo momento politico è forse ridicolo, ma credo sia interessante vedere nelle sue dichiarazioni i sintomi di una politica globalmente patologica, sia dal punto di vista ambientale che sociale, fino a quello che prospetta la sopravvivenza della vita.
Quanto alla figura di Pontecorvo, credo sia sufficiente rivedere le sue dichiarazioni quando, nel 2020, un anno prima del ritiro della NATO, era Alto rappresentante civile dell’Alleanza occidentale in Afghanistan:
“L’Italia è considerato in Afghanistan un Paese amico da tutta la popolazione. Non perché siamo simpatici e belli, ma perché abbiamo raggiunto risultati impressionanti.
Resolute Support ha diviso il Paese in quattro zone operative. All’Italia spetta la zona ovest di Herat, attualmente al comando del generale Enrico Barduani, dove si sono raggiunti risultati incredibili.
L’impegno italiano ha consentito il miglioramento delle capacità delle forze afgane con una serie di azioni (compresi addestramento e mentoring su logistica, manutenzione e riparazione di veicoli armati) che hanno dato loro la sostenibilità della forza.
Il 207esimo Corpo d’armata afgano, affidato in cura agli italiani, è ora in grado di esprimere una garanzia di sicurezza alla popolazione perché, vista l’azione italiana di trasferimento di competenze e capacità, è diventata una forza armata sostenibile, in grado cioè di funzionare quotidianamente nel tempo”.
“Risultati impressionanti” che si sono sciolti come neve al sole in pochi giorni, a Ferragosto di appena due anni fa…
Certamente Pontecorvo non ha doti di profeta né di attento analista, ma sicuramente quelle di ossequioso difensore delle peggiori politiche immaginabili oggi.
Tiziano Cardosi