Sono già scattate le misure di restrizione della libertà di Yurii Sheliazhenko, segretario del Movimento Pacifista Ucraino.
Non può lasciare la sua abitazione nelle ore notturne e gli è stato imposto l’obbligo di non comunicare con i testimoni dell’inchiesta. Quello che possiamo leggere è solo il “dispositivo”. Le motivazioni del provvedimento del giudice saranno depositate il 18 agosto. Solo leggendo le motivazioni potremo capire come si mette la faccenda. A prima vista sembra che il giudice abbia alleggerito la posizione dell’indagato rispetto alle richieste del PM. Ma la strada è tutta in salita e sullo sfondo c’è il rischio di una pena di cinque anni con sequestro dei beni di Yurii Sheliazhenko.
Il provvedimento in questione consiste in una misura cautelare applicata ad una persona indagata per un reato.
Quale? “Propaganda di guerra”. Articolo 436 del Codice Penale dell’Ucraina, il primo di una serie di articolo classificati fra i “reati contro la pace, la sicurezza dell’uomo e l’ordine giuridico internazionale”.
E’ veramente paradossale che verso un pacifista nonviolento di fama internazionale come Yurii Sheliazhenko venga applicato un articolo classificato fra i “reati contro la pace”.
Ma veniamo alle accuse: “L’indagine preliminare – si legge negli atti – ha stabilito che il cittadino dell’Ucraina SHELIAZHENKO, in qualità di segretario esecutivo del “Movimento ucraino dei pacifisti”, amministratore del canale Telegram dello stesso nome – diffonde informazioni di natura anti-ucraina. Sì, SHELIAZHENKO, conoscendo per certo che in base al Decreto del Presidente dell’Ucraina n. 64/2022 del 24 febbraio 2022 è stata introdotta la legge marziale in Ucraina e in conformità all’art. 1 della Legge dell’Ucraina “Sulla preparazione alla mobilitazione e la mobilitazione” e all’art. 1 della Legge dell’Ucraina “Sulla difesa dell’Ucraina” è iniziata la mobilitazione, utilizzando le possibilità dei canali Telegram, chiama pubblicamente la popolazione a resistere alla mobilitazione, rifiutare di servire nell’esercito e nascondersi a casa, e attraverso petizioni e lettere invia un appello alle autorità dell’Ucraina con la richiesta di revocare il divieto di viaggio per i cittadini maschi dell’Ucraina di età compresa tra 18 e 60 anni all’estero“.
Non solo. Le sue “colpe”, secondo gli investigatori, non finiscono qui. “Oltre alle pubblicazioni pertinenti, fornisce anche consulenze personali ai lettori del canale e ha preparato il manuale “Diritto umano al rifiuto ideale del servizio militare”. Queste azioni sono state compiute deliberatamente e potrebbero portare alla disorganizzazione delle preparazioni alla mobilitazione e, di conseguenza, all’indebolimento delle capacità difensive dell’Ucraina nelle condizioni di ostilità”.
Gli investigatori accusano Yurii Sheliazhenko di diffondere “modelli di propaganda russa riguardanti il divieto della lingua russa nello spazio pubblico in Ucraina”. Altra accusa: nelle sue pubblicazioni osa scrivere di un “presunto cambiamento violento del potere in Ucraina nel 2014 con il sostegno finanziario dell’Occidente”. Altra colpa sarebbe quella di prendere in considerazione, nelle sue analisi, la questione dell’adesione alla Nato come elemento scatenante del conflitto militare.
Nelle carte degli investigatori viene posta molta attezione ai collegamenti di Yurii Sheliazhenko con gli attivisti di sinistra, compreso “un certo numero di attivisti di sinistra dall’Italia, coinvolti nell’attività di World beyond war”, che è un sito web internazionale di coordinamento dei gruppi pacifisti di tutto il mondo.
Le attività di “World beyond war”– così temute dagli investigatori ucraini – sono state seguite anche da PeaceLink co-organizzando in passato webinar contro la guerra.
Yurii Sheliazhenko viene percepito come un pericolo per la sicurezza nazionale proprio per i i suoi solidi collegamenti internazionali. Scrivono gli investigatori: “Oltre ai canali Telegram controllati, SHELIAZHENKO promuove le narrazioni specificate attraverso la partecipazione a conferenze internazionali e su varie piattaforme internet, inclusi quelle di giornalisti stranieri”.
Il punto su cui gli investigatori si soffermano è quello dell’obiezione di coscienza. E scrivono: “SHELIAZHENKO, che si presenta come pacifista, difende costantemente il diritto all’obiezione di coscienza”.
Non solo: “Partecipa attivamente a forum di discussione internazionali, monitora questioni legali, ecc., diffonde appelli a evitare la mobilitazione, promuove il rifiuto del servizio militare e il rifiuto del dovere militare durante la guerra”.
E quindi, ecco l’accusa assurda, “giustifica l’aggressione armata della Federazione Russa contro l’Ucraina“.
Quale pena rischia Yurii Sheliazhenko?
Nelle carte processuali si legge: “In base all’Articolo 12 del Codice Penale dell’Ucraina, un reato penale previsto dalla Parte 2 dell’Articolo 436-2 del Codice Penale dell’Ucraina (…) è punito con la restrizione della libertà per un periodo fino a cinque anni o la privazione della libertà per lo stesso termine, con o senza confisca dei beni”.