A distanza di alcuni giorni dalla manifestazione di Usb davanti alla sede Inps di Pisa arriva la denuncia del Sindacato di base Cub per bocca dei loro delegati Giuseppe Merla e Federico Giusti
Ricorderemo l’estate 2023 per la lotta senza quartiere intrapresa dal Governo contro i poveri, i senza casa e i precari. Abbiamo incontrato alcuni dei percettori del reddito di cittadinanza ai quali oggi invece viene negato il contributo, vengono dai quartieri di Pisanova e di San Giusto, abitano nelle case popolari, con il reddito erano riusciti a rateizzare gli arretrati non pagati degli affitti, sono famiglie con problemi di salute e i loro componenti non risultano tra quanti possono essere impiegati attraverso il collocamento pubblico. Con il reddito di cittadinanza riuscivano a pagare affitto e bollette, presto saranno morosi incolpevoli e potrebbero essere sfrattati.
Insieme ai delegati Cub nella sede de Il Tirreno si sono presentanti B.V. di 71 anni, M. C. di 54 e G.F. di 68 anni, appartengono a tre nuclei familiari diversi, chi percepisce una pensione sociale, chi è ancora troppo giovane per avere un contributo previdenziale.
M. C. denuncia di avere avuto una offerta di lavoro in provincia di Livorno, un part time di 20 ore settimanali per 4 giorni alla settimana impiegando quasi due ore per l’andata e altrettanto al ritorno ricorrendo ai mezzi pubblici. “Alla fine – dice – non sono riuscito a reggere il ritmo per l’acutizzarsi dei problemi di salute e per lo Stato io sarei un fannullone che non vuole lavorare”.
B. V. invece ha una pensione minima di 300 euro, fa pulizie al nero in due condomini ma presto dovrà smettere perché l’attende una operazione al cuore. A perdere il reddito di cittadinanza è il marito, invalido al 60% e con 400 euro di pensione: ” Come andremo avanti è un mistero, siamo aiutati dai figli e ci vergogniamo di questa situazione, non siamo occupabili. e senza reddito non avremo di che campare”.
G. F. è invece un pensionato, dopo 34 anni di lavoro ha un assegno di 950 euro, ne paga 400 di affitto, ospita la figlia disoccupata con due bambini in età scolastica: “mia figlia riceve 200 euro al mese dal marito, lavora il fine settimana in un supermercato ma in tutto entrano in casa 1550 euro, vanno via tra affitto, condominio, utenze circa 750 euro al mese, se devi mettere l’apparecchio ai denti a un figlio devi rinunciare a qualche visita, si tira la cinghia ma in 4 e senza reddito non riusciamo ad andare avanti. Fino ad oggi non abbiamo fatto debiti ma presto per vivere dovremo o non pagare l’affitto o veramente non riusciremo a mettere in tavola pranzo e cena”.
Chiudono Federico Giusti e Giuseppe Merla della Cub : “Come si campa con 600 euro pagando fitto, carovita, spese sanitarie, beni di prima necessità? E’ la prima domanda alla quale un governo locale e nazionale dovrebbero rispondere invece di scaricare sulle classi meno abbienti i costi della crisi. Il taglio al reddito di cittadinanza e l’introduzione della Mia (Misura di inclusione attiva) ha di fatto dimezzato i percettori tra potenziali lavoratori e famiglie con disabili e minori. ma la miseria non diminuisce anzi cresce e con essa la disperazione. Basti pensare che negli ultimi 30 anni la ricchezza prodotta è andata ai profitti e non ai salari che hanno invece perso potere di acquisto. E le misure del welfare si dimostrano insufficienti e inadeguate per fronteggiare la dilagante miseria”