L’incontro a Bruxelles delle Donne Globali per la Pace Unite contro la NATO è stato preparato da mesi con grande cura, diligenza e collaborazione su ogni aspetto: il testo della Dichiarazione, la scelta del simbolo legato alla sigla, il programma dei seminari accordato ai diversi fusi orari – per dare voce a tutte le aree geografiche – , i ruoli da svolgere nel flash mob.
Il primo atto è stato l’appuntamento (ottenuto con il supporto del membro del P.E. Giorgos Georgiou) il 6 luglio alle 12.15 davanti all’entrata del Parlamento Europeo, organizzato dalla cipriota Skevi Koukouma. La delegazione era composta da ventiquattro donne, tra cui: Ulla Klötzer, Lea Launakari (Women for Peace) Liisa Taskinen (SKP Suomen Kommunistit Puolue) finlandesi, Ann Wright (Veterans for Peace, Code Pink) statunitense, Skevi Koukouma e Amphitriti Panayiotou (POGO) cipriote, Dragana Zivanččevic (Reasing Peace IPAN) serbo-australiana, Sophie Bolt (CND-UK) inglese, Kristine Karch (No to War No to Nato. Peace Camp Stop Air Base Ramstein Peace Arward 2023) e Silvia Schwartz (WILPF Germany) tedesche, Ria Verjaww (ICBUW), Emmelien Lievens (Vrede), A.M. G. (Pax Christi) belghe, Ada Donno (AWMR), Alessandra Mecozzi (CID Roma), Patrizia Sterpetti (WILPF Italia), Cristina Ronchieri (Cobas Scuola, Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole), Carla Baroni (PCI), Marinella Correggia (Peacelink), Pilar Quarzèl (Rete No War) italiane, Vera Zalka (Hungarian Social Forum) ungherese, Française Boman (Abolition du Nucléaire), francese, Nadiia Yefymyshch (2021 Council of National Minorities of Ukraine) russo-ucraina, Khadijia Ryadi (AMDH, Coordination Maghrebine des Organisations des Droits Humaines), marocchina. Unica presenza maschile, insieme a Giorgos Georgiou, Ahmed Frassini, giornalista, iraniano.
La moderatrice del dibattito, Skevi Koukouma (Segretaria Generale del Movimento delle Donne POGO) ha presentato la Dichiarazione delle Donne e ha dato la parola a Clare Daly (GUE) che è intervenuta con grande sintonia, entrando nel merito di questioni cruciali. Il femminismo è stato cooptato dal complesso militare industriale, dalla NATO, i social media presentano l’uguaglianza di genere come militarizzazione delle donne attraverso uno sfacciato girl-washing. Persino in Irlanda, in un forum consultivo sulla sicurezza internazionale, molte giovani relatrici, di bella presenza, sono state investite per criticare la neutralità. «La guerra e il militarismo sono un anatema per il femminismo» che è la causa dell’uguaglianza, della resistenza a tutte le forme di violenza, di sfruttamento e discriminazione, la causa della cura per l’altro e per il pianeta che ci sostiene. Il “militarismo femminista” è il tradimento dell’impegno femminista e dell’antimilitarismo, alla base della Risoluzione 1325 (2000). La NATO ha provato a mostrarsi come il difensore cosmopolita della giustizia di genere e dei diritti umani contro l’”altro”: i Barbari non NATO. Dopo otto anni dall’approvazione della Risoluzione 1325, nel 2008 la NATO ha integrato a modo suo l’Agenda Donne, Pace, Sicurezza celebrandola con controverse interpretazioni. Donne NATO come Sophie Babst hanno elogiato l’addestramento della prima paracadutista afghana. L’uso di testimonial come Angelina Jolie nel 2018 e l’idea nel 2021 di adottare una politica estera femminista per competere con i regimi autoritari in Cina e Russia, sono esempi della spregiudicatezza della NATO e della sua distanza dal principio della cooperazione che ispira il femminismo. Anche le forze di centrosinistra proclamano che la forza è giusta. Ciò rispecchia il capitalismo, che dissolve tutto ciò che è buono e usa il femminismo come leva strategica. Dobbiamo resistere all’incrementalismo: «Non c’è via per la pace, l’uguaglianza e la giustizia attraverso bombe e violenza; non possiamo prenderci cura del mondo e delle nostre comunità se tutti vivono nella costante paura, se tutti si trovano in un costante stato di sfiducia». La NATO è uno strumento di dominio occidentale. L’unica NATO femminista è una NATO sciolta.
L’intervento di Özlem Demirel (GUE/NGL), parlamentare tedesca di origine turca, ha collegato la protesta di queste giornate contro la NATO alla condanna alla guerra, a tutte le invasioni e al desiderio di fermare il conflitto in Ucraina con una soluzione politica, invece di prolungarlo per interessi geopolitici, come fa la NATO. Stando all’opposizione in un Parlamento europeo dove i colleghi puntano al riarmo per vincere la guerra in Ucraina e la ministra degli Affari Esteri Annalena Baerbock parla di politica femminista, bisogna rispondere alla distruzione con la nostra lotta internazionalista per la pace, quindi puntare ad una strategia di pace ricorrendo alla diplomazia e al disarmo, contro minacce crescenti, con una forte partecipazione delle donne. La NATO dichiara di operare in difesa della democrazia e dei diritti ma il militarismo ha sempre indebolito i diritti delle donne e la democrazia.
Le donne partecipanti si sono fatte sentire, ad una ad una. Ulla Klötzer ha ricostruito, entusiasta, i primi passi di questo movimento di donne, iniziativa partita a gennaio da un’idea condivisa da lei e Nancy Price (WILPF US). In rappresentanza di ogni nazionalità hanno parlato alcune. Kristine Karch ha sottolineato la difficoltà di questi anni e la necessità di smilitarizzare la Risoluzione 1325. Ann Wright si è presentata: ex colonnello USA, diplomatica per l’Est Europa, pacifista dalla II Guerra in Iraq. Sophie Bolt ha parlato dell’uscita del Regno Unito dall’UE, dell’aumento delle spese militari e della necessità di cancellare la condivisione nucleare. Silvia Schwartz, avvocata, ha richiamato l’aumento della spesa militare in Germania. Ada Donno ha dipinto la NATO come un’organizzazione che blocca la democrazia e fa da “cane da guardia” ai Paesi capitalisti e troppo poche sono le donne, in politica, in posizioni apicali. Vera Zalka ha descritto la distruzione del sistema educativo ed economico da parte dell’ordine transnazionale liberista citando Tamas Krausz (Theses of Tamas Krausz: Peace has not meaninful alternative www.attac.hu/2023/02/theses-of-tamas-krausz-peace-has-no-meaningful-alternative/#more-2233)e ha richiamato l’importanza della cooperazione e della conoscenza reciproca Est-Ovest, contro il neo-colonialismo della NATO. Ria Verjaww ha spiegato che la guerra provoca la perdita delle persone care e per questo motivo le donne vogliono la mediazione. La Risoluzione 1325 chiede la partecipazione delle donne ai negoziati, non il coinvolgimento della NATO. Khadijia Ryadi ha spiegato l’obiettivo della lotta: conseguire un Maghreb libero, dalla Mauritania alla Libia, senza frontiere. Ha ricordato che la NATO in Libia ha lasciato il Paese nel caos. Le donne sono nella situazione peggiore: affrontano armi e gruppi armati, sebbene la NATO abbia operato “per difendere i civili”, come è successo in Afghanistan. Nel Maghreb non c’è un movimento contro la NATO ma daranno seguito a questa riunione. A causa del conflitto nel Sahara occidentale gli eserciti algerino e marocchino sono in competizione. Vi sono stati accordi segreti tra Marocco e Israele di cui non si sa nulla. Sono consapevoli che la lotta ha una portata internazionale. Amphitriti Panayiotou ha parlato dell’occupazione turca di Cipro e della base militare inglese, collegata con Siria, Yemen, Giordania. Dragana Zivančevic, nata a Belgrado ma residente in Australia, ha sottolineato il rischio del coinvolgimento della NATO nel Pacifico con l’insediamento in Giappone, oltre che in Nuova Zelanda e Australia. L’educazione alla pace è importante, la politica estera non è indipendente. Lea Launakari ha menzionato la distruzione del Nord Stream 2. Nadiia Yefymyshch ha raccontato che si occupava di progetti linguistici legati alle minoranze in Ucraina. Per stabilire la pace è necessaria la comunicazione e il confronto. Sfortunatamente nella Prima e nella Seconda Guerra Mondiale l’Ucraina ha svolto lo stesso ruolo di oggi. Française Boman si è presentata come rappresentante dell’attivismo anti-nucleare in Francia. Patrizia Sterpetti ha citato i dossier più critici collegati alla NATO in Italia. Ha consegnato ad entrambe le europarlamentari il testo Parere giuridico sulla presenza di armi nucleari in Italia, 2022, IALANA, Multimage con un abstract in inglese e vari fascicoli riguardanti l’incriminazione come terroristi di quaranta giovani difensori dei diritti ambientali (Operazione Lince), materiali sull’occupazione militare della Sardegna, le osservazioni contro il progetto lacunoso di bonifica della Penisola Delta da parte del Ministero della Difesa, le osservazioni di Italia Nostra contro il progetto di espansione della RWM, l’imputazione di cinque generali responsabili delle esercitazioni nel Poligono di Capo Teulada per disastro ambientale[1]. Inoltre ha ricordato la mancanza di un registro ufficiale sui tumori, l’impunità dei vertici militari causata dall’esclusione nel Testo Unico Ambientale (Dlg n.152/2006) delle attività militari, la sofferenza delle vittime di patologie causate dalle contaminazioni e un invito a visitare la Sardegna. Pilar Quarzèl, artista teatrale, ha ricordato la sua educazione da Dante, Shakespeare, Puškin, Goethe, Tolstoy e ha detto che la NATO non può ridisegnare i confini culturali dell’Europa per esportare la sua ignoranza e arroganza. In previsione delle prossime elezioni europee le donne devono unirsi per avere più rappresentanti e recuperare una Cultura europea di Pace. A. M. G. ha portato un saluto da Pax Christi.
Terminato l’incontro, che ha sprigionato molto entusiasmo, il gruppo si è posizionato in un ristorante all’aperto, vicino al Parlamento Europeo. Ci siamo viste finalmente di persona e ci siamo conosciute meglio. Ulla Klötzer, finlandese, una delle due frizzanti animatrici di questo sogno che si sta realizzando, ha detto di essere un’insegnante, per questo è abituata a coordinare e a coinvolgere. Conosce la Russia e ricorda l’avversione per quel Paese da parte di sua madre, che portata a visitare i musei di S.Pietroburgo ha riconosciuto di esserne stata conquistata. A metà pomeriggio un terzo delle donne ha portato la solidarietà delle Donne Globali per la Pace contro la NATO al sit in organizzato contro gli attacchi israeliani a Jenin, davanti al Ministero degli Affari Esteri, mentre una piccola delegazione dei manifestanti belga veniva ricevuta all’interno. E’ intervenuta anche Ann Wrigth, legata all’esperienza della Freedom Flotilla per Gaza….
Le giornate del 7 e dell’8 luglio si sono svolte presso l’ex fabbrica di pianoforti “Pianofabriek” Fortstrasse 35.
La mattina del 6 si è svolto il seminario sulla NATO in Europa, moderato da Emmelien Lievens dell’organizzazione per la pace belga Vrede e da Ada Donno dell’Association Women’s Mediterranean Region-AWMR). Sono intervenute Kristine Karch (No to war no to NATO international network, board member di INES, co-fondatrice di Ecomujer, Peace Camp Stop Air Base Ramstein Peace Award 2023): “Move the Money from war to needs of people and planet”; Zeynep Goru (World March of Women): “Women’s NATO aspect”; Cristina Ronchieri (Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole): Attività dell’Osservatorio italiano contro la militarizzazione delle scuole (e la presenza crescente dei militari nella didattica). Un contributo alla pace in Europa”; Sophie Bolt (Campain for Nuclear Disarmament, CND):Nuclear weapons in Europe; Ria Verjaww, (International Coalition to Ban Urainum Weapons- ICBUM): The human and environmental cost of Depleted Uranium weapons; Marilina Veca WILPF Italia (da remoto): Crimini di guerra in tempo di pace: – Uranio Impoverito – il killer silente; Angelika Clauẞen (International Physicians for the Prevention of Nuclear War IPPNW, da remoto): No to NATO ad climate killer – towards climate justice and human security; Vera Zalka, (Hungarian Social Forum – HSF): NATO in Eastern Europe – consequences and theats; Ingebor Breines (ex presidente dell’International Peace Bureau and UNESCO Director, da remoto): Skevi Koukouma (Secretary General of the Women’s Mouvement POGO): NATO accelerating activities in the Mediterranean; Ulla Klötzer ( Women for Peace – Finland): NATOs Northern expansion – consequences and threats.
Dalle 13.30 alle 14.15 una delegazione di nove donne si è recata presso la NATO ricevuta da Nicola De Santis (capo della Sezione impegnata nella Divisione della Diplomazia Pubblica) e dai suoi collaboratori. Le donne hanno spiegato le loro riserve illustrando la situazione nei rispettivi Paesi. Ada Donno ha consegnato una copia del testo Parere giuridico sulla presenza di armi nucleari in Italia, 2022, IALANA, Multimage.
Nel primo pomeriggio si è svolto il seminario sulla NATO in Africa, moderato da George Friday (Organizzatrice di campo Nazionale per il Bill of rights Defense Committee/Defending Dissent Foundation, WILPF US) e da Ernest Gibson Kpordetsi (co-fondatore e Direttore di Progetti dell’African Peace in Ghana, membro dell’International Peace Bureau), da Theresa El Amin (WILPF US). Ė intervenuta Khadijia Ryadi (Difensora dei diritti umani, vincitrice del premio UN per la causa dei diritti umani 2013, Coordinatrice del CMODH); Gnaka Lagoke Gervais (Assistente Professore di Storia e Studi Panafricani alla Lincoln University (PA), fondatore della Convention for PanAfricanism and Progress (CPP) www.cpp-ubuntu.org); Nomozotsho Memani (ex membro della Legislatura Provinciale in Sudafrica 1994-1999, Attivista avvocata, Avvocata dell’Alta Corte in Sudafrica, membro ANC ANCWL).
Alle 17.30 in Albertina Square, snodo centrale e frequentato, si è svolto il raduno di protesta: ”Investire nella Pace”, introdotto da una presentazione in Francese, Inglese, Fiammingo da parte di Ludo De Brabander (Vrede). Il rappresentante della NATO (Cristina Ronchieri) proclama le sue prerogative e poi ad uno ad uno i Paesi NATO delle delegate presenti dichiarano l’ammontare della spesa militare nel 2022: USA, Ann Wright (722.799 milioni di dollari, il 55% del totale delle spese degli Stati membri della NATO); Grecia (Sophie Bolt): 7.578 milioni di dollari; Italia (Pilar Quertzèl): 29.118 milioni di dollari; Germania (Silvia Schwartz, 53.868 milioni di dollari), Belgio (Yuko Matsubara) 6.055 milioni di dollari con l’obiettivo di raggiungere in 2% entro il 2023. Durante i proclami alcune donne cadono a terra rappresentando le vittime della NATO. Finito il giro dei Paesi NATO, si sollevano da terra alcune donne con cartelli che rappresentano l’investimento buono. L’Educazione (Nazia Noory, afghana), la Pace (Patrizia Sterpetti), la Salute (Ria Verjaww), la Cultura (Ulla Klötzer, con un altro cartello con scritto “NATO Nuclear Terror Armed Organisation”). L’attrice Pilar Querzèl conclude con una performance suggestiva, tirando fuori dal suo cappello la bandiera della pace.
Le riprese sono della Presidente dell’associazione Vrede, Jeanne Marie Vanmol.
Tornati al Pianofabriek si è svolto un evento parallelo “Global Nato o Global Peace?” organizzato da No to war no to NATO e dall’organizzazione belga per la Pace Vrede. Ha moderato Lode Vanoost (De Wereld Morgen). Sono intervenuti: Reiner Braun (IPB Germania); Ludo De Brabander (Vrede uzw- Belgio), Sophie Bolt (CND- UK); Ann Wright (Veterans for Peace, Code Pink).
La mattina di sabato 8 luglio si è svolto il seminario dedicato all’Asia Pacifico- Il Pacifico contro il militarismo moderato da Ann Wright (Pacific Peace Network, membro del Consiglio IPB, Code Pink, Veterans for Peace), da Dragana Zivančevic (Raising Peace Network), moderato e introdotto da remoto da Joy Enomoto (Hawai’iPeace and Justice Welcome). Tutti gli interventi sono avvenuti da remoto. Prima di tutte Melinda Mann (dalle Darumbai, Isole del Mare del Sud, vincitrice nel 2020 del premio di dottorato Tracey Benivanue Mar per la sua tesi straordinaria sulle transizioni educative della popolazione giovane). Poi è intervenuta Monaeka /Naek Flores (artista queer Chamoru, organizzatrice da Guåhan, concentrata sull’autodeterminazione, la giustizia ambientale, la protezione di siti sacri come Prutehi Litekyan Save Ritidian and Independent Guåhan). Poi è intervenuta Judy Ana Miranda (Segretaria Generale filippina del Partito Manggagawa, vice presidente di Women’s Day Off; Women Workers United Full Time labor organizier). Dopo è intervenuta Sung-hee Choi, di un’isola della Corea del Sud (Gangjeong PeaceNetwork, Association of Gangjeong Villagers against the Jeju Navy Base, People Making Jeju a Demilitarized Peace island, Inter Island-Solidarity for Peace and Jeju Climate Peace March, Global Network against Weapons and Nuclear Power in Space). É seguito l’intervento di Shinako Oyakawa (indigena Ryykyuan, attivista, scrittrice, codirettrice dell’Associationo of Comprehensive Studies for Independance of the Lew Chewans. Specializzata nella rivitalizzazione della Lingua, nella demilitarizzazione e decolonizzazione delle Isole Ryukyu. L’ultimo intervento è stato la testimonianza di un ex militare hawaiiano Hanaloa Hēlela, divenuto un attivista impegnato su vari fronti tra cui la denuncia della fuoriuscita del carburante tossico a Red Hill.
Nel primo pomeriggio di sabato 8 si è svolto il seminario sulla NATO in America Latina: “La presenza crescente della NATO in America Latina”. Ha moderato Kristine Karch (codirettrice di No War no NATO International network, membro del direttivo di INES, fondatrice di Ecomujer). Prima ad intervenire è stata Laura Capote (giornalista di OBSAL Observatory on Latin America’s Caribbean Conjunctur of the Tricontinental Institute and of the IEALC-UBA (Work group on Colombian Critical Thinking). È seguita Julieta Daza, Colombia/Venezuela (Juventud Rebelde Colombia, attivista in Venezuela), succeduta da Rosa Elva Zuniga Lopez (educatrice popolare femminista, segretaria generale del Consejo de Educación Popular de America Latina y el Caribe CEAAL). Durante la discussione è intervenuto da remoto anche Pablo Ruiz. Dopo la discussione e la pausa sono intervenute una relatrice russo ucraina e una relatrice afghana. Nadiia Yefymysheh, nata nell’URSS, di nazionalità Komi, laureata presso l’Università di Stato di Kyiv, dove ha lavorato come lettrice. Ha diretto un progetto educativo a Kyiv, il Centro Russo di Scienza e Cultura. Ha partecipato a progetti sui diritti umani presso il Consiglio d’Europa e lo Youth Center in Budapest. É stata moderatrice nella prevenzione del traffico delle donne. Nel 2018-2021 vicepresidente del Consiglio delle Minoranze Nazionali in Ukraina. Nazia Noory è un’attivista su questioni di genere (UN Women), fondatrice dell’Afghan Women Alliance for Peace and developement (AWAPD) e socia di WILPF Germania.
Nella seconda metà del pomeriggio ha avuto luogo il seminario: “Stop alla partecipazione USA e Canadese nelle guerre NATO”, moderato dall’instancabile Ann Wright e da Alley McDonalds (da remoto) Coordinatrice Nazionale delle Canadian Voices of Women for Peace. Sono intervenuti tutti da remoto: Joseph Gerson, Direttore dell’American Friends Service Committees’s Peace and Economic Security Program in New England; Shivangi Misra, Presidentessa della International League of Peoples ‘Struggle Canada, avvocata per i diritti umani in Ottawa; Tamara Lorincz, esponente di Canadian Voices of Women for Peace, di WILPF Canada e dottoranda in Governance Globale presso la Scuola Balsillie di Affari iInternazionali della Wilfrid Laurier University, Medea Benjamin, co-fondatrice di Code Pink, attivista politica USA.
Dopo la discussione generale c’è stato il saluto collettivo e l’incontro virtuale tra presenti e relatori-spettatori da remoto con un defilé di brevi presentazioni.
La domenica 9 le donne si sono incontrate per pianificare le future azioni comuni. Hanno partecipato anche Ernest Gibson Kpordetsi, Tore Naerland, attivista norvegese ipovedente di “Bike for Peace” e Paola Melchori della Casa delle Donne di Milano. É stato deciso di continuare a raccogliere le firme per la Dichiarazione contro la NATO, da tradurre in tutte le lingue, postata sul sito dell’International Peace Bureau; di lanciare un comunicato contro l’uso di bombe a grappolo e di proiettili all’uranio impoverito nel conflitto russo ucraino. Sono stati costituiti quattro gruppi di lavoro aperti alla collaborazione, su: La smilitarizzazione delle scuole (Cristina Ronchieri, Patrizia Sterpetti, Vera Zalka, Dragana Zivančevic; la demilitarizzazione della Risoluzione 1325 (Alessandra Mecozzi, Paola Melchiori, Khadijia Ryadi, Ada Donno); un Gruppo di contatto con il Sud Globale (Claire Delstanche, Marinella Correggia, Patrizia Sterpetti, Dragana Zivančevic, Paola Melchiori); Militarismo e cambiamenti climatici (Liisa Taskinen, Tamara Lorincz, Marinella Correggia, Patrizia Sterpetti).
(a cura di Patrizia Sterpetti, WILPF Italia)
[1] Italia Nostra, Osservazioni procedimento di V.I.A. Ex post RWM Italia Spa; Comitato Studentesco contro l’occupazione militare della Sardegna “Le servitù militari in Sardegna. Economia, lavoro, università. Il movimento contro l’occupazione militare”. Massimo Caraddu, Appunti sull’occupazione militare in Sardegna, origine e sviluppi recenti, novembre 2022 “Le basi militari in Sardegna nelle guerre del 21esimo secolo” in occasione del convegno organizzato dal CESP Centro Studi Per la Scuola Pubblica:”La scuola laboratorio di pace. Conoscere i conflitti. Prevenire la guerra”; Ordinanza del Tribunale di Cagliari N.389/20 R.G.I.P. a firma della giudice Maria Alessandra Tedde del 13 agosto 2021 contro cinque generali; Valutazione Impatto e Incidenze Ambientali. Osservazioni Vinca Penisola Delta di Italia Nostra Sardegna, Cagliari Social Forum, USB Sardegna, Cobas Cagliari, Madri contro la repressione sul recupero di residuati di esercitazioni della penisola “delta” del poligono permanente di Capo Teulada.