“Poi studi un pochino di storia e sono cicli. Non è che perché Capezzone sgasa con la sua golf biturbo che il ghiacciaio dell’Adamello arretra”: così il ministro Matteo Salvini il 31 luglio alla festa della Lega a Cervia, tra risate e applausi. Quella del ministro Salvini è solo l’ultima di una lunga serie di “perle di negazionismo” dispensate in talk show e sui giornali che puntano a sminuire, edulcorare o addirittura negare i cambiamenti climatici in atto a causa delle emissioni delle attività umane, anche di fronte ad evidenze scientifiche inoppugnabili (anche in questi giorni è stato pubblicato uno studio sull’anatomia degli anelli degli alberi della Fennoscandia che mostra un clima moderno più caldo rispetto a quello medievale: https://www.nature.com/articles/s41586-023-06176-4). E proprio per cercare di contrastare il crescente negazionismo, per informare correttamente e per contribuire a coltivare la consapevolezza sulla necessità di combattere la crisi climatica, dal 20 agosto al 10 settembre prossimi partirà -anche ques’anno- la Carovana dei ghiacciai – la campagna internazionale promossa da Legambiente e CIPRA (Commissione Internazionale per la Protezione delle Alpi) con la partnership scientifica del Comitato Glaciologico Italiano (CGI) – che viaggerà lungo l’arco alpino. Sei tappe tra l’Italia, l’Austria e la Svizzera per accendere i riflettori sul drammatico arretramento dei ghiacciai, attraverso monitoraggi, mobilitazioni, escursioni in quota, arte e musica in ogni tappa della Carovana: https://www.legambiente.it/campagna/carovana-dei-ghiacciai/.
La Carovana dello scorso anno era stata già costretta a prendere atto che: “Il 2022 per i ghiacciai alpini è stato un anno drammatico, i giganti bianchi delle nostre montagne hanno attraversato l’estate peggiore delle ultime migliaia di anni”, evidenziando come i dati delle stazioni metereologiche installate alla alte quote descrivano ormai un’intensità e una velocità di innalzamento delle temperature che va al di là di ogni previsione. “La perdita di superficie e spessore, si legge nel Report, porta alla disgregazione in corpi glaciali più piccoli, confinati alle quote più elevate, e al collasso superficiale per accelerata fusione delle maggiori masse glaciali”. Dai dati degli operatori glaciologici CGI risulta che un po’ ovunque nei tre settori alpini molti dei ghiacciai più piccoli e alle quote meno elevate stanno perdendo il loro “status” di ghiacciaio, riducendosi ad accumuli di neve e ghiaccio o poco più. E a proposito dell’Adamello evocato da Salvini i ricercatori scrivono: “... le immagini satellitari Sentinel-2 mostrano come Il Ghiacciaio dell’Adamello (il cui monitoraggio viene condotto dagli operatori della SAT in collaborazione con quelli del Servizio Glaciologico Lombardo) nell’agosto 2022 si presenti completamente privo di neve residua anche a quote attorno ai 3500 metri. Il Ghiacciaio del Mandrone, che è il nome con cui viene indicata una delle due lingue che dalla calotta sommitale del Ghiacciaio dell’Adamello scendono (o piuttosto scendevano) in Val di Genova – l’altra è Ghiacciaio della Lobbia – oltre a manifestare sprofondamenti di ghiaccio circolari come quelli del Ghiacciaio di Lares, ha perso 139 metri di lingua in un anno per la sola fusione del ghiaccio”. Qui per approfondire la situazione dell’Adamello: https://www.climada.eu/.
I ricercatori non hanno alcun dubbio: “A causa del riscaldamento globale i ghiacciai alpini si stanno riducendo a vista d’occhio. Entro il 2050 tutti i corpi glaciali al di sotto dei 3500 metri di quota saranno scomparsi. Un fenomeno preoccupante che si sta verificando ovunque nel mondo. Il rapido ritirarsi delle fronti glaciali non comporta solo perdita di paesaggi affascinanti e biodiversità ma equivale alla sparizione di importanti riserve di acqua dolce e di fondamentali servizi ecosistemici. Inoltre il permafrost (il terreno perennemente ghiacciato), degradandosi causa instabilità sui versanti con pesanti rischi per le infrastrutture di alta quota”. Qui il Report 2022: https://www.legambiente.it/wp-content/uploads/2022/12/Rapporto-carovana-ghiacchiai_2022.pdf.
Ma non è solo la montagna a soffrire. Il Rapporto 2023 di Legambiente sulle spiagge è eloquente: “I numeri parlano chiaro e ci raccontano di aree costiere già in sofferenza e che potrebbero subire cambiamenti e impatti sempre maggiori nei prossimi decenni. Il numero degli eventi meteo-idro avvenuti nei comuni costieri, mappati dall’Osservatorio CittàClima e che hanno causato danni a edifici, persone, infrastrutture e attività produttive, è elevatissimo: 712 su 1.732 eventi totali, pari al 41,1%. Altrettanto significativa è la concentrazione di questi fenomeni in alcuni specifici territori: gli eventi meteo-idro si sono, infatti, verificati in 240 dei 643 comuni costieri. Si tratta quindi di 712 eventi in 240 comuni costieri: un dato fondamentale per capire dove è urgente intervenire per limitare i rischi e i danni. Il nostro Paese vede, poi, dati sull’erosione costiera allarmanti: tra il 2006 e il 2019, secondo Ispra, sono stati modificati 1.771 km di costa naturale bassa su 4.706 km in totale, pari al 37,6%. Uno dei problemi è che continuiamo ad intervenire con opere come pennelli e barriere frangiflutti, arrivando in totale a ben 10.500 opere rigide lungo le coste italiane, quasi 3 ogni 2 chilometri di costa”. Qui il Rapporto Legambiente: https://www.legambiente.it/wp-content/uploads/2023/07/ReportSpiagge-2023.pdf.
Il sorprendente e provocatorio libro di Telmo Pievani e Mauro Varotto “Viaggio nell’Italia dell’Antropocene”- La geografia visionaria del nostro futuro”, Aboca 2021, immagina (con tanto di cartine geografiche dettagliate) come cambierà la geografia del Bel Paese se non saremo capaci di arrestare gli effetti del cambiamento del clima. Scrivono i due autori nell’introduzione:”… Possiamo dunque affermare con rigore scientifico che Homo sapiens sta contribuendo a cambiare il clima del pianeta sul quale vive e di conseguenza anche la conformazione della sua superficie: non è un fenomeno recente, ma non era mai accaduto in tempi così rapidi e con conseguenze così vaste...”. Ma, contro tutte le evidenze scientifiche, le destre al potere continuano ad essere più inclini a negare l’impatto degli esseri umani sul clima che a lavorare sulle giuste misure da adottare per scongiurare i rischi di tali cambiamenti. Una deriva negazionista che va contrastata innanzitutto con una puntuale e corretta informazione, come hanno scritto in una recente lettera aperta ai media italiani 100 scienziati, invitandoli a parlare delle cause del cambiamento climatico e delle sue soluzioni (https://www.pressenza.com/it/2023/07/crisi-climatica-appello-di-100-scienziati-ai-giornalisti/). Mondo dell’informazione e divulgazione ambientale non sempre in questi anni all’altezza del compito, come evidenziato anche nell’ambito del Festival delle scienze di Roma durante l’incontro “Comunicare l’ambiente”, tenutosi lo scorso aprile presso l’Auditorium Parco della Musica: https://www.youtube.com/watch?v=pap80PSFir8.