A nome delle branche firmatarie della International Fellowship of Reconciliation (IFOR), esprimiamo il nostro sgomento e la nostra profonda preoccupazione per la decisione di accusare Yurii Sheliazhenko, segretario esecutivo del Movimento Pacifista Ucraino (UPM), di “giustificazione dell’aggressione russa”.
Come riportato, il 3 agosto 2023 Sheliazhenko è stato vittima di intimidazioni da parte del Servizio di Sicurezza dell’Ucraina (SBU) che ha fatto irruzione nel suo appartamento a Kiev e lo ha perquisito, sequestrando il suo computer portatile, il telefono cellulare e i documenti dell’UPM.
L’accusa si basa esclusivamente sul documento “Agenda di pace per l’Ucraina e il mondo”, adottato dall’UPM in occasione della Giornata internazionale della pace 2022, il 21 settembre, e successivamente inviato all’Ufficio del Presidente dell’Ucraina. Il documento invita alla pace, condanna l’aggressione russa, esorta a proteggere il diritto umano di rifiutarsi di uccidere e fa appello a una soluzione pacifica del conflitto armato.
Condividiamo l’allarme espresso da molte organizzazioni per gli eventi sopra citati.
Siamo membri dell’International Fellowship of Reconciliation, il più antico movimento per la pace a base spirituale, fondato nel 1914 con l’impegno alla nonviolenza e alla pace, rifiutando di portare armi e opponendosi alla guerra.
Il diritto all’obiezione di coscienza al servizio militare è un diritto umano inerente al diritto alla libertà di pensiero, coscienza e religione ed è direttamente collegato al diritto alla pace.
Sheliazhenko e l’UPM hanno lavorato diligentemente per la pace e hanno dato un contributo eccezionale per proteggere i diritti umani ovunque, anche nei contesti più difficili come la guerra. Sono difensori dei diritti umani che lavorano per proteggere i diritti degli obiettori di coscienza in Ucraina e per promuovere la pace.
Per queste stesse ragioni l’International Peace Bureau ha appena scelto di candidare l’UPM al Premio Nobel per la Pace 2024.
La difesa della pace e dei diritti umani è l’investimento più prezioso per il benessere dell’umanità. Sheliazhenko ha dimostrato e dichiarato in più occasioni il suo impegno per la nonviolenza e questo rappresenta la speranza concreta di un mondo senza la tragedia della guerra.
Chiediamo alle autorità ucraine e alla Corte che si pronuncerà sul caso di Sheliazhenko di ritirare tutte le accuse e di tutelare pienamente i suoi diritti umani, in linea con gli standard internazionali.
Assistiamo troppo spesso alla repressione e alla stigmatizzazione dei discorsi sulla pace e alla conseguente violazione dei diritti umani; nel vicino Paese dell’Ucraina, la Russia, manifestare contro la guerra è criminalizzato.
Ci appelliamo quindi al governo ucraino affinché protegga i discorsi di pace (#FreePeaceSpeech) nel Paese e garantisca la sicurezza di coloro che li sostengono e di coloro che si oppongono alla guerra a causa della loro coscienza.
La libertà di pensiero, di coscienza e di religione è un diritto inderogabile, come la libertà di espressione, e continua ad applicarsi indipendentemente dalla situazione di conflitto armato.
Ermete Ferraro, Presidente del Movimento Internazionale della Riconciliazione (MIR) – Italia
Kiyoshi Mito, Chairman della Fellowship of Reconciliation (JFOR) – Giappone
Makios Phiri, Coordinatore della Fellowship of Reconciliation – Zimbabwe
Henk Baars, Chairman di Kerk en Vrede – Olanda
Irmgard Ehrenberger, Direttore esecutivo di Internationaler Versöhnungsbund – Austria
Clicca qui per scaricare l’Appello congiunto originale, in inglese.