La Giornata Internazionale contro i test nucleari che si celebra il 29 agosto fa memoria del Trattato per messa al bando totale dei test nucleari (CTBT) e questo anniversario rappresenta il riconoscimento globale del danno catastrofico e persistente dell’insana corsa agli armamenti nucleari.
È la testimonianza della follia della politica atomica che purtroppo il mondo ancora drammaticamente non vuole sentire.
Nel dopoguerra, negli anni ’50 e ’60, e nonostante Nagasaki ed Hiroshima, la sconcertante e terribile devastazione degli esperimenti nucleari compiuti da Russia, Stati Uniti, Russia, Francia, Cina e altri Paesi, che fecero esplodere nell’aria centinaia di testate atomiche, ha prodotto conseguenze irreparabili. L’alta incidenza di mutazioni genetiche ha reso trasmissibili gli effetti più devastanti di queste radiazioni, e ancora oggi le seconde e ormai le terze generazioni, subiscono le conseguenze della politica nucleare del passato.[1]
Fu proprio a fronte di tanta devastazione che la Repubblica del Kazakistan avviò alle Nazioni Unite la prima risoluzione in direzione del trattato insieme a un gran numero di sponsor e co-sponsor e in particolare nel giorno della commemorazione della chiusura del sito di test nucleari di Semipalatinsk[2], il 29 agosto 1991. Il Trattato fu poi adottato dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite il 10 settembre 1996.
Attualmente lo hanno firmato e ratificato 178 nazioni ma non può entrare in vigore perché, (oltre a mancare all’appello ancora 28 Paesi che non l’hanno nè firmato né ratificato[3]), sono necessarie le ratifiche di tutti i 44 stati elencati nell’annex 2 e ancora non vi sono: India, Pakistan, Iran, Israele, Cina, Corea del Nord, Egitto e Stati Uniti.[4]
I test nucleari sono, e sono sempre stati, un passo necessario per lo sviluppo delle testate atomiche, e solo ponendo fine a questi esperimenti, si può porre un freno a tutta la proliferazione delle armi nucleari, sia che si tratti dello sviluppo di armi nucleari da parte di Paesi che attualmente non ne possiedono, sia che si tratti di aggiornamenti degli arsenali nucleari attuali o della creazione di nuove generazioni di armi nucleari più avanzate.
Tuttavia dobbiamo constatare dolorosamente che siamo entrati in uno dei periodi più pericolosi della storia umana. La guerra in Ucraina ha inflitto un duro colpo alla diplomazia antinucleare mentre gli Stati dotati di armi nucleari sembrano allontanarsi sempre di più dal loro impegno al disarmo. La rottura degli equilibri mondiali e i drastici mutamenti delle relazioni diplomatiche dell’Occidente con Russia e Cina, rappresentano un agghiacciante passo indietro per tutti i trattati che riguardano il disarmo nucleare e che stavano portando, seppur lentamente, dei buoni risultati.
Il Stockholm International Peace Research Institute[5] (SIPRI) Yearbook 2023 sulle forze nucleari mondiali rivela che: «Gli arsenali nucleari vengono rafforzati in tutto il mondo. I 9 Stati dotati di armi nucleari – Stati Uniti, Russia, Regno Unito, Francia, Cina, India, Pakistan, Repubblica Democratica Popolare di Corea (Corea del Nord) e Israele – continuano a modernizzare i loro arsenali nucleari e nel 2022 diversi hanno dispiegato nuove armi nucleari, sistemi d’arma armati o con capacità nucleare”.
Ciononostante, il trattato di proibizione dei test nucleari, resta un presidio importante di controllo, un progresso dal punto di vista del disarmo e della ricerca scientifica di impatto ambientale di queste armi di distruzione di massa. La Commissione preparatoria per l’Organizzazione del trattato sulla messa al bando totale degli esperimenti nucleari (CTBTO) è uno strumento fondamentale per l’implementazione dell’esclusivo regime di monitoraggio che rileva qualsiasi esplosione nucleare, condotta ovunque – sottoterra, sott’acqua o nell’atmosfera e permette dunque alla comunità internazionale e alla società civile di intervenire.
Seppur ombre nere si stagliano all’orizzonte delle attuali congiunture storiche, sono tanti i movimenti nazionali ed internazionali, laici e religiosi[6] per il disarmo nucleare che proseguono il loro indefesso impegno per un’era dei diritti umani che veda finalmente fuori dalla Storia ogni ordigno atomico.
La pressione civica verso i decisori politici nazionali e internazionali resta quanto mai un indispensabile baluardo. È impulso, freno, ammonimento, esortazione e consiglio sulle scelte per il bene comune, in difesa dei valori e dei principi umanitari e costituzionali, per una concreta attuazione di ciò che gli “Stati amanti della pace” scelsero nel consesso delle Nazioni Unite nel ’45: la salvezza “delle future generazioni dal flagello della guerra”.
I test nucleari e la produzione, il possesso e lo spiegamento di armi nucleari dovrebbero essere per sempre relegati al passato, quel terrificante passato che pare volersi ripetere oggi, e dal quale non abbiamo ancora imparato a raccogliere il drammatico “Grido del Povero e della Terra”! “L’uso dell’energia atomica per fini di guerra è, oggi più che mai, un crimine, non solo contro l’uomo e la sua dignità, ma contro ogni possibilità di futuro nella nostra casa comune” (Papa Francesco)
(dalla agenzia stampa Interris.it, testo di Laila Simoncelli)
[1] Nelle isole Marshall, luogo del più grande test nucleare che gli Stati Uniti abbiano mai effettuato, il cancro è la seconda causa di morte dopo il diabete. I pazienti di oggi non sono più i sopravvissuti ai test del 1954, ma lo sono i loro figli e nipoti. Il tasso di cancro cervicale è il più alto al mondo (74 per 100.000).
[2] A Semipalatinsk il 29 agosto del 1949 è esplosa la prima bomba nucleare sovietica e il 29 novembre del 1955 è esplosa la prima bomba russa a idrogeno. Inoltre sono state provocate 175 esplosioni con materiali chimici. In alcuni casi ci sono state dispersioni di plutonio. Almeno 3 milioni di persone sono morte su questa terra. Un bambino su due è nato con malformazioni. Il territorio direttamente colpito dai test fu di 3.000 km2.
[3] https://www.ctbto.org/our-mission/states-signatories?f%5B0%5D=ctbt_ratifying_states%3A1
[4] https://www.ctbto.org/our-mission/states-signatories?f%5B0%5D=annex_2_state%3A1
[5] https://www.sipri.org/yearbook/2023
[6] In Italia RIPD Rete Pace e disarmo con la campagna Italia Ripensaci e la Rete Appello Cattolico ed Ecumenico Italia “ Per un Italia libera dalla guerra e dalle armi nucleari”