Una delegazione dell’Iniziativa Libertà per Abdullah Öcalan della Siria settentrionale e orientale ha fatto visita martedì della scorsa il Comitato per la prevenzione della tortura e delle pene o trattamenti inumani o degradanti (CPT) del Consiglio d’Europa. La delegazione era composta dal portavoce dell’iniziativa, Îdrîs Saîd, dal rappresentante dell’Unione degli avvocati della Siria settentrionale e orientale Xanim Ayo e dal rappresentante del Partito democratico popolare (HDP) al Consiglio d’Europa Faik Yağızay.
Durante l’incontro, Ayo ha presentato ai funzionari del CPT l’incredibile cifra di 2,6 milioni di firme raccolte da varie regioni della Siria settentrionale, nonché a Damasco, in Libano e nella regione del Kurdistan iracheno. Le firme chiedono la fine della detenzione in isolamento totale e senza possibilità di comunicazione esterna di Öcalan, in corso ad oggi da due anni e mezzo. La campagna per le firme si è svolta dal 12 gennaio al 12 marzo, raccogliendo il sostegno di diversi gruppi, tra cui le comunità curde, arabe, armene, siriane, assire e turkmene.
Öcalan è detenuto nel carcere di massima sicurezza di İmralı dal suo arresto nel 1999 e in assoluto stato di isolamento dal marzo 2021.
L’incontro riveste una grande importanza perchè l’unico incontro che ha avuto Ocalan in questi due anni e mezzo è stato proprio con una delegazione del CPT che però finora non ne aveva potuto dare notizia perchè il regime turco ha imposto il totale silenzio. Il regime aveva diffuso la notizia che Ocalan non aveva voluto incontrare la delegazione del CPT e dall’organismo del Consiglio d’Europa non erano arrivate smentite ufficiali.
funzionari del CPT hanno finalmente confermato martedì che la delegazione ha incontrato il leader del Partito dei lavoratori del Kurdistan (PKK) Abdullah Öcalan durante la loro visita all’isola penitenziaria di İmralı in Turchia a settembre 2022.
L’incontro di martedì, che segue una mobilitazione delle organizzazioni per i diritti umani e delle campagne di solidarietà con il popolo curdo, ha una grande importanza perchè ha consentito di accertare che Ocalan è ancora vivo.
I funzionari del CPT hanno ribadito che non possono condividere le informazioni specifiche sui loro colloqui con Öcalan e gli altri tre detenuti nell’isola prigione di Imrali. Questa mancanza di trasparenza è stata attribuita al fatto che la Turchia non aveva autorizzato tali divulgazioni. Tuttavia, i funzionari hanno confermato che la delegazione aveva incontrato tutti e quattro i detenuti durante la loro visita a İmralı e aveva successivamente presentato un rapporto in merito alle autorità turche. Il Comitato ha presentato il suo rapporto dettagliato su İmralı alle autorità turche a marzo e il capo della delegazione, Therese Rytter, ha dichiarato che la Turchia dovrebbe rispondere al loro rapporto entro sei mesi, tuttavia, la decisione sulla divulgazione pubblica del rapporto spetta agli Stati membri, cioè alla Turchia, non al CPT.
Nello scorso gennaio ho partecipato alla Delegazione internazionale di Indagine sulle carceri speciali in Turchia e abbiamo potuto verificare la sistematica violazione dei diritti umani e delle regole basilari di uno stato di diritto che riguardano Ocalan e decine di migliaia di prigionieri politici. Gli stessi avvocati di Ocalan sono sistematicamente oggetto di persecuzione giudiziaria e incarcerazione con l’accusa di terrorismo.
L’Italia, che ha la responsabilità storica di non aver garantito asilo a Ocalan, e tutta l’Unione Europea hanno il dovere di esercitare una pressione forte su Erdogan per la liberazione o almeno la fine del disumano isolamento del leader curdo.
Purtroppo i governi dell’UE e della NATO stanno andando nella direzione invece di una sempre maggiore complicità col regime di Erdogan.
Il progetto del confederalismo democratico del Mandela curdo è essenziale se si vuole un futuro di pace, democrazia e convivenza in Medio Oriente.
Maurizio Acerbo, segretario nazionale del Partito della Rifondazione Comunista, coordinamento di Unione Popolare