Per la sua posizione geografica, Trieste è e rimarrà un luogo di arrivo e di passaggio per un elevato numero di persone che fuggono da situazioni drammatiche nei diversi Paesi di origine. Con l’aggravarsi delle crisi umanitarie in alcune zone dell’Asia, a partire dall’estate dello scorso anno si è venuto a determinare un notevole incremento degli arrivi dalla rotta balcanica.
A fare il punto sull’accoglienza, sulla tutela legale e sull’assistenza umanitaria alle persone migranti, sull’impatto che queste hanno avuto sul sistema locale dei servizi, e parzialmente sul sistema dei dormitori per l’inverno 2022/2023, analizzando le principali criticità emerse, è il Rapporto sulla situazione e i bisogni dei migranti in arrivo dalla rotta balcanica a Trieste –anno 2022. Il rapporto si conclude con raccomandazioni alle istituzioni sugli interventi, finora carenti o assenti, che è urgente realizzare al fine di garantire il rispetto delle normative vigenti e la tutela dei diritti umani fondamentali.
Il rapporto è stato prodotto da una rete solidale che unisce le forze di associazioni che a Trieste operano sui temi dell’accoglienza, della tutela legale e dell’assistenza umanitaria a persone migranti che arrivano nella città dalla rotta balcanica. Le organizzazioni coinvolte sono: Comunità di San Martino al Campo ODV; Consorzio Italiano di Solidarietà (ICS); Diaconia Valdese (CSD); DONK – Humanitarian Medicine ODV; International Rescue Committee Italia (IRC); Linea d’Ombra ODV.
Dal 1° gennaio al 31 dicembre 2022 sono state incontrate e hanno ricevuto assistenza nell’area della stazione di Trieste un totale di 13.127 persone in ingresso dalla rotta balcanica. Va sottolineato come da luglio a dicembre scorsi gli arrivi mensili riguardino un numero ben superiore il migliaio di persone. Come nelle annualità precedenti, la stragrande maggioranza degli arrivi è rappresentata da uomini singoli e adulti (10.771), corrispondenti all’82% dei casi. Molto significativo è il numero dei minori non accompagnati: ben 1.406, che rappresentano l’11% del totale delle persone incontrate. Le persone appartenenti a nuclei familiari rappresentano il 6% dei casi (172 nuclei familiari incontrati). Infine, le 130 donne singole o sole con bambini incontrate rappresentano l’1% dei casi.
La netta maggioranza delle persone arrivate nel 2022 è in fuga dall’Afghanistan, con oltre la metà delle persone registrate nel corso dell’anno e una tendenza a un progressivo aumento (54%). L’elevato numero di afghani e il loro aumento rispetto al 2021 e alla prima parte del 2022 rappresentano una conseguenza del peggioramento delle condizioni di vita e di sicurezza in Afghanistan, Paese in cui si stima che 28 milioni di persone abbiano bisogno di aiuti umanitari e che il 97% della popolazione sia a rischio di povertà.
Circa 19.700 domande (pari al 15% del totale) sono state presentate da minori non accompagnati afghani, quasi la metà di tutti i minori non accompagnati che hanno presentato domanda nell’UE. La seconda nazionalità di provenienza è quella pakistana, con il 25% degli arrivi. L’alto numero di rifugiati provenienti dal Pakistan è spiegabile sia con la sua situazione di permanente e grave instabilità socio-politica, sia con la particolare esposizione di tale Paese a eventi climatici estremi e a problemi di sicurezza alimentare, con periodi di ondate di calore e alluvioni. Nell’estate del 2022, forti inondazioni hanno distrutto la maggior parte dei raccolti e campi coltivati, con un impatto sulla vita di oltre 33 milioni di persone.
Il rimanente 21% degli arrivi è composto da persone di origine bengalese (6%), indiana (4,3%), curda turca (3.9%), nepalese (2,3%), e altre nazionalità (4,5%), tra cui si registrano persone prevalentemente di origine burundese, irachena e iraniana. Anche il netto aumento dei rifugiati dalla Turchia, prevalentemente di etnia curda, è in linea con i dati del Rapporto dell’EUAA che evidenzia come i richiedenti asilo turchi (55.000 nel 2022) siano diventati il terzo gruppo più numeroso in Europa. Circa un terzo (32%) delle persone dichiara di voler presentare domanda di asilo in Italia, mentre i due terzi sono orientati a raggiungere altri Paesi, come Francia, Germania, Portogallo e Svizzera. Il dato conferma come l’Italia non rappresenti, nella maggior parte dei casi, la destinazione finale delle persone migranti e richiedenti asilo, e degli afghani in particolare; ciò si spiega sia con l’intenzione di raggiungere famiglie, parenti e comunità in altri paesi europei, sia con il fatto che l’Italia è percepita come un Paese non idoneo per ricostruirsi una vita, anche a causa dell’assenza di adeguate politiche di accoglienza e integrazione. Si tratta, come si evince dalle nazionalità presenti, di persone che in larghissima parte hanno un chiaro bisogno di protezione internazionale.
Quali risposte hanno dato le istituzioni?
“In una fase iniziale– si legge nel Rapporto- le istituzioni competenti, e in particolare il Sindaco di Trieste, sono intervenute con un approccio securitario, inviando pattuglie della polizia locale per far allontanare le persone da Piazza Libertà e comminando multe per bivacco fino a 100 euro alle persone costrette a vivere in strada perché impossibilitate ad accedere al circuito dell’accoglienza e che pertanto si trovavano in uno stato di necessità.
Un intervento migliorativo si è concretizzato solo all’inizio di agosto, quando il Comune di Trieste ha permesso la riapertura del Centro Diurno di Via Udine, disponendo la copertura economica per l’aumento di 20 posti per l’accoglienza notturna. Tuttavia i costi di gestione del Centro Diurno e dei servizi alle persone migranti sono stati e rimangono tuttora (giugno 2023) coperti quasi esclusivamente dalla Comunità di S. Martino al campo, da ICS e dalle altre organizzazioni della Rete, che hanno prontamente messo a disposizione risorse e offerto il proprio supporto logistico. Nello stesso periodo la Fondazione Caritas di Trieste ha incrementato la propria attività allargando l’erogazione dei pasti presso la propria mensa di via dell’Istria a tutte le persone costrette a vivere in strada, migranti compresi”.
Qui per scaricare il Rapporto.