Migranti
La guardia costiera tunisina ha bloccato ieri mattina 108 migranti su un barcone al largo delle coste di Sfax.
È un’operazione di controllo delle coste e non di salvataggio, perché il barcone non era in pericolo.
Al loro arrivo in porto, 4 migranti sono stati tratti in arresto, per resistenza a pubblico ufficiale.
Secondo la polizia avrebbero tentato di versare benzina sulla motovedetta della Marina che li aveva portati indietro.
La Tunisia mette così in pratica l’accordo di contenimento dell’emigrazione con l’UE ancora prima della sua firma.
Ieri, dopo l’incontro col presidente Saied, la delegazione europea guidata dalla Von der Leyen ha firmato l’accordo che prevede un ruolo attivo della Tunisia nel fermare l’emigrazione a partire dai propri porti in cambio di aiuti economici e vecchie carrette del mare. I due comunicati ufficiali non hanno lo stesso tenore.
La dichiarazione della presidente della Commissione UE è incentrata sul blocco dei barconi e sulla riammissione, mentre il discorso del presidente tunisino ha trattato il partenariato strategico e la necessità di rivedere i rapporti tra nord e sud del pianeta, “che rubano ai poveri per foraggiare i ricchi”.
La Tunisia è stata presa per la gola ed è stata di fatto costretta ad assecondare i diktat dell’UE in cambio di briciole.
Il leader tunisino del “Fronte di salvezza”, Ahmed Shabbi, ha invitato ad una grande manifestazione di protesta contro il “golpe di Saied”, nel secondo anniversario delle misure di emergenza messe in atto dal presidente.
“Il 25 luglio scenderemo in piazza per chiedere il ritorno al solco della democrazia. La consegna del potere nelle mani di un solo uomo è una pazzia, che porta il paese alla deriva”, ha detto.
I metodi spicci del presidente Saied e del suo governo di facciata, guidato dalla premier Buden, hanno punito migliaia di insegnanti, sospendendo i loro stipendi per aver proclamato uno sciopero. Il sindacato UGTT ha condannato la “punizione collettiva per aver compiuto un diritto costituzionale”.
Le guardie di frontiera libiche hanno salvato in mezzo al deserto, al confine con la Tunisia, famiglie di migranti subsahariani, che hanno raccontato di essere stati abbandonati al confine all’aperto, senza acqua e senza cibo. “Abbiamo vagato per giorni cibandoci di foglie di piante senza sapere dove eravamo”, ha detto una donna nigeriana. Il gruppo era a 15 km dalla linea di confine e ha raccontato che ci sono altri dispersi da salvare.
È stato predisposto un volo di ricognizione per individuarli, nella speranza di trovarli vivi.
La ministra degli esteri libica, Manghoush, aveva protestato in una telefonata con il suo omologo tunisino per la pratica di scaricare le difficoltà in Tunisia sulla Libia.
A Sfax, all’inizio di luglio, scontri tra cittadini tunisini e migranti sono finiti con l’assassinio di un tunisino e l’arresto di tre camerunesi accusati dii averlo accoltellato.
Subito dopo la polizia ha rastrellato i migranti senza permesso di soggiorno e li ha deportati al confine libico.
La società civile tunisina si è opposta a questa pratica ed ha organizzato manifestazioni di solidarietà respingendo il discorso dell’odio che il presidente Saied ha diffuso con le dichiarazioni sul “complotto di sostituzione etnica”.