Martedì 11 luglio 2023 si è chiuso con l’ultima serata l’Alimonda Summer Festival, il festival a km 0 organizzato da chi vive e lavora nel quartiere Aurora di Torino.
L’ultima serata ha mantenuto il formato del dibattito di approfondimento seguito da una performance artistica; il dibattito, iniziato puntualmente alle 21, affrontava il tema “Dipendenze e fragilità estreme per le strade di Aurora” con gli interventi di Lorenzo Camoletto (educatore e formatore, collaboratore di Università della Strada e cooperativa Alice, presidente del Cnca Piemonte e Liguria), Nicholas Medone e Ioana Ciurean (operatori Drop-In del Gruppo Abele). Gioele Urso (giornalista di TorinoToday) ha moderato il dibattito.
Lorenzo Camoletto ha cercato come prima cosa di definire di quale tipo di dipendenza si parla: benché la parola dipendenza abbia quasi sempre un’accezione negativa non bisogna dimenticare che ci sono delle dipendenze positive od in qualche modo accettabili: la dipendenza dall’ossigeno, per citarne una, o da un ambito sociale positivo.
Nel dibattito si parla di dipendenza patologica, ovvero di quelle dipendenze che incidono in maniera negativa e devastante sul comportamento individuale, più in specifico di dipendenze da sostanze.
Nicholas Medone considera la dipendenza patologica un fenomeno complesso, troppo spesso semplificato all’interno di una concezione droga-centrica.
Negli ultimi cinque anni nel quartiere sono cambiate le abitudini d’uso, anche per influenze culturali diverse, con una diminuzione dell’uso dell’eroina per endovena che viene più spesso fumata e l’esplosione dell’uso di crack nelle piazze aperte, apparentemente più a buon mercato della cocaina da cui deriva. C’è poi un mercato di tranquillanti a base di Benzodiazepine ed antiepilettici.
Il consumo di alcool è poi trasversale perché comodo, accessibile, economico ed aiuta ad affrontare meglio il tempo fra una dose e l’altra.
Da notare che tutte le sostanze di cui stiamo parlando agiscono sui recettori del GABA[1] e provocano effetti anestetici e disinibenti immediati, in pieno allineamento con il mood dei tempi: qui, ora, subito.
Ioana Ciurean partecipa da febbraio ad un progetto di unità di strada in cui si verificano le dinamiche attuali delle dipendenze, si adottano strategie di riduzione del danno (attraverso la distribuzione di siringhe pipette e preservativi), si fornisce supporto psicologico ed orientamento verso i servizi del territorio.
Giole Urso chiede anche a lei se ha paura a svolgere quest’attività di strada[2]: la risposta negativa è stata netta e veloce perché si tratta di altri esseri umani, seppure in difficoltà, che a volte rispondono positivamente all’attenzione degli operatori, operatori che comunque capiscono quando è il caso di intervenire e quando è il caso di lasciar perdere.
Secondo Lorenzo Camoletto alla base delle dipendenze patologiche c’è sempre una fragilità, un fallimento esistenziale reale o percepito: per citare alcuni esempi, un progetto di emigrazione fallita, la perdita del lavoro, leggi escludenti e restrittive, la perdita della famiglia. Per cui l’effetto estraniante delle sostanze di cui stiamo parlando rappresenta l’unica risposta per superare il disagio esistenziale e lo sguardo negativo degli altri.
Come in occasione dei dibattiti precedenti, i relatori hanno cercato di indicare delle linee guida per migliorare la situazione: innanzitutto occorre considerare le dipendenze patologiche nel contesto in cui si generano e da questo punto di vista una riscrittura delle regole sociali nel senso di una maggiore inclusività attenuerebbe l’isolamento e la fragilità e con esse la dipendenza patologica; una società securitaria non è una società più sicura, solo una società più punitiva verso le persone che vengono considerate non integrabili, questo genera marginalità e con essa fragilità e dipendenze.
La presenza nel territorio di luoghi a bassa soglia di accesso come i drop-in consente alle persone fragili o con forti dipendenze di trovare un luogo tranquillo dove poter essere se stessi senza il giudizio del mondo esterno, giudizio che le persone fragili vivono in maniera amplificata e che, in qualche modo, fa parte del problema e retro alimenta la dipendenza da sostanze come sistema per fuggire da quel giudizio; questi luoghi consentono inoltre l’emersione e l’immediata gestione delle richieste di aiuto.
La divertente performance artistica di Max Liotta ha concluso la serata: lo spettacolo da cui è tratta, Il Signor Gesù sta arrivando: occhio ai portafogli (2013) si basa su alcune caratterizzazioni liberamente tratte da quel crogiolo culturale che è il mercato di Porta Palazzo: il commerciante pugliese naturalizzato piemontese, il filosofo Rom, il tassista africano abusivo ecc.; lo stesso titolo è stato ispirato da una scritta su un muro adiacente il mercato. Come Liotta stesso ci ha tenuto a precisare, le dinamiche del 2013 così come i protagonisti del più grande mercato all’aperto d’Europa sono molto cambiati negli ultimi dieci anni.
Nelle sue quattro serate presso i giardini Alimonda il festival ha raggiunto pienamente il suo obiettivo dichiarato, ovvero quello di creare spazi di comunicazione ed approfondimento sulle tematiche più importanti di un quartiere complesso come Aurora, tanto che organizzatori e partecipanti sperano in una sua riedizione appena possibile.
[1] https://it.wikipedia.org/wiki/Acido_%CE%B3-amminobutirrico
[2] La stessa domanda è stata posta anche agli operatori che lavorano sul disagio giovanile https://www.pressenza.com/it/2023/07/torino-terza-serata-dellalimonda-summer-festival/