Si è svolto venerdì 14 luglio davanti all’Assessorato della difesa dell’ambiente della Regione Sardegna, Via Roma 80, Cagliari, il presidio indetto da un ampio schieramento di antimilitaristi, ambientalisti e pacifisti.
In numerosi discorsi e dichiarazioni alla stampa sono state denunciate le devastanti esigenze della guerra di mettere in campo esercitazioni NATO sempre più intensive e distruttive nei territori letteralmente occupati dalle esigenze militari, mentre si intensifica la produzione di ordigni di morte per la guerra in Ucraina ad alto rischio di escalation nucleare. E certamente il ruolo di ospitare poligoni militari e un’industria bellica come la RWM fa della Sardegna un preoccupante target militare.
I manifestanti hanno anche sottolineato le grandi responsabilità della Regione e del suo assessorato all’ambiente nelle cruciali questioni di tutela dell’ambiente e osservanza delle normative che chiamano in causa il poligono di Teulada e la fabbrica RWM di Domusnovas.
Per una parte del poligono di Teulada, ciò che un tempo era l’incantevole capo Teulada ora “penisola Delta” (terminologia della partizione militare), il Comando militare della Sardegna ha recentemente presentato un piano di bonifica carente di basilari previsioni logistiche e quantitative, che serve non tanto a un credibile ripristino dell’ambiente ma a far riaprire la penisola Delta alle prossime esercitazioni (per esplicita dichiarazione contenuta nel documento).
La penisola è infatti chiusa dal 2017 per disposizione della magistratura che ha indagato sull’ipotesi di disastro ambientale e ha attualmente rinviato a giudizio cinque generali ritenuti responsabili.
L’RWM cerca di dare legittimità ai nuovi impianti giudicati illegali da due sentenze del Consiglio di Stato, e a tal scopo ha presentato all’Assessorato difesa dell’ambiente uno Studio di impatto ambientale che risulta estremamente carente e lacunoso, come hanno spiegato in Osservazioni dettagliate esperti e associazioni portatrici di interessi diffusi e collettivi.
La finalità dell’azienda è di attivare i nuovi reparti con cui potrà triplicare la produzione e svolgere i test esplosivi. Sia la penisola Delta che l’RWM sono situate in zone di interesse comunitario (SIC), per ciò protette anche dalla normativa europea.
Una rappresentanza delle organizzazioni che hanno portato avanti il ricorso al Consiglio di Stato (Italia Nostra, USB, Assotziu Consumadoris Sardigna) si è recata ad un incontro con l’assessore all’ambiente, Marco Porcu, che ha dato loro udienza con una certa degnazione (a suo dire perché non dicessero in giro che non sono stati ricevuti), e agli argomenti dei convenuti ha risposto che le esigenze della difesa dell’ambiente, della sicurezza e della salute della popolazione devono collimare con quelle dell’impresa privata e della difesa nazionale.
Non è stato però in grado di spiegare che cosa c’entri la difesa nazionale con una fabbrica che vende prevalentemente all’estero (gli ordinativi in Italia riguardano solo una piccolissima percentuale del suo fatturato) e porta gli utili in Germania, visto che è controllata dal colosso Rheinmetall, ha ribadito però che le munizioni in produzione “stanno difendendo l’Ucraina”.
La Regione, che già aveva esentato la RWM dall’assoggettarsi alla Valutazione di Impatto Ambientale, in contrasto con quanto successivamente sentenziato dal Consiglio di Stato, ancora una volta sembra voler subordinare le esigenze della Sardegna a quelle di una repubblica che non ripudia la guerra ma decreta per l’isola un presente e un futuro prossimo di “maledizione e bombe”, secondo l’efficace espressione di uno degli interventi, senza che la politica regionale mostri la minima intenzione di opporsi.
Rispetto alla decisione sullo Studio di impatto ambientale presentato dalla RWM ci sarà una Conferenza istruttoria di cui si dovrebbero attendere i risultati. E nel frattempo si prende atto che all’incontro con l’assessore all’ambiente non si è parlato di difesa dell’ambiente, ma di esigenze economiche e politiche che sovrastano e condizionano in modo pesantemente negativo la popolazione e il territorio in Sardegna, senza che la politica sarda mostri volontà di incidere.
Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole, Cagliari.
Tra gli interventi si è anche evidenziato come la presenza dei corpi militari dello Stato si faccia sempre più insistente nella società civile anche attraverso celebrazioni di ricorrenze, ma nelle scuole pretende di avere un ruolo educativo.
L’Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole recentemente scaturito dagli incontri pubblici del CESP (Centro studi scuola pubblica) sta monitorando queste situazioni e invita tutti i componenti della comunità scolastica a riportare questi casi all’Osservatorio.